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Giorgio Vasari e l’Allegoria della Pazienza

Quando il medium della politica era la cultura:
Giorgio Vasari e l’Allegoria della Pazienza

 

Galleria Palatina, Palazzo Pitti, Firenze – fino al 5 gennaio 2014

Prorogata fino al 9 febbraio  2014

La Galleria Palatina ospita una raffinata mostra di preziosa cultura iconografica, curata da Anna Bisceglia (vicedirettrice della Galleria), che speriamo si riproduca, nelle sue modalità e allestimento, in altre occasioni espositive. La Galleria Palatina è una grande quadreria storica (con opere di artisti famosi: Tiziano, Raffaello, Caravaggio) le cui antiche raccolte principesche non seguono un andamento cronologico. La struttura attuale si è formata, nel tempo, per addizione e questa mostra avvicina il pubblico ad alcune opere della collezione.

Giorgio Vasari
(Arezzo, 1511- Firenze, 1574)
Gaspar Becerra
(Baeza, 1520 – Madrid, 1568)
Allegoria della Pazienza
Olio su tela, cm 178 × 102
Firenze, Galleria Palatina

Il focus è un tema iconografico, o rebus, rinascimentale: la ‘Pazienza‘, il cui significato si intreccia alle biografie e alla cultura di artisti, filosofi e nomi illustri della politica del 1500, ricreando il tessuto e la diffusione di un tema che ebbe la sua fortuna nella seconda metà del ‘500, protrattasi, con qualche variazione, fino agli inizi del XVII secolo. Sono state selezionate opere con uguale tema e significato, seppure con alcune varianti. La mostra prende avvio da un dipinto restaurato qualche anno fa: l’Allegoria della Pazienza (appartenuta al cardinale Leopoldo de’ Medici), la cui controversa attribuzione, al Vasari e allo spagnolo Gaspar Becerra, è stata chiarita, in questa occasione, alla luce della rilettura dei documenti, delle fonti e del carteggio vasariano. Da questo si apprende che nel 1551 il vescovo di Arezzo, Bernardetto Minerbetti, ambasciatore di Cosimo I, scrive al Vasari (1511-74), suo amico, di essere stato da giovane al servizio di uno zio “avaro, collerico e ignorante” che gli aveva reso la gioventù impossibile, ma se non avesse avuto la virtù della pazienza non avrebbe raggiunto una posizione altolocata perché lo zio, benché insopportabile, gli aveva lasciato il titolo vescovile e tutte le sue sostanze, consentendogli una vita agiata. Chiede, altresì, al Vasari di realizzargli un’idea che rappresenti questa sua virtù e che abbia l’imprimatur del divino Michelangelo. Nell’autunno del 1551 arriva uno spaccio a Bernardetto con un disegno che ripropone l’immagine del quadro esposto. Vasari descrive così (nella lettera in mostra) la Pazienza: una virtù che devono avere tutti, sarà una giovane fanciulla né troppo ricca né troppo povera, “bloccata alla caviglia da una catena fissata ad una roccia” e su questa sarà un vaso, un orologio ad acqua da cui cadono le gocce che scavano la pietra che, corrosa, consentirà alla fanciulla di tornare libera. Chi è paziente sa raggiungere il proprio obiettivo, attendere lo scorrere del tempo e l’arrivo dell’occasione giusta. Il dipinto doveva essere corredato da un motto: diuturna tolerantia, (tolleranza perpetua) desunto da Cicerone, che spiega come saper scandire il tempo nell’orazione, aspettare il momento opportuno per parlare, consente di raggiungere lo scopo. L’immagine, ricca di elementi simbolici, era rivolta ad un pubblico colto in grado di comprenderne il significato. Il tema iconografico trasmigra poi a Ferrara, alla corte di Ercole II d’Este che ne fece la sua ‘impresa’. La moglie, Renata, dal carattere asociale e luterana, lo costringeva a districarsi da continui sospetti di eresia. Ercole intravede le possibilità comunicative di questa immagine commissionandone una versione a Camillo Filippi, posta nella ‘Camera della Pazienza’ nella torre di Santa Caterina del castello ferrarese. In mostra la Pazienza è presente nella medaglia di Pompeo Leoni (1554), nelle monete della Zecca di Ferrara e sul basamento del busto di Ercole II d’Este di Prospero Sogari Spani (detto il Clemente). Nella letteratura cinquecentesca la pazienza è virtù prudenziale raccomandata al buon sovrano e cortigiano, un’evidenza che nel corso del tempo è stata dimenticata. Nella terza sezione della mostra è rappresentata la fortuna di questa immagine fino agli inizi del ‘600, anche come marca tipografica (1561) di un editore veneziano.

Galleria Fotografica: 

 

Informazioni utili:

Galleria Palatina, Palazzo Pitti
Prezzo biglietto: intero € 13.00;
ridotto € 6.50 per i cittadini dell’U.E. tra i 18 e i 25 anni.
Gratuito per i minori di 18 anni e per i cittadini dell’U.E. sopra i 65 anni.
Orario: martedì – domenica ore 8.15 – 18.50; la biglietteria chiude alle 18.05. Chiuso il lunedì, 25 dicembre, 1 gennaio
Catalogo edito da Sillabe
Stio web: http://www.uffizi.firenze.it/mostre/mostra.php?t=52986c51f1c3bcf40b000068

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