Alessia Zorloni, economista della cultura e art advisor specializzata nel mercato dell’arte e nel settore museale, è docente allo IULM, all’Università Cattolica di Milano e presso la AIFO Academy della Associazione Italiana Family Officer. Ha sviluppato esperienze professionali in musei internazionali come la Kunsthalle Wien, la Tate Gallery, il Guggenheim Museum e la Smithsonian Institution e come consulente nella sede milanese di Boston Consulting Group. Il suo libro “The Economics of Contemporary Art. Markets, Strategies and Stardom” è stato tradotto in italiano, cinese e a marzo uscirà una versione anche in persiano, che verrà presentata alla Iranian Academy of Arts a Tehran. È uscito da poco il suo ultimo volume “Art Wealth Management. Managing Private Art Collections”, che analizza la relazione tra arte e finanza, focalizzandosi in particolare sulla gestione delle collezioni private.
Rispetto al primo libro che affronta il sistema dell’arte contemporanea e i suoi attori, questo nuovo volume tende ad essere più focalizzato sul mondo private, dunque sul collezionismo, che talvolta sfocia nella creazione di fondazioni private d’arte contemporanea. Da cosa deriva questo interesse?
«Il mio primo volume comprendeva un’analisi di quali fossero i meccanismi e le caratteristiche economiche del mercato dell’arte contemporanea in generale: con il tempo il mio interesse si è evoluto e focalizzato sul collezionismo e sulla gestione e valorizzazione dei patrimoni artistici privati. In questo senso il mio ultimo libro analizza le diverse problematiche economiche e giuridiche che le famiglie e le imprese private, con grandi patrimoni artistici, si trovano ad affrontare nella gestione e nella valorizzazione della propria collezione».
Dal tuo punto di vista come si è evoluto il collezionismo negli ultimi anni?
«Il mercato dell’arte si è sicuramente ampliato grazie all’ingresso di nuovi collezionisti alcuni dei quali con ambizioni museali, che concorrono per l’acquisto di opere di altissima qualità e prezzo. Pensiamo alle tante fondazioni, come la V-A-C Foundation a Venezia, la Hill Art Foundation a New York, e la Marciano Art Foundation a Los Angeles che apriranno nei prossimi mesi. Questo segmento di mercato costituisce una vera e propria domanda museale ed è in forte crescita. Dall’altra parte assistiamo all’ingresso nel mercato di un collezionista più giovane, che si avvicina all’arte soprattutto attraverso le nuove tecnologie. Un segmento in crescita quello delle vendite online che rappresenta circa il 7% del mercato, con opere in media al di sotto dei 50,000 euro».
In controtendenza rispetto al secolo scorso, oggi sempre più di frequente i collezionisti d’arte contemporanea scelgono di istituire Fondazioni private piuttosto che donare la collezione a un’istituzione pubblica già esistente. Come mai?
«In questi anni è mutato l’atteggiamento dei collezionisti, alcuni dei quali decidono di condividere il proprio patrimonio artistico, non più donando le loro collezioni ad enti pubblici ma soprattutto aprendo i loro musei privati. Le donazioni ai musei sono in calo per il semplice fatto che i musei pubblici spesso non hanno lo spazio per esporre le loro collezioni permanenti. Per fare solo qualche esempio il Guggenheim espone circa il 3% delle proprie opere, la Tate il 20% ed il Louvre non più del 8%. Un problema piuttosto sentito dai collezionisti privati che, sempre più raramente, decidono di donare le opere in proprio possesso a un museo pubblico senza richiedere come condizione vincolante della donazione, l’esposizione permanente dell’intera collezione donata».
Qual è il ruolo del collezionismo in Italia. Quali gli ostacoli all’espansione del mercato e quali i passi fatti finora in materia di politiche culturali e legislazione?
«Se in generale in Italia il mercato dell’arte appare minoritario, occupa un posto di discreta importanza nel panorama del collezionismo internazionale. Sono, di fatto, molte le collezioni di arte contemporanea italiane di notevole importanza note a livello internazionale. Dalle classifiche stilate ogni anno da ArtNews e Artnet, riferite ai più importanti collezionisti del mondo, possiamo rilevare che negli ultimi tre anni la presenza dei collezionisti italiani è stata significativa. In particolare troviamo Miuccia Prada e Patrizio Bertelli, Ginevra Elkann, Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Nicoletta Fiorucci, Valeria Napoleone e la famiglia Maramotti. Inoltre ci sono molte Fondazioni private che promuovono l’arte contemporanea e che stanno realizzando dei programmi eccellenti. Un importante passo in direzione di un riconoscimento dell’attività di queste Fondazioni, è rappresentato dalla nascita del Comitato delle Fondazioni di Arte Contemporanea. Certamente molto ancora può essere fatto per le Fondazioni private, come renderle destinatarie dei benefici dell’Art Bonus, per ora limitati alle strutture pubbliche».
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una globalizzazione del mercato dell’arte con l’ingresso di nuovi buyers e una sempre maggiore radicalizzazione di nuove proposte artistiche provenienti da Paesi emergenti. Questi cambiamenti che impatto hanno avuto sul mercato dell’arte?
«Sicuramente il trend che ha caratterizzato il mercato dell’arte negli ultimi anni è legato alla crescente rilevanza assunta dall’arte moderna e contemporanea e all’ampliamento dello spazio geografico, con l’accesso al mercato di Paesi emergenti come Cina, India, Russia e Brasile. A trainare questo mercato è stata la crescente disponibilità economica dei collezionisti che ha spinto molte case d’aste e gallerie ad aprire in loco nuovi punti commerciali. La crescita del mercato ha portato anche nuovi capitali determinando un processo di finanziarizzazione del mercato dell’arte. L’arte è sempre più vista come un bene rifugio, uno strumento valido per differenziare i propri investimenti e l’Art & Finance Report 2016 pubblicato da Deloitte e ArtTactic conferma questa tendenza. In base a questo Report circa il 73% dei wealth managers nel 2016 dichiara che i propri clienti desiderano inserire l’arte e gli oggetti da collezione nella gestione dei loro patrimoni. Ciò in qualche modo spiega la presenza sempre più costante sul mercato di banche e società di consulenza che offrono servizi di art advisory.»
Il tuo libro è stato presentato nella sede milanese di Deloitte Italia con una tavola rotonda orientata al collezionismo che ha riscosso molto interesse. Ce ne saranno altre in programma?
«Sì, l’intenzione è quella di creare una serie di incontri che vedano coinvolti collezionisti e professionisti per presentare il libro in varie città. Il prossimo appuntamento sarà il 7 marzo a Torino alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo con una tavola rotonda promossa da Sandro Mori, private banker di Banca Mediolanum e condotta dal giornalista Giacomo Nicolella Maschietti alla quale parteciperanno Patrizia Sandretto Re Rebaudengo, Presidente della Fondazione omonima, Ilaria Bonacossa, Direttrice della fiera Artissima, Emanuele Chieli, Presidente della Fondazione Camera-Centro Italiano per la Fotografia, Eva Brioschi, Curatrice della Collezione la Gaia e Barbara Tagliaferri, coordinatrice del settore Art & Finance per Deloitte Italia. Seguirà una presentazione anche a Firenze alla Fondazione Palazzo Strozzi il 15 marzo supportata da Deloitte e una a Roma ad aprile organizzata in collaborazione con Civita.»
Informazioni utili
Alessia Zorloni – “Art Wealth Management. Managing Private Art Collections”