Il 22 settembre 2015 il Musée d’Orsay di Parigi ha inaugurato Splendeurs et misères. Images de la prostitution 1850-1910, la prima mostra del suo genere dedicata al fenomeno della prostituzione nella Parigi fin de siècle.
Mentre a Verona le riproduzioni dei bellissimi nudi di Tamara de Lempicka sulla facciata di Palazzo Forti suscitavano senza motivo il disgusto e l’indignazione dei cittadini, nella molto più liberale e libera Parigi si apriva una mostra alquanto più stuzzicante e, se vogliamo, “scandalosa”. Per la prima volta uno dei musei più importanti al mondo, il Musée D’Orsay, ha dedicato un’intera mostra al mondo intrigante della prostituzione a Parigi tra il 1850 e il 1910.
Perché proprio la prostituzione? Nella seconda metà del XIX secolo la prostituzione a Parigi era letteralmente onnipresente. Negli anni del Secondo Impero e della Bèlle Epoque Parigi era la ville lumière,la città delle luci, dei boulevardes haussmaniani, dell’opera e dei caffè concerto. Era proprio in questi luoghi che, al calare della notte, la città si trasformava in una nuova Babilonia, dove il rituale del “sesso in vendita” si ripeteva solennemente ogni sera nei modi più trasgressivi e accattivanti. Nonostante i rigidi controlli governativi, la prostituzione era un fenomeno ampiamente accettato nella società francese del tempo, considerato (ipocritamente) dai più come un “male necessario”, una “protesta vivente dello stato naturale contro lo stato sociale”, per citare ciò che Honoré de Balzac scrisse nel suo celebre Splendeurs er misères des Courtisanes (1847).
Sulla scia del pensiero di Charles Baudelaire, la prostituzione iniziò ad essere considerata come soggetto par excellence di una modernità sempre più prepotente e incalzante. Non sorprende dunque il fatto che tutti i più grandi (e non solo) artisti del tempo, spesso frequentatori assidui di bordelli e protagonisti dell’inebriante vita mondana parigina, furono sedotti dal mondo così provocante della prostituzione. La mostra del Musèe d’Orsay è un percorso lunghissimo che attraverso i dipinti e le sculture di artisti quali Manet, Degas, Boldini, Tolouse-Lautrec, Guys, Van Gogh e Bernard, documenti originali (tra cui una delle prime scatole di preservativi datata 1900), fotografie e pellicole originali racconta il mestiere più antico del mondo, che proprio a Parigi toccò i picchi di più alto splendore e di più degradante miseria.
Ciò che colpisce di questo fenomeno culturale così diffuso è infatti la grande varietà di forme che andò velocemente assumendo, alcune meravigliose altre ben più drammatiche. Al tempo, camminando per le strade di Parigi era praticamente impossibile distinguere le oneste signore borghesi e aristocratiche dalle ben più spavalde coetanee libertine. Ciò avveniva per il fatto che molte di queste signorine, le cosiddette demi-mondaines (o mantenute, per essere più chiari), godevano di uno status sociale ed economico molto simile, se non eguale. In mostra un’intera sezione ci introduce al mondo luccicante e spietato delle grandes horizontales, che spesso ritroviamo nella letteratura francese del tempo.
Qui lo straordinario dipinto Nana, ultimato da Eduard Manet tre anni prima (1877) rispetto all’omonimo romanzo di Emile Zolà, ci restituisce l’ipotetica figura di quel personaggio così civettuolo ma così sicuro di sé. Non poteva assolutamente mancare l’Olympia, anch’essa di Manet, che nel 1863 scandalizzò tutta Parigi con il suo nudo quasi bidimensionale e il suo gesto tirannico della mano. Sono molte le opere in cui donne meravigliose, riccamente vestite o ritratte nei panni di divinità sensuali, ci rivolgono i loro sguardi irresistibili, come La danceuse di Falguière raffigurante Cléo de Mérode, amante di Leopoldo del Belgio, o la Madaleine penitente di Paul Baudry in cui la cortigiana Blanche d’Antigny mette in mostra la propria nudità con grande nonchalance (a dispetto del titolo).
Ma non è tutto oro quello che luccica. Il mondo delle demi-mondaines costituiva solo la punta dell’iceberg di un mondo il cui volto era spesso ben più drammatico. Molte giovani donne lavoratrici erano costrette a mettersi in vendita all’accendersi delle luci notturne per riuscire a sopravvivere e a far sopravvivere le proprie famiglie. La sera uno stuolo di filles “insoumises” (non registrate) si radunava nei caffè concerto o sotto i lampioni per mettere in mostra la propria bellezza ammiccante (o semplicemente la propria presenza). È proprio questo mondo notturno ciò che stuzzicò maggiormente l’interesse di letterati e artisti.
Le oggi tanto amate ballerine di Degas, esposte in mostra insieme al drammatico L’absinthe, erano spesso giovani fanciulle per le quali recitare o ballare a teatro costituiva una delle vie più immediate per trovarsi un amante-protettore e assicurarsi un avvenire “migliore”. Degas, Tolouse-Lautrec, Boldini, Van Gogh, Guys, Bernand, Picasso e persino i Fauves immortalarono nei loro capolavori le più diverse immagini di prostitute, documentandone la vita quotidiana, dalla toilette ai momenti di riposo con le colleghe, le rumorose serate nei caffè, gli incontri con i clienti in strada o nei bordelli.
Non furono solo gli artisti coloro che rimasero attratti da questo mondo pieno di luci e ombre. Furono proprio i fotografi coloro che documentarono questo universo in modo forse più crudo e meno idealizzato. In due sezioni vietate ai minori di 18 anni, l’esposizione mette in mostra rarissime fotografie pornografiche della seconda metà del XIX secolo e filmini a luci rosse, tra cui la prima pellicola pornografica che mette in scena un amplesso tra un viandante e una (poco attraente) contadinella, che oggi non può che suscitare il sorriso dei visitatori.
Splendeurs et misères. Images de la prostitution 1850-1910 si presenta dunque come un’indagine completa e scientifica di un fenomeno che ha davvero lasciato un segno nella storia e nella cultura di una città e di un secolo. Vale sicuramente un viaggio a Parigi.
INFORMAZIONI UTILI
Splendore e miseria. Immagini della prostituzione, 1850-1910
22 settembre 2015 – 17 gennaio 2016
Museo d’Orsay
Museo e mostre
aperti dalle 9:30 alle 18
il martedì, il mercoledì, il venerdì, il sabato e la domenica
il giovedì dalle 9:30 alle 21:45
vendita dei biglietti fino alle 17, il giovedì fino alle 21
sgombero delle sale a partire dalle 17:15, il giovedì dalle 21:15
gruppi ammessi unicamente con prenotazione dal martedì al sabato dalle 9:30 alle 16, il giovedì fino alle 20
chiusura ogni lunedì, il 1º maggio e il 25 dicembre
Biglietti e altre informazioni
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