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Divina Creatura. La moda nelle arti del secondo Ottocento

Divina creatura Giovanni Boldini: Ritratto di signora con cappello e ombrellino, circa 1900-1905, olio su tela, 71,3 × 45,7 cm. Lugano, Museo d’arte della Svizzera italiana
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Giacomo Grosso: Ritratto di Elena di Savoia-Aosta d’Orléans (dettaglio), 1898, olio su tela, 250 × 137 cm. Venaria Reale, Musei degli Appartamenti Reali, Castello della Mandria

Ha inaugurato alla Pinacoteca Züst la mostra Divina Creatura. La donna e la moda nelle arti del secondo Ottocento.

Sessanta sculture e dipinti accomunati da una parola d’ordine: fascino. L’obiettivo della mostra è quello di ricreare e testimoniare, nelle sale espositive della Pinacoteca Züst (a Rancate nel vicino Ticino) quello che è stato un vero e proprio cambio di paradigma nella storia del costume femminile in Europa.

Si potrebbe individuare nel 1858 l’anno della svolta. In quella data difatti a Parigi esplose l’Haute Couture di Worth, subito amplificata e diffusa dai primi Grand Magasins che spopolano nelle principali metropoli europee.
La circolazione di figurini e di molte riviste illustrate, tra cui la celebre “Margherita”, l’irrompere della fotografia, specie nel formato carte de visite, i celebri affiches di Sartorie e Grandi Magazzini, portano a diffondere la moda, in modo molto capillare.
Sono quelli gli anni in cui si consolida il ruolo della donna, ora anche protagonista al di fuori delle pareti domestiche. Attentissima al proprio ruolo sociale e alla immagine che contribuiva a veicolarlo.

Pur presentando alcuni favolosi abiti d’epoca e un nucleo di ventagli firmati da Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Federico Zandomeneghi, Giuseppe De Nittis, Pompeo Mariani e Pietro Fragiacomo, la Pinacoteca Züst sceglie di illustrare questo felice momento storico ricorrendo alle testimonianze che i grandi artisti ci tramandano attraverso le loro magnifiche opere.

>> Soprattutto attraverso il ritratto su commissione è possibile seguire le rapide e sorprendenti evoluzioni dell’abbigliamento femminile.

I personaggi raffigurati, sia che appartengano all’aristocrazia o alla borghesia, posano per i pittori e gli scultori vestiti e acconciati con attenzione nei confronti dei dettami imposti dalla moda ma anche, assecondando sottili strategie comportamentali, in modo da mostrarsi in sintonia con il proprio preciso ruolo sociale.

Divina creatura
Giovanni Boldini: Ritratto di signora con cappello e ombrellino, circa 1900-1905, olio su tela, 71,3 × 45,7 cm. Lugano, Museo d’arte della Svizzera italiana

Spesso i modelli sono rappresentati da donne simbolo, a cominciare dalla regina d’Italia, Margherita di Savoia, o da figure appartenenti all’aristocrazia internazionale.
Alla contessa Carolina Maraini Sommaruga (1869-1959) è dedicata una sezione apposita della mostra che pone un’attenzione particolare sulle attività filantropiche della contessa, che la portarono ad esempio a donare la sua villa romana alla Confederazione, oggi sede dell’Istituto Svizzero, che presta per l’esposizione il ritratto realizzatole da Vittorio Corcos.

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Vittorio Corcos- Ritratto di Carolina Maraini Sommaruga, 1901, olio su tela, cm 224 x 130. Roma, Fondazione per Istituto Svizzero

Negli anni del realismo, accanto a Bertini – caposcuola il cui ruolo appare oggi non ancora pienamente riconosciuto – tra i ritrattisti più significativi in tal senso si ricordano almeno Domenico e Gerolamo Induno, Eleuterio Pagliano, Mosè Bianchi, Antonio Ciseri, Tranquillo Cremona, Ernesto Fontana, in una mappa che attraversa le regioni d’Italia e travalica il confine elvetico.

>> Accanto al ritratto, negli anni del realismo è la pittura di genere a documentare con efficacia iconografica ed esemplare obbiettività l’evoluzione della moda femminile, ma anche le più diffuse tipizzazioni dei ruoli. Dopo il 1860 in pittura si moltiplicano le scene di ambientazione quotidiana e borghese, ispirate a momenti di vita familiare in cui è protagonista, come si diceva, la donna.

Si tratta di composizioni che sullo sfondo di interni domestici o di strade cittadine o di paese rappresentano figure femminili impegnate nei lavori ad ago, nella lettura, nella conversazione, nel passeggio, in riposo, con i figli. Di ciascuna, molto spesso, gli artisti restituiscono l’abbigliamento con dettagliata cura perfino negli accessori, in modo da permettere allo spettatore di seguire, di anno in anno, le minime mutazioni di gusto, trasformando la moda in uno degli elementi che determinano la modernità dell’opera.

Divina Creatura. La donna e la moda nelle arti del secondo Ottocento
15 ottobre 2017 al 28 gennaio 2018
Pinacoteca cantonale Giovanni Züst
Rancate (Mendrisio), Cantone Ticino, Svizzera

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