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Falso Maggis in un catalogo Pananti

L’artista Paolo Maggis, navigando in rete, si è accorto che una casa d’aste italiana ha messo in vendita un dipinto attribuitogli che invece non ha mai realizzato. L’opera presentata in catalogo il 6 dicembre scorso è stata battuta e aggiudicata a 500 euro (diritti esclusi)  clicca qui per vedere il catalogo online

paolo maggis
Lotto 253
PAOLO MAGGIS (Milano, 1978)
Ritratto
EUR 500,00 / 1.000,00
VENDUTO
EUR 500,00 (diritti esclusi)

Maggis si è rivolto alla casa d’aste in questione per risolvere il problema, chiedendo come sia stata possibile una così grande “svista”.
Abbiamo chiesto un breve commento all’artista: “Considero vergognoso che molte case d’aste disconoscano o evadano consapevolmente le leggi. […] Considero assurdo che accettino opere senza verificarne autenticitá, origine e qualitá (l’opera battuta da Pananti non aveva nemmeno l’autentica!).  Credo che il mercato in questa maniera non possa crescere e che il guadagno a breve termine fatto in questa forma sia fallimentare… E distrugga le basi per lo sviluppodel mercato e  la presenza degli artisti italiano nel panorama nazionale e internazionale.”

Vi terremo aggiornati con gli sviluppi..

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13 Commenti

  • io non sono un’esperta ma conosco l’opera di Maggis e potrei giurare che il quadro in questione non sia suo.
    d’altra parte non vedo quale vantaggio potrebbe derivare all’autore dallo sconfessare una sua opera. Chi meglio di lui può saperlo?
    Salvo, prima di affermarne con assoluta certezza l’autenticità, occorrerebbe dimostrarla!
    Non spetta certo all’artista dimostrare che il quadro non sia suo!!!!

  • io non sono un’esperta ma conosco l’opera di Maggis, e sono certa che il quadro in questione non sia suo.
    in ogni caso non capisco quale vantaggio avrebbe l’autore a sconfessare una sua opera…
    Salvo, prima di affermare l’assoluta autenticità occorrerebbe dimostrarla! Non spetta certo all’artista dimostrare che il quadro non è suo!

  • Buonasera,
    aldilà della bontà o meno di quest’opera sono venuto a sapere che è praticamente impossibile poter rivendere opere di Maggis, anche comprate in galleria, in quanto l’artista non vuole che queste vengano pubblicate su alcun catalogo d’asta. Vorrei chiedere se ciò risponde al vero o al falso direttamente dall’artista.
    Personalmente ho smesso di collezionarlo quando la meeting art mi ha detto che non accetta più sue opere. Si compra per piacere, ma si vuole avere qualcosa di monetizzabile in caso di bisogno o di nuovi acquisti

    • Certo Dario,
      ti rispondo con piacere.
      Molte delle aste in Italia pubblicano, riproducono ed diffondono le opere degli artisti senza alcuna autorizzazione in merito come dovrebbero per legge dall’articolo 633 sui diritti d’autore.
      Questo non consente di avere un controllo su ció che circola e sulla qualitá di quello che circola come in questo caso specifico dove han passato un’opera non mia.
      E’ anche successo che una casa d’asta in particolare e alla quale sicuramente ti sei riferito abbia battuto una mia opera con autentica di una terza persona che non ha nessun potere in merito.
      Sono intervenuto in tutte quelle aste ed altre situazioni che non hanno rispettato i minimi stabiliti per legge oltre ad il buon senso.
      Non credo che monetizzare significhi svendere in situazioni di basso profilo, bensí creare un mercato serio dove siano solo i professionisti ad emergere. Inoltre penso che le gallerie debbano rendersi responsabili delle opere vendute (se no non avrebbe senso la percentuale che trattengono).
      Se vuole i riferimenti glie li daró volentieri.
      Vorrei sottolineare che questa situazione é una situazione prettamente italiana e che é in parte responsabile del mancato decollo sul mercato internazionale di molti degli ottimi artisti che abbiamo in Italia. A mio avviso se vogliamo creare un mercato stabile e serio, dobbiamo inazitutto iniziare ad utilizzare canali di vendita seri e pensare che la crescita economica di un artista avviene con tempistiche medio-lunghe. Ovviamente escluse eccezioni.

      • Gentile Signor Maggis, la resistenza al secondo passaggio di mano attraverso le uniche vendite ufficiali in Italia (quelle in galleria raramente lo sono, anche se ammetto che finalmente qualcosa si sta muovendo a favore della fatturazione dell’acquisto e della tracciabilità dell’opera) la accomuna a tanti suoi colleghi. E se è vero che poco è il controllo intorno alle vendite in asta di un artista contemporaneo (vai lì e porti un’opera di un artista non ancora storicizzato e te la prendono senza battere ciglio a patto – a patto – che l’artista rientri in una qualche catalogazione di mercato) è anche vero che nessuno fra galleristi e artisti cerca di comporre la questione rilevata dal signor Dario.
        Non è il collezionista che deve ottemperare a colmare queste lacune, ma gli autori e i mediatori (tutti). E’ giusto pretendere di poter un giorno cambiare un’opera con un’altra (migliore, più impegnativa, di diverso autore, solo per monetizzare), ma senza gli strumenti adeguati, che per me sono in primis gli incanti pubblici (che fra l’altro garantiscono anche l’applicazione del diritto di seguito), ciò non è possibile.
        In merito alle quotazioni diversissime (a volte financo scandalosamente diverse) fra le stesse opere in asta e quelle in galleria, questa è faccenda centrale ma che deve essere regolamentata SOLO dagli interessati. E mi pare che in pochissimi si attivino in questo senso, fermandosi i più all’astratta lamentela. Noi, italiani, unici nel consesso dei Paesi occidentali.
        Circa poi la questione dei diritti d’autore in merito (o ancor più del diritto dell’artista di opporsi) alla pubblicazione in catalogo d’asta, spiace dirle che lei non potrebbe affatto impedire che una sua opera (a meno che non fosse un falso, beninteso, in questo caso l’opposizione sarebbe oltre che legittima anche meritoria) venisse inserita in una pubblicazione d’incanto, perché l’opera – semplicemente – non è più sua, ma di proprietà altrui, la quale ha solo obbligo di fornire documentazione di, eventualmente, lecito possesso e autentiche dell’artista o della galleria che provvide alla prima vendita. Il catalogo di un’asta non è pubblicazione scientifica e non è sottoposto a un vaglio critico. Sarebbe cosa terribile se si dovesse arrivare a questo. Il già depresso mercato italiano, soprattutto del contemporaneo, morirebbe del tutto.
        Spiace vedere che un artista di buon livello come lei sia così poco aperto verso il mercato con cui si suppone debba comunque confrontarsi anche al di fuori del “rifugio” della galleria che lo promuove. Ma – ripeto – non è il solo e la questione non dipende solo dall’artista.
        Infine, se le occasioni di vendita sono di basso profilo (spero si riferisse solo agli eventuali falsi SEMPRE da contrastare) questo va sicuramente denunciato, ma non si può pensare di impedire una vendita di opere che, a posteriori vengono sentite come non consone alla propria produzione. Se l’artista ne è l’autore, sarà lui a dover prendere atto di un’eventuale défiance della propria poetica, non certo un collezionista o un venditore. E non è raro che molti artisti della sua generazione (non mi riferisco senz’altro a lei) si siano “sdati” a una facile commercializzazione di lavori che potevano senza meno evitare di diffondere. Ma ci mancherebbe altro che le aste dovessero diventare la cernita dei critici o sedicenti tali. Lo scambio è ancora libero, per diana, e il gusto del singolo è vario e molteplice. Pensi a quante porcherie di De Chirico dagli anni ’40 in poi continuano a essere comprate e vendute con discreta vivacità (anche in odore di ambigua attribuzione, fra l’altro). Sarebbe magnifico se di De Chirico potessimo “sopportare” la vendita dei soli capolavori e mantenere, così, alto il suo profilo. Ma un artista è anche questo. Un cordiale saluto.

        • E´un piacere per me poter dialogare con una persona del suo livello. So quello che fa e l’ambito nel quale lavora ed in parte mi trova daccordo in quello che dice.
          Ed essendo lei immagino che sará in grado perfettamente di “contrastare” l’appartenenza dell’opera (immagino non conosca il mio lavoro ma se vuole le passo tutto l’archivio).

          • Un ultima cosa: il diritto ESCLUSIVO di riproduzione non le suona?

          • Gentile Signor Maggis, il piacere del colloquio è reciproco. Mi sfugge però quanto chiede in merito al contrapporsi a un’attribuzione. Non mi sogno minimamente di negare quanto da lei affermato circa la sua opinione sull’opera che le viene falsamente attribuita, se lei dice così. Non ci sarebbe alcun motivo a che lo stesso autore sconfessasse se stesso. Si tratta certo di un falso se lei lo sostiene. Per ciò che riguarda la questione del diritto esclusivo di riproduzione, le assicuro che mi suona. Eccome. E’ cosa con cui ho a che fare spesso e volentieri e le assicuro che esiste la deroga in capo alla pubblicazione di catalogo d’asta (che assume così solo scopo di pubblicizzazione di un’opera ai fini di vendita) addirittura di opere sottoposte a vincoli di notifica o tutela da parte dello Stato.
            Naturalmente, può esercitare il suo diritto avvalendosi del fatto che è l’autore dell’opera. Va da sé che, per non avere seccature di lunga composizione, temo che le case d’asta non perorerebbero la causa del mercato per uno che si oppone a fronte della quasi totalità che non lo fa. E a perderci sarebbe solo il privato venditore dell’opera che l’autore non intende far riprodurre (parlando sempre e solo di opere autentiche e lecitamente acquisite). Un altro saluto cordiale, augurandone ogni bene.

      • Rispetto la sua opinione in linea generale condivisibile, pero’ avrei preferito conoscere simili particolari quando mi sono avvicinato all’acquisto delle sue opere e non una volta vicino al momento della vendita. Ora mi appare un metodo piuttosto furbo per cercare di controllare il mercato, a meno che lei in persona o le sue gallerie non vi rendiate disponibili a comprare le opere vendute in passato. Le auguro grandi successi ma certamente questo in Italia alla lunga penalizzera’ notevolmente il suo mercato.

        • Caro Dario,
          la cosa buona é che nonostante quello che dici il mio lavoro sta crescendo. Ci son cose che nessun mercato potrá mai determinare. In Italia mi penalizzerá solo un certo tipo di mercato che non é quello che mi ha mai sostenuto, perché non crede nella cultura ma solo in piccole manovre economiche.
          Io voglio difendere il mio lavoro e farlo crescere con le persone che credono nel suo valore aggiunto. Ogni volta che si sfonda un muro si esce un po’ malconci e tutti ti spareranno contro, ma il muro sará ormai dietro le spalle.

  • Sempre a Salvo… scusa per gli errori ma il correttore Samsung fa brutti scherzi.
    Innanzitutto firmati.
    Son disposto ad andare davanti a qualsiasi commissione a dimostrare che quel quadro non é mio… dalla tecnica, al supporto, all’impaginazione, al soggetto, ai colori e alle pennellate che anche un dilettante vede non essere mie (il fondo a destra ne é un chiaro esempio).
    Ripeto, torna a studiare.

  • L’ignoranza é una brutta cosa… lucidato gli occhi… quel quadro non é mio da nessuna parte e non serve uno scenziato a vederlo. Il signor Maggis é stufo di questo teatrino dell’ignoranza. Salvo… vai a studiare!

  • il quadro del sig maggis è assolutamente autentico.
    al sig maggis rode il fatto che i suoi quadri vengano messi alle aste
    tutto qui.

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