Il Mark Bradford venduto da Phillips per la cifra record di $12 milioni ha trovato casa nella Città degli Angeli: ad acquistarlo è stato il The Broad Museum.
A volte anche le storie delle opere hanno un loro lieto fine. L’opera di Mark Bradford, Helter Skelter (2007), fra gli highlights dell’ultima asta di Phillips a Londra dell’8 marzo scorso e che ha segnato il nuovo record price per l’artista ($12 milioni di dollari), non finirà in una collezione privata ma rimarrà visibile al pubblico. Ha infatti trovato una nuova casa di tutto prestigio: l’acquirente si è rivelata infatti essere la grande collezionista e mecenate Eli Broad, fondatrice del The Broad Museum di Los Angeles. Helter Skelter diventerà uno dei pezzi centrali in collezione.
La curatrice del museo, Joanne Heyler, ha spiegato che questo lavoro di Mark Bradford era davvero importante per la collezione del museo con sede a Los Angeles e per questo era necessario combattere per aggiudicarselo in asta. La curatrice descrive infatti quest’opera monumentale come un “masterpiece”, un capolavoro: «Non solo perchè di uno dei più importanti artisti americani del nostro periodo, ma anche perché fa riferimento a un periodo abbastanza difficile della storia di Los Angeles, quando il leader Charles Manson incitava all’odio e alla lotta razzista nei tardi anni ’60, che lui aveva appunto denominato Helter Skelter»
«Questa è un’opera straordinaria, di uno dei più importanti lavori del nostro tempo,e siamo onorati di aver avuto un ruolo nell’assicurare una magnifica nuova casa a questo vero capolavoro» ha affermato Jean-Paul Engelen, co-direttore del dipartimento d’arte contemporanea di Phillips.
Dopo l’apertura nel 2015 del museo, disegnato dai famosi architetti Diller Scofidio + Refrain collaborazione con Gentler, nella centralissima Grand Avenue di Los Angeles, il The Broad grazie anche alla longimiranza e fervente passione della sua mecenate, è diventato una delle istituzioni private più attive fra acquisizioni e attività, con una programmazione espositiva e culturale di alto livello.
Il The Broad continua infatti ad arricchire la propria collezione con le migliori opere dei più grandi artisti internazionali del contemporaneo, come l’opera di Yayoi Kusama Longing for Eternity (2017) che ha appena aperto al pubblico lo scorso 17 marzo: E’ la seconda opera dell’artista giapponese dopo Infinity Mirrored Room presente all’interno museo e acquisita anche inseguito al grande successo della mostra della Kusama ospitata nel 2013.
Il museo nell’ultimo periodo ha poi aggiunto alla propria collezione: un lavoro di Kerry James Marshall, Untitled (2017), (primo di questo artista ad entrare nella collezione), un ampio lavoro fotografico in 60 parti di Sherrie Levine, After Russell Lee 1–60(2016), opere di Sam Francis, Jasper Johns, Jeff Koons, Sharon Lockhart, Robert Longo, Julie Mehretu, Lari Pittman, Thomas Struth, Jeff Wall, e Jonas Wood.
Inoltre, a conferma del proprio interesse in uno dei più promettenti artisti americani dell’ultima generazione, pare che il oltre al lavoro in asta da Phillips, il The Broad abbia acquistato in questi giorni anche un’opera più recente di Mark Bradford, intitolata I heard you got arrested today (2018), che attualmente è parte dell’esposizione della nota galleria Hauser & Wirth a Los Angeles (fino al 20 Maggio).
Due sono i dati certi che emergono da notizie come queste:
- Il modello americano/anglosassone di supporto e agevolazione del mecenatismo privato continua a essere di successo e forse si conferma oggi, ormai a livello globale, come l’unico davvero possibile, capace dei progetti e realtà culturali/artistiche di maggiore qualità, stabilità e successo. Emerge anche che in Europa -nonostante la tradizione di un mecenatismo pubblico (figlio ancora del periodo di nascita dello Stato/Nazione, ma ormai inattuale e insostenibile per i più)- sia oggi necessario continuare a lavorare su questo fronte, favorendo l’iniziativa privata a favore dell’arte e della cultura, stimolandola anche con vantaggi fiscali, così come in parte si è iniziato a fare con l’Art Bonus.
- Si evidenzia come il mercato di Mark Bradford si stia davvero scaldando: anche a seguito della sua recente partecipazione alla Biennale di Venezia con l’apocalittico lavoro al Padiglione Americano, le quotazioni dell’artista sono in crescita, lo rappresenta una galleria di tutto prestigio, la Hauser&Wirth e numerose sono state le commissioni a livello istituzionale. Bradford si va dunque affermando come uno degli artisti americani consolidati tra i più giovani. Sicuramente un artista da tenere d’occhio.