Diva! il documentario dedicato a Valentina Cortese, dal 7 giugno al cinema. Intervista al regista Franceso Patierno
Valentina Cortese, una delle attrici italiane più amate dai registi. Basta scorrere i titoli della sua lunghissima filmografia. Troviamo film con i nomi che hanno fatto la storia del cinema in grande stile: Blasetti, Dassin, Wise, Mankievicz, Antonioni (con Le Amiche, tra i meno ricordati del regista, ingiustamente – un grandissimo film), Bava, Fellini. E Truffaut, ovviamente, che le ha dedicato l’Oscar vinto per il miglior film straniero nel 1974 con Effetto Notte: «è facile vincere un Oscar quando si lavora con Valentina Cortese».
L’attrice fu nominata, proprio per la sua performance in quel film, come miglior attrice non protagonista l’anno dopo. A vincere in quell’occasione fu Ingrid Bergman per Assassinio sull’Orient Express. Ingrid Bergman sale sul palco, ringrazia per la statuetta e continua, rivolta a Valentina Cortese, nel pubblico: «It’s so ironic that this year she’s nominated when the picture won last year. I don’t quite understand that, but here I am and I’m her rival and I don’t like it at all. Please forgive me, Valentina. I didn’t mean to. Thank you».
Franceso Patierno (Pater Familias) ha diretto un documentario sulla vita e la carriera di Valentina Cortese, Diva!, dirigendo otto attrici che hanno dato voce alle parole tratte dall’autobiografia “Quanti sono i domani passati”, pubblicata in occasione dei suoi 90 anni. Un viaggio che ci porta attraverso i suoi ricordi e le sue interpretazioni.
Il film è stato presentato fuori concorso alla 74ª Mostra del Cinema ed esce nelle sale italiane il 7 giugno.
È un film emozionante, intenso, che fa luce sulla biografia di una grandissima attrice che ha saputo come armeggiare con il sistema (sia che si parli di cinema italiano o che si parli di Hollywood) senza mai scendere a compromessi e senza mai cedere alla tentazione della fama da rotocalco.
Dal documentario emerge come Valentina Cortese fosse attrice multiforme, amata dalla colleghe (era amica di Joan Crawford, Ingrid Bergman e Audry Hepburn – fu proprio la Cortese a raccomandarla a William Wyler per Vacanze Romane), ricercata dai grandi registi di cinema e di teatro: con Giorgio Strehler ebbe un importantissimo sodalizio artistico e un grande amore.
In occasione della premiere che si è tenuta il 29 maggio al Blue Note abbiamo avuto l’occasione di intervistare il regista. Mentre il pubblico prende posto ai tavoli del locale ci accomodiamo per iniziare la nostra chiacchierata su Valentina Cortese e la sua eredità artistica.
Del documentario emerge in maniera chiara il carattere di Valentina, che nel corso della sua carriera ha portato quasi a renderla più che una diva una vera e propria anti / diva. Cosa rende una diva tale? Chiediamo come prima cosa a Franceso Patierno.
Il regista fa giusto in tempo a dire «Diciamo che oggi…» che subito veniamo interrotti da un annuncio in sala. A sorpresa entra Valentina Cortese. Patierno sbianca: non lo sapeva nemmeno lui.
Accolta da un lungo applauso l’attrice fa il suo ingresso, la testa fasciata dall’immancabile e ormai iconico foulard, per l’occasione rosa cipria.
Non aveva mai visto prima il documentario che la vede protagonista, per lei è la prima volta.
«Nel momento in cui mi chiedevi lo status di diva è entrata lei, Valentina Cortese -riprende Patierno dopo essere andato ad accogliere l’attrice- Io dico sempre che le immagini valgono più di mille parole. Valentina Cortese è una diva. Partendo da questa affermazione si può fare poi il paragone con chi dice di esserlo e non lo è [e per mera discrezione non abbiamo indagato oltre].
È uno status che si acquista con i lavori che si fanno, con la propria personalità, con il grado di incontri che hanno in qualche modo costruito la tua vita professionale e privata. Valentina Cortese ha avuto una vita molto intensa, piena di sorprese e di colpi di scena. Una vita che si intreccia continuamente con quella professionale».
«È stata diva e anti / diva: questa è la cosa che più mi ha sorpreso. E sempre è stata un’attrice moderna. Nel suo essere attrice in maniera assoluta, mai vecchio stampo».
È lei stessa a descriversi, nelle sue memorie, con un aggettivo che colpisce molto: evanescente … «Un’altra cosa che mi ha colpito profondamente della sua storia è anche il colpo di scena legato alle sue origini, che io ho messo nel finale: il fatto che lei nasce da una famiglia ricca ma viene subito affidata a una famiglia di contadini. Paradossalmente questo meccanismo di retrocessione in qualche modo costruisce il motore della sua esistenza. Lei grazie a questo al 99% diventa la donna che conosciamo tutti. Una persona che nasce con un buco nero, un grande vuoto: quello della propria origine. È questo che spinge Valentina Cortese a muoversi continuamente, a fuggire, da qualcosa, da qualcuno, a spostarsi in un moto continuo, rendendosi quindi evanescente, come una persona che non si dà a nessuno».
Non fermarsi mai, anche professionalmente, la sua è una filmografia ricchissima (oltre a tutta l’attività teatrale che ha svolto parallelamente): «fare tanti film è importante perché mischia in continuazione lo stato di privato e professionale. È un modo per trasmettere sempre qualcosa. Chi ha questa interferenza continua tra vita professionale e vita privata ha sempre in qualche modo qualcosa da dire. E lei anche nei film meno riusciti, e ce ne sono, ha sempre qualche scena e qualche situazione in cui l’emozione è forte. Per cui alla fine vale la pena di fare film anche per una scena».
Diva! si rivela come un documentario dal montaggio molto interessante: combina di continuo materiale di repertorio, scene recitate e una bella colonna sonora elettronica, incisiva e incalzante, curata da The Spectrum: «Nel mio DNA artistico -ci spiega Patierno- ho una continua sovrapposizione di tecniche, di stili, di registri. Fa parte di un mio modo di vedere la realtà. Diva! ma anche Napoli 44, La guerra dei vulcano o altri film di finzione che ho girato in passato hanno delle incursioni nel documentario e viceversa. Ho questo modo di rappresentare la realtà. A me piace la realtà. Non mi piace raccontare di cose che non esistono.
Gabriel García Márquez mi ha sorpreso molto dicendo “odio la fantasia”. Io ho sempre bisogno di partire dalla realtà per poi trasfigurarla. In questo modo, partendo da immagini di repertorio alternandole a immagini filmate con una certa drammaturgia posso fare arrivare al pubblico dei corti circuiti emozionali che altrimenti non sarebbero possibile raccontare».
A dar voce alle memorie di Valentina Cortese in Diva! ci sono otto attrici italiane: Barbora Bobulova, Anita Caprioli, Carolina Crescentini, Silvia d’Amico, Isabella Ferrari (la voce più bella del cinema italiano contemporaneo), Anna Foglietta, Carlotta Natoli e Greta Scarano. Perché così tante attrici per dar voce a Valentina Cortese? «Mi piaceva frammentare questa personalità multiforme in 8 donne, più che 8 attrici. 8 donne con la pancia hanno tirato fuori qualcosa che poi ha ricomposto l’unicità del personaggio».
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