Prima personale italiana di Jon Rafman (1981). Alla Palazzina dei Giardini (Galleria Civica) di Modena arriva Il viaggiatore mentale, giusto in concomitanza con il Festival della filosofia, dedicato quest’anno al tema della Verità. Dal 14 settembre 2018 al 24 febbraio 2019.
La mostra (curata da Diana Baldon e presentata da Fondazione Fotografia Modena insieme alla Galleria Civica di Modena) raccoglie una selezione di installazioni multimediali volte a ripercorrere la produzione del visionario artista canadese a partire dal 2011 ad oggi. Attraverso linguaggi e supporti diversi, che vanno dalla fotografia al video, dalla scultura all’installazione, realtà e simulazione si fondono indistintamente in opere dove i confini tra il materiale e il virtuale sfumano, dove i corpi in carne e ossa e le loro repliche divengono indistinguibili. Sin dai suoi esordi l’artista si concentra sulle conseguenze dell’uso della tecnologia sulla nostra percezione della realtà. Kool-Aid Man (2008-11), avatar di Second Life, nasce dall’assidua frequentazione della piattaforma virtuale da parte dell’artista e dal suo continuo interfacciarsi con gli “abitanti” digitali di questo mondo di contemporanea finzione nel quale il singolo può creare nuove rappresentazioni di sé all’interno di ambienti fantastici, libero di plasmare nuove identità e iconografie.
All’ingresso della Palazzina dei Giardini si è accolti da una delle opere più recenti nell’artista, Legendary Reality (2017) in cui Rafman ci conduce in un viaggio nell’ “inner space”. Un narratore anonimo racconta un viaggio immaginifico attraverso un paesaggio dai tratti fantascientifici che potrebbe essere semplicemente ciò che vede dallo schermo del computer su cui scorrono dettagliate rappresentazioni storiche aumentate da esperienze virtuali.
Le installazioni Still Life (Betamale), Mainsqueeze e Erysichthon –elementi di Betamale Trilogy presenti in mostra- sembrano evocare i romanzi di Georges Bataille, dove nello spazio claustrofobico e rovinoso della scrittura la storia implode su se stessa, moltiplicando i piani narrativi e le sue rappresentazioni. Rafman rappresenta con grande abilità l’ambiguo potere seduttivo della rete che sembra promettere libertà e mondi da scoprire, mentre in realtà imprigiona l’utente in uno spazio tracciato da algoritmi e da agenzie che ne elaborano i dati di navigazione per poi rivenderli.
L’immersione in rete, anche nelle zone più nascoste del “deep web”, compiuta da Jon Rafman gli ha permesso di assumere le vesti dell’antropologo amatoriale e del flâneur digitale che indaga il collasso epistemico che si è realizzato negli ultimi anni, nell’azzeramento della distinzione tra il mondo virtuale e quello analogico, tra la realtà e la sua rappresentazione virtuale. Nei suoi video una voce fuori campo poetica e ipnotica accompagna sempre le immagini, provenienti da sequenze selezionate da Internet, da videogame o da forum di chat online.
La memoria è uno dei temi al centro di molte delle sue opere, come si osserva in A Man Digging (2013) composto da sequenze di videogiochi, tra cui Max Payne 3, in cui il protagonista parla dell’intrinseca mutabilità della memoria. Mentre il narratore va alla deriva, alla ricerca nostalgica del suo frammentato passato, Rafman ci porta, attraverso la superficie luccicante della memoria, ai limiti della realtà. Il video Remember Carthage (2013), invece, non solo si addentra nel tema della memoria, ma anche in quello della contemporaneità della Storia, poiché, grazie alle più moderne tecnologie come quelle dei videogiochi e di Second Life, anche il passato può assumere nuove forme ed esercitare una nuova influenza.
Informazioni utili
Jon Rafman. Il viaggiatore mentale
Sede Galleria Civica di Modena
Palazzina dei Giardini | Corso Cavour, 2 – Modena
14 settembre 2018 – 24 febbraio 2019
mercoledì, giovedì, venerdì: 11-13; 16-19
sabato, domenica e festivi: 11-19