“Personalmente pensavo che […] sarebbe stato interessante liberare le forme astratte dalla staticità del dipinto e sospenderle in aria […] E così feci: ritagliai queste forme, le progettai in rapporti armonici tra loro, calcolai anche le distanze e le dipinsi anche dall’altra faccia (quella che nei quadri non si vede mai) in modo diverso così che ruotando nell’aria presentasserop combinazioni varie. Le feci leggerissimee usai il filo di seta per favorire la ruotazione massima”.
Bruno Munari (Milano 1907 – 1998)