Trasformare la burocrazia in arte, nel senso vero e proprio, non figurato, del termine, non è cosa facile. Eppure José Ramiro Silva Delgadro, console generale del Perù a Milano, ci è riuscito alla grande, convertendo il suo ufficio in uno spazio culturale aperto al pubblico e guadagnandosi a tutti gli effetti il titolo di console mecenate.
“Quando sono arrivato a Milano due anni fa- racconta Delgado- mi sono accorto che soltanto in Lombardia ed Emilia Romagna risiedevano circa 70mila peruviani, numero tutt’altro che trascurabile. Di questi, io ne ricevo quotidianamente 150, ogni giorno diversi tra loro. Alla fine mi sono chiesto: oltre al rinnovo e rilascio di passaporti, carte d’identità, permessi di soggiorno e alle normali funzioni amministrative tipiche di un Consolato, cosa posso fare per queste persone? La risposta è stata chiara e immediata: proporre loro la cultura, anche e soprattutto come veicolo d’integrazione in Italia e in una città come Milano che ha molto da offrire su questo piano”.
Detto fatto: il console mecenate ha adibito due stanze del Consolato di via R. Bracco (nei pressi di Piazzale Maciachini) a gallerie d’arte e sale per esposizioni, con l’accoglienza di una collezione permanente di arte antica, fatta di opere che sono fedeli riproduzioni di quelle della vetusta civiltà Inca e mostre temporanee che si susseguono insieme ad altre iniziative di carattere culturale.
José Ramiro Silva Delgado, console generale del Perù a Milano, con l’artista Alejandro Fernandez
La particolarità del Consolato del Perù è infatti quella di aprire le sue porte, due volte al mese, alla comunità peruviana e italiana per, esposizioni, presentazioni di libri, reading letterari, talvolta anche con premi Nobel, dibattiti scientifici e momenti eno-gastronomici.
“Gli Italiani sono i primi a essere invitati- afferma Delgado- e questi incontri sono frequentati da un 10-20% di loro, soprattutto studiosi e appassionati del Perù, per la gran parte provenienti dal circuito universitario. Vorrei però coinvolgerne sempre di più”. Di sicuro il console mecenate ha coinvolto, a pieno titolo, nei suoi piani una galleria d’arte italiana che ora lui stesso definisce “la mia principale partner”: Hernandez Art Gallery, con cui due anni fa ha organizzato la mostra “Dentro de las Miradas” realizzata da quattro artisti di spicco della scena contemporanea peruviana: Alejandro Fernandez, Christian Flores, Miriam Saavedra e Marcia Zegarra. E con la quale ha recentemente lanciato il progetto artistico “Il Tempio dell’Apu” di Alejandro Fernandez, con doppia esposizione (fino al 21 giugno 2015) alla Fabbrica del Vapore e all’Hernandez Art Gallery in via Copernico 8, dove inaugurerà il 21 di maggio.
Bosque di Alejandro Fernandez, esposto alla mostra “Il Tempio dell’Apu”a Milano
Le due mostre sono affiancate da una serie di incontri che ruoteranno sul tema alimentare e che si svolgeranno presso la Sala Conferenze della Fabbrica del Vapore, organizzati dal Consolato Generale del Perù, in collaborazione con gli Uffici Commerciali dell’Ambasciata Peruviana in Italia.
Paisaje di Alejandro Fernandez, esposto alla mostra “Il tempio dell’Apu” , a Milano
L’intero progetto nasce con l’obbiettivo di far conoscere, attraverso le opere e le performance dell’artista Fernandez, le tradizioni e i simboli che sono alla base della cultura Inca, ponendo l’attenzione su un tema importante come l’alimentazione, nell’anno di Expo 2015.
Gli spazi della Hernandez Art Gallery di Milano, via Copernico 8. La galleria collabora con il console del Perù
C’è poi dell’altro per il console mecenate: i due sogni nel cassetto di avere a Milano Piazza Perù, in un luogo già identificato nella periferia Nord e di creare in città un centro culturale italo-peruviano. “Ho discusso con il Comune di Milano di entrambe le iniziative e siamo a buon punto lungo la via della realizzazione- dichiara José Ramiro Silva Delgado- ora attendo che si concludano tutti i procedimenti amministrativi, poi incontrerò gli abitanti del quartiere dove sorgerà Piazza Perù.
Perché faccio tutto questo? Perché vorrei educare i peruviani alla cultura italiana che è meravigliosa e anche simile alla nostra”.
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