Modì torna in mostra a Pisa dal 3 ottobre 30 anni dopo la clamorosa vicenda dei falsi a lui attribuiti.
Era il 1984 infatti quando tre studenti livornesi fabbricarono tre teste di pietra, le seppellirono per poi farle ritrovare nel Fosso Mediceo di Livorno dove, secondo una leggenda metropolitana, Modigliani avrebbe gettato le sue sculture in un momento di sconforto. La burla dei tre ragazzi sfiora la tragedia internazionale per il mondo degli esperti d’arte quando proprio i migliori critici ed illustri esponenti del mondo scientifico sostengono l’autenticità delle tre teste di pietra ritrovate. I tre studenti a quel punto confessano la loro bravata con conseguente imbarazzo generale. Ma forse il gesto ha esaltato ancora di più il mito costruito intorno al geniale Modì.
Così, 30 anni dipo, a Palazzo Blu una ricca e attenta selezione di opere provenienti dal Centre Pompidou di Parigi insieme a capolavori provenienti dalle principali collezioni pubbliche e private, italiane e straniere.
L’esposizione ricrea l’atmosfera culturale in cui maturò la straordinaria vicenda artistica di Amedeo Modigliani. Dal periodo della sua formazione a Livorno fino al suo trasferimento a Parigi, nel 1906, nella costante e irrequieta ricerca del nuovo.
E’ nella Parigi della cultura avanguardista, dei fauves, tra amici quali Marc Chagall, Max Jacob, Georges Braque, Jean Cocteau che Modì, come veniva chiamato il dissoluto artista e tombeur de femmes, matura la sua poetica artistica, influenzato fortemente da Picasso, Toulouse-Lautrec e Cézanne.
Insieme alle opere di Modì, saranno presenti anche i grandi capolavori di artisti dell’epoca, suoi contemporanei e compagni di avventure a Montparnasse tra i quali Chaim Soutine, Pablo Picasso, Marc Chagall, Fernand Léger e tante figure popolari come Maurice Utrillo, Suzanne Valadon, André Derain o Raoul Dufy, Juan Gris e Gino Severini.
A completare il percorso espositivo, una significativa selezione di sculture di Modigliani e dei grandi scultori dell’epoca come il celebre Constantin Brancusi e ancora una eccezionale serie di fotografie scattate da Brancusi stesso.
La cura scientifica è affidata a Jean Michel Bouhours, accreditato studioso di Modigliani e curatore del dipartimento delle collezioni moderne del Centre Pompidou di Parigi.