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Manet e la Parigi moderna. Dall’8 marzo in mostra a Milano

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Edouard Manet Il balcone, 1868-1869 Olio su tela, 170 x 125 cm – Parigi, Musée d’Orsay – © René-Gabriel Ojéda / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari

Ostacolato e criticato in vita da una giuria che non ha amato il suo dipinto “di nudi” Déjeuner sur l’herbe, tela principale del Salone dei rifiutati del 1863, Édouard Manet ha avuto in verità un ruolo fondamentale nella storia dell’arte europea. A lui e al suo genio artistico è dedicata oggi la mostra allestita all’interno del Palazzo Reale di Milano, curata da Guy Cogevale, Caroline Mathieu e Isolde Pludermacher, intitolata Manet e la Parigi moderna.
Promotore di una nuova corrente pittorica, quella dell’Impressionismo, Manet (1832-1883) utilizzò tecniche innovative nel riportare su tela soggetti del tutto originali per l’epoca in cui ha vissuto.

Edouard Manet Ritratto di Émile Zola, 1868 Olio su tela, 146 x 114 cm - Parigi, Musée d’Orsay - © René-Gabriel Ojéda / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari
Edouard Manet
Ritratto di Émile Zola, 1868
Olio su tela, 146 x 114 cm – Parigi, Musée d’Orsay – © René-Gabriel Ojéda / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari

Così, la rassegna milanese che gli renderà omaggio sino al 2 luglio 2017, vuole portare lo spettatore alla scoperta della sua meravigliosa modernità in una Parigi in pieno fermento, nella quale lui camminava quotidianamente a lungo per osservare la vita, le luci, la natura.
Le opere disposte lungo le sale di Palazzo Reale sono un centinaio, e arrivano dalla collezione del Musée d’Orsay di Parigi. Cinquantaquattro sono i dipinti, di cui sedici capolavori di Manet e quaranta di artisti altrettanto importanti come Boldini, Cézanne, Degas, Monet, Renoir, Signac, Tissot, Béraud.

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Edouard Manet Berthe Morisot con un mazzo di violette, 1872 Olio su tela, 55,5 x 40,5 cm – Parigi, Musée d’Orsay – © René-Gabriel Ojéda / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari

A queste opere si aggiungono undici tra disegni ed acquerelli di Manet, una ventina di disegni degli altri pittori e sette tra maquettes e sculture.
Pennellate sensibili e vibranti, le vie, i locali e le feste parigine, i colori, i tessuti, le nature morte: tutto questo illumina le sale dedicate a Manet e ai suoi colleghi. Tra il 1852 e il 1870 la città francese si trasformò, sotto le direttive dell’Imperatore Napoleone III e del geniale prefetto della Senna, il Barone Haussmann. La metropoli aveva bisogno di nuovi edifici, e così ebbe inizio una radicale trasformazione. Tra tutti il luoghi, l’Ile de la Cité, dove sorge la cattedrale di Notre-Dame.

Ma non tutta Parigi cambiò allo stesso modo, non le strade in cui si aggirava Manet, non la collina di Montmartre, di cui Lépine ha restituito le atmosfere campagnole, o in centro, da cui Gauguin ha preso ispirazione per La Senna al Ponte Iéna. Tempo nevoso ( 1875), che racconta una città immersa nella neve e nel ghiaccio…
Ma di fatto i cambiamenti avvennero in un modo o nell’altro, e oggi li vediamo in questa rassegna, passo passo, attraverso i capolavori sulle tele appese.

Tra scene di vita familiare e società ci sono le nature morte, tornate in auge negli anni sessanta del XIX secolo, alle quali il protagonista della rassegna guardava con particolare interesse, per esempio con il Ramo di peonie bianche e cesoie del 1864, pronunciandosi così: “Già lo sapete, la mia principale ambizione è quella di diventare il San Francesco della natura morta”.

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Edouard Manet Il pifferaio, 1866 Olio su tela, 161 x 97 cm – Parigi, Musée d’Orsay – © René-Gabriel Ojéda / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari

Certamente, ad attirare l’attenzione c’è anche il simbolo della mostra, quel Pifferaio del 1866; un olio su tela che fece scalpore e venne criticato al Salon dello stesso anno ( nessuno aveva dimenticato la colazione di tre anni prima ) per la mancanza di ambientazione e un’eccessiva, a dire della giuria, bidimensionalità, data da un particolare utilizzo del colore. Ma qualcuno difese il dipinto, come Emile Zola, che al riguardo disse: “La semplificazione creata dall’occhio chiaro e giusto dell’artista, ha fatto della tela un’opera assolutamente delicata e ingenua, deliziosa fino alla grazia e reale fino all’asprezza […] non credo sia possibile ottenere un effetto più potente con mezzi più semplici”.

Gli accademici hanno negato a lungo la grandezza di Manet, ma come disse Charles Baudelaire a conclusione del Salone del 1845- Il pittore, il vero pittore sarà colui che saprà strappare alla vita odierna il suo lato epico- . Il poeta annunciò così l’avvento di una pittura nuova, capace di rendere epica la modernità delle città contemporanee, delle quali ovviamente la capitale non poteva che essere Parigi. Ed Édouard Manet ne fu il narratore per immagini.

Alfred Stevens Il bagno, 1873-1874 Olio su tela, 73,5 x 92,8 cm - Parigi, Musée d’Orsay - © René-Gabriel Ojéda / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari
Alfred Stevens
Il bagno, 1873-1874
Olio su tela, 73,5 x 92,8 cm – Parigi, Musée d’Orsay – © René-Gabriel Ojéda / RMN-Réunion des Musées Nationaux/ distr. Alinari

Manet e la Parigi moderna
Palazzo Reale – Milano
Dall’8 marzo al 2 luglio 2017
Produzione : Comune di Milano – Palazzo Reale – MondoMostre Skira
In collaborazione con il Musée d’Orsay e dell’Orangerie di Parigi
Info: www.palazzorealemilano.it – www.manetmilano.it
Infoline e prevendite. tel. 02 92800357 – www.vivaticket.it

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