La criptomoneta Bitcoin è stata uno dei protagonisti più incredibili dei mercati finanziari negli ultimi mesi. E’ passata da valere meno di mille dollari un anno fa a quasi 20 mila dollari lo scorso dicembre per precipitare quasi a 8 mila in gennaio. Per qualcuno è solo una grande truffa. Ma gli esperti sottolineano che, dietro Bitcoin e le altre criptomonete, c’è una tecnologia davvero rivoluzionaria: la blockchain (“catena di blocchi”), che può essere usata per rendere più democratico, trasparente e sicuro qualsiasi mercato, anche quello dell’arte. Lo sostiene per esempio Frédéric de Senarclens, ex gallerista ora animatore del sito www.artmarket.guru, che ha appena pubblicato il rapporto “Come fare e proteggere gli investimenti in arte attraverso la tecnologia blockchain”.
«Nel comprare opere d’arte, vengono trasferite grandi quantità di soldi online, sollevando questioni di sicurezza e autenticità – spiega de Senarclens ad ArtsLife -. Con la tecnologia blockchain, la formazione di piattaforme aperte di scambi incoraggia una massima sicurezza, dove non possono succedere atti di pirateria o falsificazioni. La trasparenza e fiducia che blockchain offre alle transazioni online e’ un tremendo salto in avanti tecnologico, che riduce la necessita’ di intermediari e di alti costi di intermediazione».
C’è infatti chi ha definito blockchain “la macchina della fiducia”, proponendo di usarla per esempio per registrare i titoli delle proprietà immobiliari al posto del catasto, spesso inaffidabile in molti Paesi. La Harvard Business Review l’ha spiegata come “un registro – o libro mastro – pubblico, aperto e distribuito, che può registrate le transazioni fra due controparti in modo efficiente, verificabile e permanente”.
Quindi il primo impiego della blockchain nel mondo dell’arte è per certificare e verificare la provenienza e autenticità delle opere d’arte. Una società che offre questo servizio è Verisart (www.verisart.com), che conta fra gli artisti contemporanei suoi clienti Shepard Fairey. In futuro Verisart punta a registrare anche opere di artisti del passato, lavorando con chi gestisce il loro patrimonio.
«La possibilità di avere certificati digitali delle compravendite di opere d’arte ha un impatto positivo anche sulle pratiche di trasporto e sulle assicurazioni», aggiunge de Senarclens.
Un secondo impiego riguarda la produzione e vendita dell’arte digitale, spiega Jason Bailey, creatore del database www.artnome.com. «Un grosso problema per gli artisti digitali è quanto è facile duplicare e ‘piratare’ le loro opere – dice Bailey -. Blockchain lo risolve introducendo l’idea della ‘scarsità digitale’: pubblicare un numero limitato di copie e legarle a ‘blocchi’ unici che provano la loro proprietà». Una piattaforma che offre questo servizio è DADA.nyc, un mercato online decentralizzato dove si possono comprare opere digitali in edizioni limitate con la protezione della proprietà intellettuale (IP) e la prova di possesso. Gli acquisti vengono fatti pagando con una criptomoneta come Bitcoin e un plus è la possibilità di dialogare direttamente con l’artista (che fra l’altro incassa il 70% della vendita, mentre il 30% va a DADA).
Ci sono anche artisti, come Sarah Meyohas, che hanno cominciato a creare una propria valuta digitale basata sulle proprie opere. La criptovaluta di Meyohas si chiama BitchCoin: 1 BitchCoin “vale” 25 pollici quadrati di foto stampate dell’artista, spiega il suo sito www.bitchcoin.biz e sottolinea che “permette ai collezionisti di investire direttamente in Sarah Meyohas come produttrice di valore” o, in altre parole, e’ “una scommessa” sul valore dell’artista.
A proposito di investimenti, stanno nascendo anche nuovi fondi specializzati in arte che usano la blockchain. Al via quest’anno è Maecenas (www.maecenas.com) che si definisce “la prima piattaforma aperta blockchain per democratizzare l’accesso all’arte”. In pratica trasforma opere valutate milioni di dollari in tante piccole unità digitali che possono essere comprate e vendute in tempo reale come azioni in Borsa. Al lancio in queste settimane è Tend (www.tend.swiss), una piattaforma simile su cui però sono trattate non solo opere d’arte, ma anche oggetti di lusso come auto da corsa, orologi e vini da collezione.
@mtcometto