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Odyssey di Bob Wilson

E non si offendano gli intellettuali più raffinati e sofisticati se l’Odyssey di Bob Wilson al Piccolo Teatro dal 3 al 24 aprile è un kolossal che può a prima vista ricordare i cinepanettoni. E’ vero, siamo a teatro e non sul grande schermo, ma questa è una grande produzione con la G maiuscola che riguarda Italia, Grecia e America, e tratta l’opera di Omero non solo con il dovuto rispetto, ma anche con una resa scenografica ed emozionale che rende merito alla portata e la forza di un’opera del genere (cosa fu l’Odissea, se non anche un kolossal?)

Interamente recitata in greco (con sovratitoli in italiano), la drammaturgia è di Simon Armitage, autore inglese che ha riscritto l’Odissea per il teatro nel 2004 commissionato dalla BBC, con musiche realizzate ad hoc da Thodoris Ekonomou e costumi di Yashi Tabassomi. Regia, soprattutto, di Bob Wilson, il texano di Waco che si auto prende in giro dicendo che proviene “da una cultura che si basa su Bugs Bunny”.

Tali origini aggiungono, in questo caso, e niente tolgono ad Omero, se si riesce a dare all’ “Odyssey” di Wilson la giusta lettura: siamo in un mondo di favola, di magia e di avventura. Questa Odissea non è sofisticata e nemmeno erudita, è al contrario in grado di rendere merito all’aspetto più fantasioso, magico e giocoso dell’opera di Omero. “Perché qualsiasi capolavoro della letteratura deve essere visto anche con gli occhi di un bambino per capirlo davvero”. E così succede vedendo l’Odissea di Wilson: attori impeccabili, che anzitutto con uno studio controllato e convincente dei movimenti riescono a rendere i propri personaggi ancor prima che con le parole. Sono loro i protagonisti di tutto lo spettacolo, supportati (ma non sovrastati) da una ottima macchina scenografica (luci e suoni contano non come ma quasi quanto gli attori, con un notevole lavoro continuo dei macchinisti) e costumistica: un viaggio con Ulisse che va dall’incontro con la grande faccia con un occhio solo di Polifemo, alla scena del canto delle Sirene, fino a Nausicaa, Circe, Calipso. Un viaggio che sempre però ha un che di artigianale e manufatturiero: la lunga esperienza di Bob Wilson nel teatro, infatti, conferma la sua ricerca di uno spettacolo soprattutto fisico e che vuole trovare nell’azione in scena la prima espressione di senso e significato. Lavoro che già cominciò alla fine degli anni Sessanta a New York nella Hoffman School of Byrds, che fondò lui stesso: il corpo e il movimento rivestivano già allora un ruolo preponderante, che lo portarono a lavorare spesso anche con persone portatrici di handicap. Fu la stessa esperienza di Wilson da bambino che lo portò a tale profonda idea del teatro: guarì infatti dalla balbuzie grazie all’aiuto della signorina Byrd “Baby” Hoffman, la maestra di danza della cittadina, che gli insegnò a sciogliere la sua tensione e correggersi attraverso gli esercizi fisici che gli proponeva, ovvero attraverso l’uso del corpo. Da cui l’importanza del movimento nel teatro di Wilson, del controllo, della lentezza, e di grandi ballerini come Marta Graham, Merce Cunningam, con cui entrò in contatto a New York negli anni della Hoffman School of Byrds.

Info.

Orari: martedì e sabato ore 19.30; mercoledì, giovedì e venerdì ore 20.30; domenica ore 16.00 (salvo domenica 14 aprile, ore 16 e 20.30). Lunedì riposo.

Durata: due ore e 45 minuti compreso intervallo

Prezzi: platea 40 euro, balconata 32 euro. Informazioni e prenotazioni 848800304 – www.piccoloteatro.org

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