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Testori pittore.Tenero e crudele

GIOVANNI TESTORI

Un poeta-scrittore-pittore impossibile da dimenticare. O con l’imperativo di conoscere. Grande e incommensurabile maestro di scrittura, Giovanni Testori illuminò per decenni le pagine sull’arte del “Corriere della Sera”. La mostra a lui dedicata nella sua casa a Novate Milanese, dove il grande maestro lombardo è nato e ha vissuto la maggior parte della sua vita, è utile per diverse ragioni. Soprattutto perché permette di analizzare in maniera chiara il suo complesso rapporto con la produzione artistica. Testori studia a Milano, al Liceo san Carlo, si laurea in lettere e storia dell’arte alla Università Cattolica di Milano, ma già prima e durante i suoi studi intraprende l’attività di pittore che sarà, a parte una  lunga interruzione dal 1949 a metà degli anni Sessanta,  una costante della sua attività creativa.  Abbiamo ancora negli occhi il ricordo dell’ultima sala della mostra curata da Francesco Bonami sugli anni ‘70 (dal 31 maggio al 2 settembre 2012 a Palazzo Reale di Milano) dove erano esposti alcuni suoi disegni erotici cosi profondamente espliciti e barocchi che certamente era difficile passassero inosservati. A  Novate però la storia si fa più complessa. Non è immediato trovare il filo rosso della  ricerca artistica d’una delle personalità più potenti della cultura italiana del secondo Novecento, il cui peso specifico va a aumentare di anno in anno. Grazie anche al lavoro svolto, con un’intelligenza lucida da Giuseppe Frangi presidente dell’Associazione che porta il suo nome. Sorprende l’inizio della mostra, dove Testori, poco più che ventenne, è certamente attratto dallo spirito  di Picasso che si muove per l’ Europa. Lo si vede nella serie delle Quattro stagioni esposte sulle scale. Oppure nelle vele coi quattro Evangelisti della chiesa di San Carlo al Corso di Milano. Per arrivare subito in media res, al quadro chiave probabilmente di tutta la sua storia: la Crocifissione del 1949. Opera scampata al famoso incendio nel cortile dello studio di Via santa Marta, dove Testori preso da un attacco di disperazione bruciò tutti i quadri che aveva nello studio. Per poi smettere dipingere nei successivi vent’anni. Proprio in questa Crocifissione dipinta a 26 anni, se la  guardate con attenzione, scoprirete come siano contenuti in fieri tutti gli stilemi del suo futuro linguaggio. La mostra si dipana in diverse stanze con un ritmo assai felice. In grado di svelare come la natura di sperimentatore vulcanico nella letteratura appartenga anche al Testori pittore, oltre che sommo critico. In ogni stanza è ricostruito un progetto specifico. Dalle Teste di Erodiade esposte al Beaubourg a Parigi nel 1988, che accompagnano la scrittura della pièces teatrale, si passa ai quadri bianchi materici,  tra Matisse e De Staël, forse i più belli della mostra, esposti alla galleria Galatea  di Mario Tazzoli. Qui troviamo i ragazzi del Ponte della Ghisolfa e della Gilda del Mac Mahon in carne ed ossa che sempre gli sono stati a fianco. Per giungere ai grandi nudi quasi mozzati tra Bacon e Géricault  di Alexander Iolas, il mercante greco a cui si deve per sempre l’onore di aver organizzato l’ultima mostra di Andy Warhol, quella dedicata al cenacolo vinciano. Per arrivare ai disegni erotici seicenteschi  esposti a Milano da Cardazzo della Galleria del Naviglio. Questo ci  permettere persino di  riflettere sulla geografia espositiva di Testori, comprendendo come essa sia stata sempre di livello altissimo. Appare quindi un errore critico considerare questa sua attività come un’attività laterale rispetto al mondo complesso che egli ha costruito con le parole . Se dobbiamo trovare il filo rosso ci sembra proprio corretto trovarlo  in quello splendido quadro del 1949 che sembra esser lì collocato per aprire e chiudere la mostra. Tutto sembra esser  già chiaro. E ci assale la curiosità di vedere i quadri bruciati nel falò di via Santa Marta che haimé invece non potremo mai più vedere. Nel disegno dell’agnello col pelo ispido, nel sangue che cola, nel calice d’oro, nella corona di spine, nella spugna infilzata nella lancia troviamo tutto il Testori pittore e poeta, tenero e crudele. Osservate infine  la sua firma,  provate a ingrandirla a dismisura, troverete la natura selvatica dei suoi disegni-. Quasi fosse in arrivo diretto dal profondo della sua anima inquieta e moderna, cosi come nei manoscritti dei Trionfi dove la poesia si confonde con le rose e la sua scrittura si trasforma in un disegno impazzito e fuori controllo. Allora ci tornano alla mente i disegni di quell’altro grande illuminato e “out of the way” che è stato Antonin  Artaud.  Il Testori pittore è da non perdere. Per “nessuna ragione al mondo”.

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Giovanni Testori, Crocifissione, 1949

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