7 maggio 2014, New York
E’ il chiarore di un mattino sul Mediterraneo a far risplendere La séance du matin, l’opera con la quale Henri Matisse cattura la routine quotidiana nel suo studio nel sud della Francia. Al centro della tela Matisse ritrae Heriette Darricarrère, la sua assistente di studio, interessata e incoraggiata alla pittura dallo stesso Matisse, ma a catturare l’attenzione dell’artista non è tanto la donna quanto la composizione della scena.
Tavolozza colorata e lumeggiature bianche: l’immagine ha tutte le caratteristiche emblematiche del periodo che Matisse trascorse a Nizza. La luce è chiara e brillante ed entra nella stanza attraverso la finestra, gettando ombre sul pavimento intorno ai mobili. E straordinario è l’audace gioco di linee verticali e orizzontali che ritmano la tela, raggiungendo l’apice nella giustapposizione della verticalità del vestito della donna e delle linee orizzontali della persiana sotto la finestra.
Ambitissima, la tela sarà all’asta da Sotheby’s a New York il prossimo 7 maggio in occasione dell’asta Impressionist & Modern Art con una stima di $20-30 milioni. E a rendere il lotto ancora più prestigioso, l’esistenza di un’altra versione dello stesso soggetto, oggi conservata al Metropolitan Museum di New York, dove però Henriette Darricarrère compare nuda nello studio del pittore.
Matisse ha completato quest’opera nel suo studio a Place Charles – Felix a Nizza, dove Henriette ha posato per lui in diverse situazioni: suonando il pianoforte, il violino, leggendo, giocando a dama e dipingendo al cavelletto. Nella maggior parte di queste composizioni Matisse ha posizionato la sua modella contro la finestra della stanza nel sud della Francia, con persiane aperte, chiuse o socchiuse cosicché la vera protagonista della scena fosse la luce e l’indagine sui suoi effetti. Non si tratta di un’opera filoimpressionista, come spiega Shirley Neilsen Blum nel suo saggio sull’uso che Matisse fa delle finestre: il pittore infatti rappresenta la luce attraverso l’intensità della sua tavolozza, aggiungendo tocchi di bianco sulla tela grazie alle quali nella bidimensionalità del dipinto, il senso di illuminazione prende vita.
“L’espressione per me non risiede nelle passioni che traspaiono da un volto umano o da un movimento violento” – spiegò una volta Matisse. “L’intera organizzazione della mia scena è espressiva: il posto occupato dalle figure, gli spazi vuoti intorno a loro, le proporzioni, tutto questo è importantissimo, è l’arte di disporre in modo decorativo i diversi elementi al fine di esprimere i sentimenti del pittore”. E infatti nel presente lavoro si vede come Matisse dispone strategicamente la composizione per massimizzare il dinamismo visivo della scena. Il contorno di ogni oggetto nella stanza si sovrappone ad un altro e così disparati elementi si legano insieme allo stesso modo in cui sono legati tra loro, attraverso la finestra, lo spazio interno e lo spazio esterno che si integra con lo splendore artificiale dello studio dell’artista.
E così per Matisse, come anche per Vermeer, la finestra assume un ruolo fondamentale nella sua arte, sia come fonte di luce, sia come collegamento al mondo più grande che vive al di là di essa. “Invece di suggerire una fuga – spiega Blum nel suo saggio – le finestre di Matisse si affacciano su situazioni che parlano della bellezza della creazione”.
Nel 1924, quando Matisse dipinse quest’opera, Henriette fu colta da un’improvvisa paura del palcoscenico che la allontanò dalle sue attività musicali, portandola sempre più ad interessarsi alla pittura. Sotto la guida dell’artista la donna imparava i segreti del mestiere, così La scéance su matin vuole essere un omaggio ai primi sforzi pittorici di Henriette verso questa nuova passione.
Il dipinto, sappiamo, restò nello studio di Matisse fino al luglio 1925. Poco dopo fu spedito a New York, alla galleria Valentine Dudensing, dove Pierre, suo figlio, stava iniziando la sua carriera di mercante d’arte prima di acquistare una sua propria galleria nel 1931. L’opera appartenne poi alla Collezione Clark, l’editore americano. Alla sua morte il collezionista lasciò molti dei quadri in suo possesso all’Università di Yale e al Metropolitan Museum of Art di New York. Tra queste opere I giocatori di carte di Cézanne, The Cicus Sideshow di Seurat, Il caffè di notte di Van Gogh che confermano il gusto all’avanguardia di Clark. E non da meno è il presente lavoro, acquistato tra il 1926 e il 1931 direttamente da Valentine Dudensign.