Con Meret Oppenheim Opere in dialogo da Max Ernst a Mona Hatoum, fino al 28 maggio 2017, il LAC Lugano Arte e Cultura, Museo d’arte della Svizzera italiana, presenta l’esposizione di una delle artiste più rinomate del Novecento, figura centrale della scena artistica degli anni Trenta.
Un centinaio di opere documentano il suo intero percorso, dagli esordi nella Parigi dei primi anni Trenta fino alle esperienze non figurative degli anni Settanta e Ottanta e si confrontano con alcuni celebri colleghi tra i maggiori esponenti del movimento dadaista e surrealista tra i quali Marcel Duchamp, Max Ernst o Man Ray e con artisti di epoca contemporanea come Mona Hatoum o Robert Gober.
Artista svizzera di origini tedesche, Meret Oppenheim trascorse lunghi periodi nella casa di famiglia a Carona, vicino a Lugano. A testimoniarlo, Lisa Wenger, nipote dell’artista e curatrice delle lettere e degli scritti inediti: “Per Meret, Carona e il Ticino rivestivano un ruolo molto importante. Luogo di villeggiatura prima, dal 1939 in poi accoglieva i suoi genitori e, dopo la loro morte, divenne di nuovo luogo di ricreazione e rivitalizzazione. È nel Ticino che passò un’estate magica con Max Ernst ed è Carona il luogo dove si rifugiava non appena poteva. Ed è a Lugano che accoglieva gli amici parigini che riuscivano a venire a trovarla dopo la sua partenza dalla Ville Lumière”.
Il percorso espositivo evidenzia le diverse stagioni del suo processo creativo, mette in luce la sua opera multiforme e il suo ruolo di anticipatrice di un’arte attuale e trascende il suo ruolo di musa ispiratrice dei surrealisti. Per Guido Comis, curatore MASI Lugano “In realtà questa mostra mette la Oppenheim in dialogo con altri artisti e non è un’operazione scontata perché l’artista ha vissuto un rapporto molto stretto ma anche controverso con quelli che sono stati i suoi compagni di strada della Parigi degli anni Trenta in particolare, per lei giovane donna che ha sentito la pressione e la fatica di doversi confrontare con artisti più affermati e decisamente più anziani di lei”.
“Questo condizionamento”, continua il curatore,” oltre che su di lei, ha pesato su tutte le letture che della sua opera sono state fatte perché per molti è stato difficile districare i diversi temi con i diversi ruoli, quello di artista, di musa e di modella e le mostre che sono state presentate negli ultimi anni, tra cui questa che volutamente si distingue, ne hanno presentato l’opera in tutta la sua ampiezza senza mai contestualizzarla, quasi a volerla mettere al riparo dal rischio di confronti che potessero risultare impegnativi”.
Per Maria Giuseppina Di Monte, direttrice dei Musei Andersen, Manzù e Praz di Roma, studiosa dell’opera di Meret Oppenheim e curatrice di quest’ampia panoramica artistica “le sezioni sono tante, ricche di spunti, ma non è una mostra ridondante, ma è una mostra che presenta delle forti salienze, una mostra di studio e di ricerca. Il taglio è nuovo e diverso ed è un impegno di ricerca che ci ha consentito di trovare collegamenti tangibili”.
E nelle sale del museo di Lugano si alternano i riflessi dada e surrealisti tra le opere di Meret e dei suoi colleghi artisti. Si esplora il tema del cibo tra, boccali, piatti e posate fino alla tazza impellicciata, opera celebre del 1936 dal titolo Le dejeuner en fourrure per passare ai dipinti e alle sue proiezioni fantastiche e legate al mito. Dalle creature della natura Meret Oppenheim passa negli anni quaranta e sessanta ad esprimere il suo radicamento al suolo quanto l’aspirazione a un’elevazione spirituale. La sezione dei ritratti e autoritratti è contigua a quella dedicata ai volti e alle maschere ideate in occasione delle feste di Carnevale di Berna e Basilea. E con i lavori degli artisti contemporanei, l’esposizione sottolinea la forza suggestiva della creatività di Meret Oppenheim che si trasmette sulle generazioni della seconda metà del Novecento.
Informazioni utili
Meret Oppenheim, opere in dialogo. Da Max Ernst a Mona Hatoum
11 febbraio – 28 maggio 2017
Lugano
In occasione della mostra è stato pubblicato un Catalogo Skira in edizione italiana e inglese.