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L’insostenibile leggerezza di Fausto Melotti avvolge New York

Il viaggio della luna - Fausto Melotti Il viaggio della luna - Fausto Melotti

Sculture filiformi, inquieta leggerezza, vuoti sacri. Debutta alla galleria Hauser & Wirth di New York Fausto Melotti (1901-1986). La mostra ripercorre la diversificata ed intensa carriera dell’artista attraverso disegni, ceramiche e sculture dei primi anni Trenta fino alla metà degli anni Ottanta.

L'ombra dell'anima - Fausto Melotti
L’ombra dell’anima – Fausto Melotti

La mostra (fino al 18 giugno) alla Hauser & Wirth si apre con una presentazione intima di sculture astratte e bassorilievi, simbolo delle prime incursioni dell’artista nel regno dell’ astrazione. Emblema del modernismo, Fausto Melotti ha percorso il Novecento rivoluzionando la scultura europea. Ma non solo. Il percorso espositivo offre anche ampi spunti di riflessione sull’influenza che i suoi studi formativi nella musica, nella matematica e in ingegneria hanno avuto nella sua produzione artistica.

Il suo interesse e la sua influenza nei più disparati campi, è dimostrato dallo stesso Italo Calvino che in occasione della mostra a Firenze del 1981 scrive “Gli effimeri”, un testo dedicato all’opera omonima che così descrive: “Una partitura d’ideogrammi senza peso come insetti acquatici che sembrano volteggiare su di una spalliera d’ottone schermata da un filo di garza”.

Scultura n 24, Fausto Melotti
Scultura n 24, Fausto Melotti

Queste prime opere invocano la purezza geometrica e la ricerca di “armonia” e “contrappunto” – come l’artista e musicista Paul Klee – non a caso richiami musicali. E’ stato il senso di devastazione dopo la guerra, a far posare lo sguardo di Melotti sui principi rinascimentali quali ordine, armonia, geometria e strutture musicali a lui di certo non sconosciuti e fondamentali in quel periodo per il suo equilibrio artistico ed interiore.

La sua era una scultura fatta di elementi lineari e geometrizzanti dai quali era esclusa, come da lui dichiarato, ogni “modellazione” in favore di una assoluta purezza formale. Seguono le sfumature e le forme razionali del 1930,  che mantengono una continuità poetica con le opere del dopoguerra.

Senza titolo, terracotta - Fausto Melotti
Senza titolo, terracotta – Fausto Melotti
Diavolo, terracotta - Fausto Melotti
Diavolo, terracotta – Fausto Melotti

Le ceramiche degli anni Quaranta, rispondono invece al dolore, al trauma, e alla disperazione che affollano i suoi pensieri nel periodo successivo alla seconda guerra mondiale. I bombardamenti aerei hanno distrutto lo studio dell’artista alterando profondamente la sua visione artistica. E’ qui che si rompe la sua ricerca idealizzata di astrazione, per porre la sua attenzione sull’attività artigianale, produzione di ceramica e terracotta. Resi in smalti policromi caotici, le figure enigmatiche di queste opere rappresentano un ritorno urgente e necessario dell’artista alla figurazione.

Dal 1960, Melotti torna alla scultura. Inizia ad utilizzare un nuovo linguaggio costruito su fili delicati e sottili fogli di ottone, ferro, oro per esprimere una sensibilità più ‘stabile’ e nettamente umanistica. Le opere di questo periodo spaziano da temi quali morte e crudeltà fino ai festeggiamenti fugaci e ai bei momenti degli attimi quotidiani.  La mostra approfondisce anche le opere che abbracciano gli anni ’60, ’70 e ’80, rivelando il suo continuo e sottile ridefinire la percezione della scultura.

La neve - Fausto Melotti
La neve – Fausto Melotti

Atmosfera lieve e poetica, intima e delicata. Qualsiasi siano i materiali, le forme e le idee delle opere di  Melotti, ci si imbatte in un ritmo visivo che invoca solitudine, spiritualità, sacralità, in una successione di presenze filiformi e vuoti che rimandano ad una processione rituale. Le malinconiche e assottigliate figure rinviano ad antiche divinità e le esile architetture, sfere e lame metalliche raccontano di luoghi invisibili all’occhio umano in cui non può che far inebriare lo spettatore di poesia e musica.

Le figure precarie di Fausto Melotti ricordano quelle di  Giacometti. Come i suoi contemporanei, in un periodo in cui al centro vi era l’uomo – insoddisfatto e fragile – con le sue continue e angosciose indagini sul mondo e se stesso, a riempire la scena non è più il volume dell’opera stessa ma bensì quel vuoto che si forma attorno ad essa, come se fosse aria rarefatta che si tramuta in tela.

Da quelle figure allungate ed esili emerge tutta l’esistenza dell’uomo, in quel preciso istante in cui sembra cadere nel buio eppure rimane in piedi, in movimento ma immobile. Le opere sembrano quasi sorrette dal cielo, come se fossero burattini nelle mani di Dio.

La sposa di arlecchino - Fausto Melotti
La sposa di arlecchino – Fausto Melotti
Il viaggio della luna - Fausto Melotti
Il viaggio della luna – Fausto Melotti

Non manca l’uso di più materiali nelle sue opere, ad esempio l’opera ”La neve” si presenta come una cascata di fili metallici con frammenti di stoffa bianca. Nell’esposizione troviamo anche il celebre ”Viaggio della luna”, sviluppata in orizzontale in cui si alternano figure astratte che misteriosamente, collegate da scalette e pedane, si susseguono come per anticipare il piccolo carro. Una costellazioni di immagini che rivela il suo lato fiabesco popolato da miti, favole e ricordi.

Il curatore della mostra curatore della mostra, Douglas Fogle, descrive queste forme  geometriche come ‘tremanti sulla soglia tra la solidità della figurazione e l’immaterialità dell’astrazione.’ Con  ”La sposa di Arlecchino’‘, Melotti invoca invece realtà frammentate, invitando gli spettatori a speculare sul mistero e sulla teatralità delle molteplici forme che hanno invaso la sua immaginazione.

Fausto Melotti
Fausto Melotti

“L’arte non rappresenta, ma trasfigura in simboli la realtà. L’arte è un viaggio. La solitudine e l’inquietudine delle memorie. Anche chiusa in un programma, spinta in un rigido contrappunto, composta in una camicia di forza, l’arte esce in un’ineffabile danza. L’artista non conosce ancora la seconda parola della sua poesia, non sa se al do segue il re fra le righe o il fa sopracuto, né se l’azzurro muore o si esalta. L’arte sorride a chi ride delle cose ingiustificate.”

Fausto Melotti

INFORMAZIONI UTILI

Fausto Melotti – Hauser & Wirth di New York

Tutte le informazioni

Hauser & Wirth, 32 East 69th Street. New York NY 10021
511 West 18th Street, New York NY 10011
Gallery hours:
Tuesday to Saturday, 10 am – 6 pm

Tutte le immagini:
© Fondazione Fausto Melotti, Milano

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