
Nella stalla della sfinge (trittico) 1980-1981. Courtesy Galleria Massimo de Carlo
Acrobata Clandestino, 1988. Courtesy Galleria Massimo de Carlo
Greenhouse. Serra. La mostra personale di Gianfranco Baruchello (1924) organizzata presso la Galleria Massimo De Carlo, situata nello storico Palazzo Belgioioso a Milano (fino al 18 marzo), è proprio questo: un ambiente artificiale che contiene una serie di opere del periodo che va dagli anni Sessanta agli anni Novanta, caratterizzata da geroglifici, segni, punti di riferimento e di crisi insieme precisi e ambigui, dove ci si può perdere e ritrovarsi allo stesso tempo. Lo spazio espositivo è costituito da tre sale, con un totale di dodici lavori, il cui fil rouge è la capacità di Baruchello nel tradurre in arte la sua relazione con lo spazio che lo circonda dando vita ad una narrativa sia politica e sociale, sia poetica e filosofica.

In mostra sono presenti grandi tele che esemplificano la “creatività di confine” dell’artista livornese. Una pittura frammentata e miniaturizzata fatta di disegni e scritte con frequenti rimandi alla filosofia o a simboli della società consumistica e televisiva, come il dittico della prima sala More news in a moment but first this message, un insieme di ritagli di giornale, fotografie e disegni a matita con cui si tenta di decodificare la complessa stratificazione di informazioni e linguaggi mediatici.
Vi sono poi gli assemblaggi in scatola, che rinviano a Duchamp e al suo ready-made, racconti dell’assurdo ricchi di sia di riferimenti storici come la guerra in Vietnam e l’ascesa del femminismo, sia di riferimenti personali come gli Archivi delle ossessioni dell’artista stesso.

Incontro di delegazioni a Compiègne, 1974. Courtesy Galleria Massimo de Carlo
Il nuovo contratto prevede la dissoluzione della controparte, 1975-77. Courtesy Galleria Massimo de Carlo
Altra tappa fondamentale del tragitto di Baruchello è il rapporto tra agricoltura e arte, come si evince dall’installazione Una casa in fil di ferro e Greenhouse, assemblaggio in scatola da cui trae il nome la mostra. Essi alludono al progetto Agricola Cornelia, azienda agricola fondata dall’artista in seguito alla ricerca di un proprio spazio fisico e mentale.
In linea con la poetica di Baruchello, Greenhouse si pone come un caleidoscopio di elementi in cui tutto c’entra con tutto, in una concatenazione virtualmente infinita. Come afferma Baruchello: l’unica cosa che non c’entra, l’unica frase e domanda da bandire, è proprio: “Cosa c’entra questo con quello?”

Archivio delle ossessioni. Il vegetale, 1979. Courtesy Galleria Massimo de Carlo
Informazioni utili
GREENHOUSE-Gianfranco Baruchello
Dal 26 gennaio al 18 marzo 2017
Piazza Belgioioso 2 – Milano