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Da Ribera a Luca Giordano. Caravaggeschi a Palermo. Gli eredi del Merisi a Villa Zito. La mostra e le foto

Caravaggeschi a Palermo Maestro dell’Annuncio ai pastori - Adorazione dei pastori, 1630 ca Firenze, Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi
caravaggeschi
Mattia Preti – Susanna e i vecchioni, 1656-59 Firenze, Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi

A Villa Zito, fino al 10 giugno 2018, nell’ambito di Palermo Capitale Italiana della Cultura 2018, “Da Ribera a Luca Giordano – Caravaggeschi e altri pittori della Fondazione Roberto Longhi e della Fondazione Sicilia”.

In 30 dipinti della Fondazione Longhi e della Fondazione Sicilia, l’epopea della pittura caravaggesca in Italia e in Europa, e le differenti maniere di applicare e rielaborare lo stile del Merisi fra italiani e stranieri.

Palermo. Dominata quasi interamente dalla Spagna stretta alleata dello Stato della Chiesa, l’Italia del XVII Secolo aveva perso, con la Controriforma, quella libertà di pensiero che durante il Rinascimento ne aveva fatto il faro culturale d’Europa. La debolezza politica dei vari potentati italiani, fece sì che nessuno, a parziale eccezione della Repubblica di Venezia e del Granducato di Toscana, potesse combattere l’influenza della Spagna, rigida guardiana delle prerogative ecclesiastiche, che avrebbe soffocato per oltre due secoli qualsiasi tentativo di progresso civile.

A differenza dell’Europa del Nord, dove si diffonde un’arte “realista”, dedicata alla nascente committenza borghese, in Italia la pittura di genere conosce scarsa diffusione, tranne a Genova e Venezia, dove grazie agli scambi commerciali la vita intellettuale e civile è meno stagnante.

Caravaggeschi a Palermo
Luca Giordano – Giuditta con la testa di Oloferne 1660-70 Palermo, Sicily Art and Culture. Società strumentale della Fondazione Sicilia

Nel resto d’Italia un metaforico sudario si posa sul progresso civile, e da parte sua Michelangelo Merisi da Caravaggio era riuscito a raccontarne le miserie morali attraverso un naturalismo mistico che riusciva a esprimere quella commistione di pietà lussuria, ipocrisia e senso del sacro, tratteggiando in controluce i caratteri della mentalità italiana dell’epoca (ma non solo), densa di contrasti e contraddizioni.

Alla morte prematura del Caravaggio, la sua lezione pittorica conobbe però numerosi continuatori, tanto era stato il fascino esercitato dalle novità artistiche da lui introdotte, sia nella maniera “soprannaturale” di illuminare i suoi dipinti, senza che si riesca a individuare la fonte della luce, sia nel superamento della bellezza classica rinascimentale e manierista.

La mostra Da Ribera a Luca Giordano, curata da Maria Cristina Bandera, riunisce opere di pittori caravaggeschi provenienti dalle collezioni della Fondazione Longhi e della Fondazione Sicilia, nella memoria del critico ferrarese che a questa scuola pittorica dedicò lunghi anni di studio, oltre a esserne stato appassionato collezionista.

Caravaggeschi a Palermo
Giovan Battista Caracciolo – Cristo morto trasportato al sepolcro Firenze, Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi

Il caravaggismo è stato un fenomeno importante nell’arte del Seicento non soltanto italiana bensì europea, avendo ispirato anche pittori francesi, spagnoli e fiamminghi; in quest’ottica, la mostra palermitana documenta la differente maniera di utilizzare il caravaggismo in Italia e nei Paesi protestanti, aprendo impietose riflessioni che toccano anche l’Italia contemporanea. I seguaci italiani di Caravaggio non ebbero la sua spregiudicatezza, nell’arte come nella vita privata, e nessuna delle loro opere possiede il sordido, xx, naturalismo del maestro.

Il Merisi non aveva difficoltà a “ingaggiare” temporaneamente una zingara o una prostituta perché gli facesse da modella, e senza remore, forse anche con intimo compiacimento, la elevava alla stregua di vergine o santa, tradendo in questo modo la vera natura umana e uscendo dalla ieraticità della Controriforma. I vari Andrea Vaccaro, Giacinto Brandi, Mattia Preti, ne portano avanti il misticismo, ma perdono in verità; in particolare, il Santo certosino in lacrime del Brandi è indicativo dell’Italia fatalista dell’epoca, dove la morte non è argomento di riflessione in chiave di vita terrena (quando l’Amleto di Shakespeare ne discetta a livello esistenziale), ma una dato del volere divino.

Caravaggeschi a Palermo
Maestro dell’Annuncio ai pastori – Adorazione dei pastori, 1630 ca Firenze, Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi

Anziché incentrata sulla realizzazione di sé, seguendo il senso critico e il cartesiano istinto del dubbio, la vita dell’italiano sotto la Controriforma doveva essere una sorta di preparazione alla morte, in rigido rispetto dei dogmi divini. Mattia Preti si allontana in parte da una simile visione, ma la sua Susanna non possiede la verità umana delle donne di Caravaggio, avvolta in quella ieraticità barocca che sempre rimanda all’idea del peccato.

Un approccio diverso al caravaggismo lo ebbe, fra gli altri, Valentin de Boulogne, che dalla natia Francia, dopo aver respirato il clima della pittura nordica, giunse a Roma nel 1614 sulle orme di connazionali quali Simon Vouet e Nicolas Tournier, per studiare Caravaggio. All’atmosfera mistica della Negazione di Pietro (il cui impianto rimanda alla Vocazione di San Matteo del Merisi), si aggiungono scorci di vita quotidiana: i soldati che giocano ai dadi conferiscono al quadro un’inequivocabile atmosfera di taverna, sulla scia dei Bentvueghels, la “confraternita” di pittori stranieri a Roma che faceva capo ai fiamminghi. Pur elegiaco e meno naturalista di Vouet, la sua tela è viva, e la violenza della gestualità si coniuga al tono elegiaco.

Caravaggeschi a Palermo
Maestro dell’Annuncio ai pastori – Adorazione dei pastori, 1630 ca Firenze, Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi

Paradossalmente, dopo Caravaggio, a raccontare la realtà della Roma del Seicento non furono gli italiani, ma i fiamminghi e i francesi, che la realtà quotidiana avevano imparato a guardarla grazie a quella rivoluzione del pensiero che era stata la Riforma Luterana.

Una particolare attenzione merita Luca Giordano, che fu un caravaggesco “di passaggio”, perché la sua pittura si pone a metà fra Jusepe de Ribera, che di Caravaggio fu continuatore, e la leggerezza formale e cromatica del Settecento. Quella della scuola caravaggesca fu un’epopea che ebbe, nei suoi seguaci, differenti letture dovute al differente ambito culturale di provenienza, e che documenta la contrapposizione fra l’Italia controriformata e il Nordeuropa luterano.

Caravaggeschi a Palermo
Filippo di Liagno – Bivacco notturno al chiaro di luna, 1614-17 Firenze, Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi

Informazioni utili

Da Ribera a Luca Giordano

Caravaggeschi e altri pittori della Fondazione Roberto Longhi e della Fondazione Sicilia

Villa Zito, via della Libertà, 52, Palermo

Dal 17 febbraio al 10 giugno 2018

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