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Paladino Ravello. Connubio perfetto fra scultura e paesaggio

paladino ravello
Il Belvedere con “Pinocchio” e “Architettura” (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

fino al 31 ottobre 2013, Villa Rufolo – Ravello (SA)

Mimmo Paladino a Villa Rufolo: il connubio perfetto fra scultura e paesaggio. Cinquanta opere disposte negli angoli più poetici della villa più venti “Testimoni” sul piazzale antistante l’Auditorium di Niemeyer: un esercito di pietra vicentina che presidia ed esalta tra contrasti geometrici e richiami atavici le morbide fattezze dell’architetto brasiliano, un dialogo materico pensato per stravolgere la normale prospettiva del luogo. Paladino/Ravello: una mostra-installazione che contempla un viaggio tra sogno, matematica e musica. Un itinerario multisensoriale che dalle colonnine del Chiostro moresco si snoda tra le architetture arabo-normanne degli ambienti per “lanciarsi” fino alla balconata-belvedere che dà sui giardini inferiori per poi scivolare nel Tirreno.

I “Testimoni” davanti all’Auditorium*
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Le colonnine binate del chiostro dove siede un omino di terracotta silenzioso raccolto nella sua intimità (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Il palco proteso nel vuoto del Ravello Festival (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Come note scolpite nella materia le opere di Paladino compongono uno spartito ancestrale fatto di segni e simboli che rimbalzano tra un’opera e l’altra tessendo una trama poetico musicale tra gli scenari incantati della villa. Un dedalo di rimandi che si libera nel cielo fino a perdersi nel mare di fronte. Quel mare dove le chiome dei pini marittimi si specchiano e i giardini in fiore si affacciano dalle terrazze che vi degradano dentro. È la meraviglia della costiera, la creazione naturale con i suoi colori, i suoi profumi, la sua luce, la cornice perfetta nella quale Paladino s’impone cercando, attraverso la sua di creazione, di far rievocare quegli archetipi dell’inconscio collettivo condivisi dall’umanità intera.

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Panorama dalla villa sul mare e la costiera (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Il Chiostro moresco (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
La testa ieratica e rovesciata del “Don Chisciotte”  nell’antico arco ogivale*

I simboli, l’arte e la musica sono gli elementi imprescindibili di questo passaggio atemporale, così i lavori di Paladino sono un ordito di richiami al mondo dell’opera lirica all’insegna di forme pure. Lavori graffiati da incisioni: segni che “non vogliono una decifrazione precisa, ma chiedono di essere intuiti anziché interpretati.” Il risultato è una sinfonia artistica “totale” in cui geometrie primitive e armonie matematiche si intrecciano tra gli arabeschi, le arcate ogivali e le volte a crociera della villa, o molto più semplicemente indugiano all’aperto, come il cavallo di “Architettura” incastonato in una nicchia del Belvedere: “un animale puro, veloce e libero con una forma arcaica e una struttura geometrica precisa. Il puro pensiero”. La ricerca artistica di Paladino.

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Il cavallo di “Architettura” nel Belvedere (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
“Architettura” incastonata nella nicchia del Belvedere*

La grande presenza (di Flavio Arensi*)

Una qualità, anzi una possibilità di Mimmo Paladino è di partecipare alle sorti di un luogo in maniera tanto semplice da parere già tutto predisposto nell’ordine naturale, nel dispiegamento originario degli elementi e dei loro carismi. Non credo si possa parlare di approvazione, forse di assimilazione, né si tratta di un dialogo perché in fondo non esistono due o più parti che si confrontano per giungere a un territorio d’intenti comuni, né si cerca una sintesi, invece accade di dar senso a una presenza, una grande presenza che assomma le parti valorizzandole attraverso le sue piccole “variazioni”. Non uso a caso questo termine, ma tanto più trovo urgente farlo sapendo bene quanto Paladino abbia meditato sulle “Variazioni” di Glenn Cloud e proprio nell’ascoltarle si sia preso, volontariamente perduto. Di fatto, smarrirsi di fronte a un’opera d’ingegno resta il modo migliore per viverla; e arrendersi alle sue ragioni l’unica occasione di entrare in sintonia.

Anche per la composita installazione ambientale di Ravello, Paladino sfrutta un sistema complesso di rimandi, dove la superfetazioni che si amalgamano ai giardini o agli scorci aggettanti sul mare, finanche il confronto con l’architettura morbida di Oscar Niemeyer, divengono pretesti per una rappresentazione rinnovata. Qui sul piazzale dell’Auditorium, per esempio, i venti Testimoni erompono dall’occhio nero disegnato dall’architetto brasiliano.

I venti Testimoni davanti all’Auditorium di Niemeyer*
Testimoni a mani alzate*

La sagoma bianca del teatro fa da sfondo alle enigmatiche sagome di candida pietra vicentina, ognuno con la propria storia da custodire, addirittura menzionare. La sintonia è totale, le sculture s’incorporano con il luogo e divengono i fulcri visivi di una nuova interpretazione dello spazio, insieme alle sue forme, senza che tuttavia queste siano alterate, semmai gli innesti le esaltano, offrono un rilievo inconsueto. (…)

Nel giardino superiore un’enorme elica (…) alta oltre tre metri, all’apice è fissato un busto semi combusto, un tizzone di un incendio e sa d’impronta residuale del nostro passaggio su questa terra, qualcosa consumato dal tempo e della storia personale che ognuno porta sulle spalle. Ugualmente, Caduto a Ragione, filiforme e con le braccia divaricate, staglia contro il cielo sul terrazzo, beccato dagli uccellini per molti è ormai una sorta di san Francesco che immobile benedice il creato. (…)

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L’elica di alluminio dipinto alta quasi 4 metri (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Il busto semi combusto alla sommità dell’elica*
Il filiforme “Caduto a ragione” alto 3 metri*

Nelle vecchie fornaci una figura con elmo è seduta sotto i resti di due grandi forni, le cui bocche rassomigliano a caverne nere, e contrastano col chiarore dato dal lucernario che taglia la stanza e si posa sul bronzo. L’elmo è appoggiato su una lastra, a sua volte stabilita sulle ginocchia piegate. E’ la scena di una resa o del riposo, di una pausa che serve per ristabilire qualcosa, forse soltanto di riaffermare una solitudine perduta. Poco distante, nel chiostro, dove le colonne filtrano la luce ritmandola all’ombra, è inserita una scultura similare, però piccina, lucida come la cera, senza nessun oggetto che non sia la sua pace, il suo candore che spezza la teoria delle ogive conducendo ogni sensazione nell’alveo di un’intimità delicata. Tant’è anche questo luogo, forse un tempo nato per stupire, con la sua funzionalità rigorosa, e una bellezza quasi istintuale che spinge a stare in ascolto. La roccia dei muri, mossa dai riverberi del sole, produce dietro al mezzobusto con flauto e bucranio collocato in fondo al braccio a di destra, un’esplosione di piccole modificazioni, quasi la musica immaginaria dello strumento concretasse tutt’attorno una sua sinfonia di pietre cangianti. (…)

La figura con elmo nelle vecchie fornaci*
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Chiostro moresco: seduto tra le colonnine del loggiato si nota la figura raccolta (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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La sagoma della figura con flauto e bucranio in fondo al braccio di destra del chiostro (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Mezzobusto con flauto e bucranio*

Nella fontana (del giardino) La gazzella di Pompei è l’alibi per recuperare la storia e riportarla al nostro secolo, assorbendola, digerendola, affinché non ci sia una cesura fra quello che siamo stati e il nostro presente. D’altronde, non esiste nulla di più illecito che ridurre il mondo secondo le nostre manie e la nostra cecità, sopprimere parti di quello che è, dimenticare da dove veniamo. Forse per  questo Paladino s’ispira a un alfabeto collettivo travalicante una specifica cultura, tuttavia non rinuncia a pescare dall’immaginario popolare del proprio paese, come nel caso di Pinocchio, il burattino di Collodi. La scultura è un inno alla libertà felice, alla fuga, persino ai normali sfoggi fantasiosi e bugiardi dell’infanzia, non a caso si fronteggia con la grande Architettura che invece è statica, ferma e possente; entrambe poste agli estremi del Belvedere, la prima è libera da qualsiasi costrizione di edifici e risalta contro il mare, la seconda invece rimane incastonata in una grande nicchia che fa da sfondo principale e completa la disposizione visiva. Costruire un’architettura con un’immagine di cavallo è, di fatto, uno di quei presupposti della prammatica di Paladino che cerca nelle contraddizioni e nell’illogicità apparenti un motivo poetico fondante.

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La Gazzella in bronzo di Pompei nella fontana del giardino (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Particolare de “La Gazzella di Pompei”*
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Il libero “Pinocchio” al Belvedere (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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“Pinocchio” in fuga al Belvedere (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Belvedere e “Architettura” (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Belvedere (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Panorama dal Belvedere: il palco, la costiera, il Golfo di Salerno (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Panorami dalla villa: mare, palme e pini marittimi (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Pini marittimi e luna (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Architetture e luna (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Bouganville e luna (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

La sede, Villa Rufolo a Ravello

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Villa Rufolo (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Il Chiostro e la Torre Maggiore (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Chiostro: arabeschi e intrecci decorativi floreali (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Il Chiostro moresco (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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L’installazione di otto sculture tra le volte a crociera nell’antica Sala da Pranzo (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Il “Cavaliere rosso” nella Sala da Pranzo (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Il volto di pietra nel pozzo del cortile e i 30 metri della Torre Maggiore (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
Lo Zenith in alluminio, elaborazione del mazzocchio di Paolo Uccello*
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L’elica d’alluminio nel giardino della villa (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Verso il “Pinocchio” al Belvedere (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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I giardini della villa (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Giardini (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Panorama (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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La vista dalle bouganville della villa (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)
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Vie di Ravello (Foto: Luca Zuccala © ArtsLife)

Foto e testo: Luca Zuccala © ArtsLife

INFORMAZIONI UTILI

PALADINO/RAVELLO
Ravello, Villa Rufolo
Piazzale dell’Auditorium “Oscar Niemeyer”

a cura di Flavio Arensi

Inaugurazione sabato 29 giugno, ore 12.30, Villa Rufolo con la presenza di Mimmo Paladino

29 giugno – 31 ottobre 2013

Villa Rufolo
Piazza Duomo
84010, Ravello (Salerno) – Italia

Orari di apertura della Villa: tutti i giorni 9.00 – 21.00 (ultimo ingresso 20.45)

Costo biglietto ingresso alla Villa: € 5,00 intero – € 3,00 ridotto* (minori di 12 anni e maggiori di 65 anni) – € 4,00 gruppi maggiori di 15 persone

Catalogo Arte’m

INFO: Fondazione Ravello, tel. 089 858422 – Villa Rufolo, tel. 089 857621

Estratto dal saggio “La grande presenza di Flavio Arensi in catalogo Paladino/Ravello edito da Arte’m 

* Mimmo Paladino, I Testimoni, Auditorium Oscar Niemeyer

* Mimmo Paladino – DON CHISCIOTTE, bronzo, 200 (h) x 104 x 64 cm, 2007

* Mimmo Paladino – ARCHITETTURA, bronzo, 215 (h) x 40 x 210 cm, 2007

* Mimmo Paladino – Auditorium Oscar Niemeyer – ph Pino Izzo

* Mimmo Paladino, I Testimoni, Auditorium Oscar Niemeyer

* Mimmo Paladino – SENZA TITOLO, bronzo, 370 (h) x 100 x 45 cm, 2007

* Mimmo Paladino – CADUTO A RAGIONE, bronzo, 302 (h) x 129 x 66,5

* Mimmo Paladino – Senza titolo 2013 – Villa Rufolo

* Mimmo Paladino – Senza titolo – Villa Rufolo

* Mimmo Paladino – La gazzella di pompei – Villa Rufolo

* Mimmo Paladino – ZENITH, alluminio, 290 (h) x50 x 50 cm, 2007

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3 Commenti

  • Vi ringrazio del progetto culturale che state portando avanti. Articoli come questo su Paladino nella eccelsa Villa Rufolo sono motivo d’orgoglio per la vostra testata e per la cultura italiana. I più sentiti complimenti di un quasi sessantenne innamorato dell’Italia. Giacomo R

  • Sono le foto di luoghi unici pieni di magia…Non ci sono parole per descriverli.

  • tutto davvero stupendo…..

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