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Jean-Michel Basquiat e le otto tele che dipinse a Modena: cosa le accomuna e perché sono importanti

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Il 1982 fu anno chiave nella carriera di Basquait. A simboleggiarlo gli 8 dipinti che l’artista dipinse a Modena per una mostra alla galleria Emilio Mazzoli, che alla fine non si fece. I Modena Paintings però rimangono, e sono tra i più apprezzati da critica e mercato. Dall’11 giugno al 27 agosto 2023 sono inoltre in mostra alla Fondation Beyeler di Basilea.

Jean-Michel Basquiat è un pittore leggendario. Per la sua arte, unica e distintiva, iconica in modo definito, rappresentativa dell’epoca e del luogo in cui si è consacrata – la New York degli anni ’80 – e influente per ciò che sarebbe venuto. Ma anche per la sua vita, avventurosa e tragica, decadente e sublime. All’interno di questo quadro rientra un anno in particolare, il 1982, che a sua volta può essere individuato come il più significativo di tutti.

Un anno in cui Basquiat trova la sua sintesi espressiva perfetta e inizia a imprimerla con regolarità sulla tela. Tra i vari stimoli e inneschi vi è stato certamente un viaggio in Italia che il writer ha compiuto. Un viaggio che, anche se finito non certo in modo idilliaco, ha rappresentato lo scatto decisivo di Basquait nella sua carriera d’artista.

Dopo una prima mostra l’anno precedente, ancora sotto pseudonimo di SAMO©, nel 1982 il gallerista Emilio Mazzoli di Modena invitò Basquiat a esporre nuovamente in Italia. Mazzoli mise a disposizione di Basquiat spazi e materiali per dipingere affinché potesse realizzare nuove opere. Poi a inizio estate Basquiat tornò a Modena su invito di Mazzoli per allestire quella che doveva essere la sua prima mostra europea con il suo vero nome.

Dissidi sorti tra Annina Nosei, la gallerista che dalla fine del 1981 rappresentava Basquiat a New York, ed Emilio Mazzoli sfociarono nell’abbandono del progetto di mostra modenese. E se della mostra alla fine non ci fece niente, gli 8 dipinti che Basquiat realizzò sono arrivati fino a noi. Alla maturità artistica di cui sono pregni si aggiunge l’amarezza della vicenda espositiva, quel tipo di rimpianto che stimola curiosità, rivalsa, attenzione. Bagaglio che Basquiat riportò negli Stati Uniti e sfruttò come trampolino, con le mostre di prestigio che arrivarono una dopo l’altra.  E poi il fascino italiano, distante geograficamente ma anche culturalmente, testimone di un’epoca, quella rinascimentale, che in modo imprevedibile si unisce alle questioni raziali e africane di cui Basquiat si interessava.

Eco rinascimentale e impegno sociale. Due punti che, insieme a tanti altri, accomunano tutti i Modena Paintings. In essi, infatti, si notano continui rimandi di ordine tematico e stilistico: tutt’e otto le opere sono dominate da una figura monumentale, spesso nera, che si staglia su uno sfondo a larghe pennellate espressivo-gestuali.

Untitled (Angel) e Untitled (Devil), quasi un dittico, raffigurano i due personaggi evocati nei titoli, l’angelo e il diavolo, a mezzobusto con le due braccia alzate – una posa che può essere interpretata come implorante o come trionfante e che non solo si ripete in altri dipinti di questo stesso nucleo, ma ricorre di frequente nel lavoro di Basquiat in generale.

Lo scheletro del diavolo suggerito da sommari tratti orizzontali e il suo teschio con le orbite e la cavità nasale profonde connotano anche le figure di Boy and Dog in a Johnnypump e di The Field Next to the Other Road. L’ornamento del capo oscillante tra aureola e corona di spine è un ulteriore elemento distintivo di Basquiat, che si ritrova per esempio in Untitled (Woman with Roman Torso [Venus]) e in Profit I.

Negli ultimi due lavori citati, come anche in The Guilt of Gold Teeth, l’intrico di segni e scritte così tipico di Basquiat è più fitto che non nelle altre opere del gruppo. In particolare The Guilt of Gold Teeth, con le sue parole criptiche, le combinazioni di numeri e il simbolo del dollaro, anticipa gli sviluppi futuri dell’artista.

Con Untitled (Cowparts), che ritrae una mucca più grande del naturale dai vistosi occhi rotondi, il cerchio si chiude in quanto le spesse pennellate bianche applicate in Untitled (Angel) per sottolineare il corpo dipinto di nero qui contornano la sagoma dell’animale. 

A eccezione dei due dipinti Profit I e The Guilt of Gold Teeth, nei quali la combinazione di colore acrilico, vernice spray e matita grassa dà luogo a un dialogo con il disegno, l’accento del gruppo di opere è puntato sul pittorico. Il collage visivo tra immagini e parole, altrimenti così caratteristico di Basquiat, ha trovato scarsa applicazione nei lavori eseguiti a Modena. In essi il repertorio è generalmente poco frazionato e si concentra su rappresentazioni di grandi dimensioni focalizzate sul corpo umano e animale. A differenza delle opere precedenti, quelle modenesi non restituiscono impressioni ispirate alle strade della grande città, come Basquiat era solito rendere nei suoi quadri.

In diverse delle otto composizioni si ripetono gli stessi toni di colore, per esempio negli sfondi piatti o nelle reiterate pennellate di un rosso acceso poste a intensificare le figurazioni. In linea con la sua pratica artistica, Basquiat lavorò simultaneamente a più tele, non da ultimo per dare ai singoli strati di colore il tempo di asciugarsi. 

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