Tutti pazzi per l’arte Cinetica e Programmata
Si è da poco conclusa la decima edizione di ArtVerona (9-13 ottobre 2014), la fiera d’arte moderna e contemporanea che quest’anno, grazie al format innovativo basato su un grande numero di progetti affiancati da un ricco programma di incontri, è riuscita a conquistare un pubblico sempre più qualificato.
Le novità più apprezzate dagli operatori e dal pubblico sono state: il Fondo di 100 mila euro promosso da Fondazione Domus e destinato ad acquisizioni di arte moderna e contemporanea, l’incontro di apertura della manifestazione, focalizzato sulla presentazione del Rapporto Symbola Unioncamere 2014 per fare il punto sul rapporto tra arte e impresa quale binomio strategico per la crescita del nostro paese, e la forte impronta progettuale e sperimentale che ha contraddistinto la direzione artistica di Andrea Bruciati. La Fiera si è dunque conclusa con un bilancio positivo, in un clima di soddisfazione generale anche da un punto di vista commerciale, contesto che ha portato i galleristi a parlare di evidenti segnali di ripresa del mercato.
Ma che cosa avrà catturato l’attenzione -e il portafoglio- dei collezionisti? Un’attenzione particolare è stata riservata alle quotazioni degli artisti italiani ormai consolidati perché protagonisti della ricerca artistica degli anni Sessanta, oggi presenti agli Italian Sales delle più prestigiose aste internazionali come Paolo Scheggi, Dadamaino, Agostino Bonalumi e Enrico Castellani, a cui la fiera ha persino dedicato una mostra monografica intitolata “L’opera in bianco”, curata da Andrea Bruciati. Accanto a queste tele con cifre da capogiro si potevano notare, nei vari stand delle gallerie, opere dai curiosi effetti ottici ottenuti tramite immagini instabili, sfere rotanti e altri meccanismi in movimento. A smuovere l’interesse dei collezionisti, ancora una volta, sono gli anni Sessanta: il decennio più fertile per l’arte italiana ed internazionale perché ricco di sperimentazioni.
Infatti, a cavallo tra gli anni Cinquanta e gli anni Sessanta, in seguito agli sviluppi della ricerca sulla percezione visiva iniziata nel 1912 dalla Scuola della Gestalt, diversi artisti si dedicarono ad investigare il fenomeno della visione tramite la costruzione di congegni meccanici e superfici ottico-dinamiche che, presupponendo un’interazione con il fruitore, miravano ad individuare i rapporti che si stabiliscono tra soggetto e oggetto durante la visione. Questa corrente di ricerca essenzialmente Europea, in Italia prese il nome di Arte Programmata per sottolineare l’intento di predeterminare, e dunque programmare in anticipo, gli obiettivi e le procedure che dovevano condurre al risultato visivo prestabilito, inscrivendosi, di fatto, in quell’idea anti-accademica di arte non come forma di espressione o narrazione ma come forma di costruzione di un congegno materiale per dimostrare un assunto teorico.
Sotto l’etichetta di “Arte Programmata” sorsero poi due correnti di ricerca parallele: l’Optical Art e l’arte Cinetica. La prima mirava a tradurre e sottoporre a verifica le leggi gestaltiche sulla pregnanza visiva attraverso l’utilizzo di forme geometriche semplici, patterns e textures capaci di suggerire la terza dimensione o il movimento; pionieri di questa ricerca furono Josef Albers, Max Bill, Bruno Munari, Enzo Mari e Victor Vasarely.
La seconda invece, focalizzandosi sul concetto di dinamismo, ambiva ad oltrepassare la rappresentazione del movimento creando opere dotate di un movimento reale e dunque “cinetiche”. Ciò che accomunava tutti questi artisti era la tendenza a lavorare in gruppo per sottolineare la scientificità del loro operare, la volontà di utilizzare un linguaggio oggettivo volutamente asettico perché fatto di oggetti e strumenti neutrali e la fermezza con cui respingevano l’individualità in favore della creazione collettiva e dunque impersonale, dimensione che li avvicinava sempre di più al mondo del design.
Da queste ricerche nacquero, in Francia il gruppo GRAV, in Germania il Gruppo Zero e, in Italia, il Gruppo T, nato a Milano nel 1959 per opera di Gianni Colombo, Gabriele De Vecchi, Giovanni Anceschi, Davide Boriani e, più tardi, Grazia Varisco, e il Gruppo Enne di Padova, nato nello stesso anno grazie a Alberto Biasi, Edoardo Landi, Toni Costa, Ennio Chiggio, Manfredo Massironi, a cui si affiancò, più tardi, Getullio Alviani.
Sono stati anche questi artisti a smuovere il mercato dell’arte degli ultimi anni. Oltre a promuovere le opere di artisti ormai di grande calibro come Gianni Colombo, Bruno Munari e Enzo Mari, i galleristi si sono impegnati per sostenere, a livello internazionale, gli italiani del Gruppo T e Gruppo Enne e -in previsione di una mostra internazionale che riconoscerà il contributo della loro ricerca facendoli conoscere al grande pubblico- in fiera ne hanno proposto i lavori, incontrando il favore dei collezionisti.
Tra le opere più gettonate, le delicate Strutture visive di Massironi, le riflettenti Superfici a testura vibratile di Alviani, i disorientanti Oggetti ottico dinamici di Biasi e gli Schemi luminosi della Varisco alle quali si affiancano, per affinità nella ricerca, altre personalità dal contributo determinante come Marina Apollonio, presente con vari lavori del ciclo Dinamica Circolare, Nanda Vigo con i suoi Cronotipi (che hanno realizzato un nuovo record d’asta a Londra da Christie’s il 16 ottobre) Franco Costalonga, presentato da diverse gallerie che esponevano gli oscillanti Oggetti cromocinetici e gli affascinanti Pseudorilievi e, in ultimo, la riscoperta di Guido Baldessari e le sue Composizioni vibranti. Insomma, una fiera d’arte all’insegna degli inganni percettivi!
9-13 ottobre 2014 10a edizione
Verona
2 Commenti
sempre eccellenza da bea audrito
bellissima recensione grande bea