Coup de théâtre di Banksy venerdì 5 ottobre a Londra chez Sotheby’s. Ma il “cortocircuito” della mercificazione non cortocircuita una beata fava…
Il martello schiocca secco, one million pounds grida il battitore rivolto al telefono. Un battito di ciglia e l’opera di Banksy, appena aggiudicata tra gli ooh! increduli della sala, comincia lentamente a scivolare e a venir letteralmente fatta a striscioline da un tritacarte azionato a distanza, celato all’interno della cornice. (Agatha) Christie’s non avrebbe saputo fare meglio. Chapeau!
Il delitto è compiuto. L’ipocrita azzeramento di valore inscenato che contesta la mercificazione dell’opera d’arte, creandone paradossalmente di più con la sua sparizione, è una provocazione per gonzi. In realtà Banksy non cortocircuita un beata fava, il “problema della mercantilizzazione dell’arte è roba da vetero marxisti. Il bersaglio vero semmai è “la cultura intesa come ufficializzazione di tutto in termini di segni e di circolazione di segni” (Jean Baudrillard).
Banksy è perfettamente consustanziale al mainstream corrente che attribuisce valore estetico alla qualunque. Ancora una volta la stramaledetta comunicazione ha prevalso, e l’idea di quello che un tempo si intendeva per arte è andato a farsi fottere un’altra volta. Niente da fare, c’est l’air du temps.
In fine un dubbio circa la sceneggiata napulitana messa in atto.
Sotheby’s fu strumento o complice? Chi può dirlo…
Maliziosi saluti
L.d.R.