L’Alfabeto segreto di Keith Haring: una mostra all’Albertina di Vienna (fino al 24 giugno) svela il significato dei suoi potenti simboli.
Molti possono avere sempre pensato che le opere di Keith Haring non fossero altro che un’espressione un po’ pop e street dell’immaginario metropolitano, combinato con quello della cultura di massa e dei mass media, un mix simbolico fra arte di strada e mondo dei cartoni e dei comix. Eppure queste vivaci figurette animate, così apparentemente semplici nella loro grafica naive e minimal, sono parte di una complessa e ricca simbologia, di un alfabeto fortemente personale ma estremamente potente che Haring aveva creato, e che ora è stato decifrato.
All’Albertina di Vienna è in corso fino al prossimo 24 giugno la mostra “Keith Haring- The Alphabet” che intende gettare nuova luce sul significato del complesso e personale linguaggio visivo dell’artista.
Fra le numerose mostre che tutto il mondo sta dedicandogli in occasione del 3o° anniversario dalla sua precoce morte (come abbiamo viste anche in Italia recentemente fra Milano, Bologna e Firenze), quella all’Albertina si distingue da tutte le altre proprio per questa nuova prospettiva: si ripropone di decodificare il significato ancora segreto delle sue iconografie più ricorrenti, svelandone così il messaggio e le fonti che ispirarono il famoso street artist, che aveva studiato semiotica quando era alla School of Visual Arts a New York ed era stato da sempre affascinato dai diversi codici di linguaggio che l’uomo crea per esprimersi.
“Mi affascinano le forme che le persone scelgono come simboli per creare un loro linguaggio” Aveva affermato un tempo l’artista. ” C’è qualcosa nella struttura basica di tutte queste forme, il riferimento a un intero oggetto racchiusa in poche linee, che diventano un simbolo. E’ qualcosa di comune a tutti i linguaggi, a tutti gli uomini, in tutte le epoche”
Nell‘alfabeto di simboli pittorici, come dei pittogrammi, che Haring si era creato, ogni figura ricorrente non è per nulla casuale o fine a sé stessa, ma implica in sé tutta una serie di fonti, e porta tutta una serie di messaggi che contribuiscono al senso più ampio che l’opera vuole comunicare, che si rivela così molto più complesso di quello che una lettura superficiale farebbe intendere.
Alcuni dei suoi simboli in realtà erano già noti come il ricorrente “radiant baby“, simbolo del futuro e della perfezione. Per esempio però probabilmente pochi sanno come i geroglifici egizi furono un’importantissima fonte di ispirazione per il personalissimo alfabeto di pittogrammi usato poi da Haring nelle sue opere. Molte altre figure altrettanto ricorrenti non erano state infatti ancora inquadrate e interpretate completamente, e la ricerca scientifica che sta dietro a questa esposizione ha dato un enorme contributo in questo senso.
Scopriamo allora insieme alcuni dei più affascinanti significati dietro al personalissimo alfabeto artistico di Haring, costituito da una ricca simbologia carica anche di valenze politiche e sociali.
- La Folla. Nelle opere di Haring la folla è un soggetto molto frequente, volto a trasmettere un’immagine di forza. Può in realtà avere sia una valenza positiva, che negativa. A volte la folla è rappresentata come potente e invincibile, come una forza collettiva contro l’oppressione. In altri casi può fare però riferimento anche a stragi e tragedie collettive. Haring aveva spiegato infatti di esser rimasto estremamente scioccato da piccolo nel vedere in TV le immagini della guerra in Vietman o delle lotte razziali, e come questo avesse avuto una forte influenza nella formazione di un suo interesse per la politica e per il suo impegno sociale. Per questo la folla rappresenta per Haring anche una massa che può essere facilmente plasmata e portata fuori strada da dittatori e falsi idoli.
- La Croce. Haring è cresciuto in una famiglia molto religiosa, ma crescendo rifiuta completamente quella cristianità fondamentalista con tutti i suoi dogmi a cui era stato educato, e le sue opere sono spesso per questo motivo molto critiche nei confronti della Chiesa che cerca di controllare e reprimere i suoi fedeli. Spesso le croci sono rappresentate su degli schermi, perché nella storia sono state spesso impiegate anche come strumento per legittimare torture e uccisioni, molte volte alla presenza di intere folle, come spettacolo collettivo. Molte simbologie rivelano una profonda conoscenza delle storie bibliche, figure topiche dei testi sacri diventano simboli nelle sue opere.
- Il cane. Cani che danzano, abbaiano o mordono sono altre figure ricorrenti nella produzione di Haring, e spesso sono diventate fra le immagini più iconiche associate all’artista. In realtà le figure che oggi identifichiamo come cani inizialmente erano creature abbastanza indefinite, spesso rappresentate su due zampe. Potevano essere identificate come una rappresentazione mitica dell’essere umano. Il riferimento va infatti direttamente all’Antico Egitto, dove il dio Anubi con la testa di sciacallo era il guardiano della morte. Nelle opere di Haring, l’immagine del cane che abbaia o attacca delle figure umane si ricollegherebbe proprio a questa doppia concezione della figura egizia di vita e morte, ma anche all’idea cristiana di “danza della morte”.
- La tecnologia: radio, computer, antenne e UFO. Haring aveva sentimenti ambivalenti nei confronti delle nuove tecnologie, comprese la TV, i computer, robot, altre macchine e UFO, che spesso erano rappresentati nell’esercitare un controllo sugli uomini. Haring aveva previsto che entro il 1978 i computer avrebbero acquisito vita propria, sottoponendo gli umani a loro servitù, e non il contrario. Nelle sue opere la barra/antenna è spesso usata come arma, scelta come il modo più elementare e facile per colpire, torturare e uccidere. Ma la bacchetta a volte è anche fonte di potere magico e pronta ad attivare e dare forza alle varie creature, a oggetti e persone. Gli UFO sono spesso rappresentati in modo altrettanto ambiguo, simboleggiano in genere “l’alterità”, tutti quegli individui che non rispondono alle convenzioni sociali (di cui lui stesso si sentiva parte per la sua omosessualità), ma a differenza di altre tecnologie il più delle volte hanno un significato positivo, forse a rappresentare un possibile rafforzamento e sostegno di queste minoranze.
- La figura con la “X” o un buco nello stomaco. Con questi simboli Haring intendeva simboleggiare un vuoto dentro ognuno di noi, ma inizialmente tale buco era stato anche una risposta all’assassinio di John Lehnon nel 1980. La X come bersaglio. Talvolta queste figure sono decapitate o con le braccia in alto come a dire “non sparare” e con esse l’artista intendeva prendere una forte posizione critica nei confronti degli eventi della propria epoca, soprattutto quelli che lo toccavano direttamente come la crisi dell’AIDS, ma anche quelli che riguardavano altre minoranze come lo stato d’emergenza dell’apartheid in Sud Africa o la guerra di Vietnam e le stragi di innocenti che stava provocando. Anche la figura a macchie sta proprio a simboleggiare “l’alterità“, i “diversi“, compresa l’omosessualità e le differenze di colore, entrambi temi politico/sociali molto sentiti dall’artista. Successivamente, nelle opere più tarde, le macchie andarono a significare anche la malattia, soprattutto l’AIDS.
- L’abbraccio. Gli abbracci rappresentati da Haring sono spesso fra figure che non guardano a differenze di genere o di razza, ma che si illuminano nel tenersi l’uno all’altro: questa è la perfetta espressione del messaggio centrale di tutta l’arte di Haring, un messaggio d’umanità e d’amore, che parla di solidarietà fra tutti gli uomini, indipendentemente da differenze di genere, colore o status.
Keith Haring – The Alphabet
Museo Albertina di Vienna
16 marzo-24 giugno 2018
a cura di Dietric Buchhart
Albertina Museum
(Fonte: Artnet)