Al padiglione svizzero un continuo ribaltamento logico di volumi, dimensioni, misure. Che vale il Leone d’Oro: come noi avevamo praticamente predetto
Questo articolo alcuni di voi l’avranno già letto: visto che nei giorni scorsi, dopo una prima parziale visita del padiglione centrale ai Giardini dove notavamo un certo horror vacui, specialmente nella grande sala centrale, segnalavamo che a ristabilire gli equilibri provvedeva il padiglione nazionale della Svizzera: che spicca invece per gli spazi decisamente vuoti.
Ora – come noi avevamo sostanzialmente predetto, segnalando il padiglione come quello che ci aveva più positivamente colpiti – la giuria internazionale ha premiato questa casa d’abitazione alla quale gli espositori – Alessandro Bosshard, Li Tavor, Matthew van der Ploeg, Ani Vihervaara – hanno scelto di dare significanza nel ribaltamento logico di volumi, dimensioni, misure. Maniglie poste a 2 metri dal suolo, porte alte 120 centimetri, piani di cottura adatti ai celebri Watussi. Il risultato è un affascinante e coinvolgente viaggio che scatena un’ampia gamma di sensazioni, una trappola percettiva che toglie ogni punto di riferimento mettendo in discussione certezze e proponendo continue nuove verità. Consigliatissimo provare di persona, qui intanto un po’ di immagini…