Ascoltare lo spazio. Una proposta per vivere il silenzio dell’arte
non solo come un istante di libertà ma come un primo atto di ospitalità.
Doris von Drathen per Fondazione Morra
Sabato 15 dicembre 2018, alle ore 11:00, presso la D.A.F.NA Gallery a Napoli si terrà un talk con Doris von Drathen (prof Ecole Speciale d’Architecture Paris) in collaborazione con la Fondazione Morra. Intervengono Anna Fresa (D.A.F.NA Gallery a Napoli ), Pasquale Persico (economista) e Peppe Morra direttore museo Nitsch Napoli
L’atto di ascoltare è il primo passo del dare ospitalità. Allo stesso tempo però, aprire la percezione sensoriale, entrare in uno spazio di silenzio senziente, non è un atto spontaneo. Ci vorrebbe quella topologia del vuoto della quale parla Lacan (1975), quel terreno di libertà, fuori dei limiti quotidiani che per tanti artisti rappresenta il punto di partenza per creare una forma nuova alle nostre vecchie domande: “Da dove veniamo?, dove andiamo?, come intuire al di-là dei limiti della nostra conoscenza?”. Per esempio – l’enigma dello spazio universale che è il nostro luogo, l’esperienza del quotidiano.
Non sono molti gli artisti che nel loro lavoro si confrontano con lo spazio e le sue manifestazioni, che cercano coi mezzi dell’arte di farci sentire quella presenza enigmatica. Non si parla qui di illusione, piuttosto dei “sintomi” dello spazio, come le manifestazioni delle energie spaziali, della spinta verticale di Archimede, oppure, dei suoni emessi dallo spazio quotidiano, della cacofonia del quotidiano, o ancora della schizofrenia spaziale che si verifica quando viene messa in discussione la superficie costituita delle nostre routines.
La domanda sarebbe dunque in che modo l’esperienza spaziale offerta dall’arte – che ci apre all’esperienza della libertà, la libertà anche di accogliere l’altro, lo sconosciuto – potrebbe servire come un modello per abbandonare i nostri limiti territoriali così come i nostri limiti di identità, per costituire il nostro Ego come un’unità vitale nello spazio.
Non si tratta di cancellare nomi, memoria, legami emozionali a un luogo vissuto, bensì di superare il paradigma anacronistico, eppure inscalfibile, dell’identità nazionale come appartenenza a un territorio. L’alternativa a questo sarà semplicemente quella di «fare dello spazio» per l’Altro, azione della quale vi è traccia nell’opera di alcuni dei più significativi artisti contemporanei, come (in ordine sparso): John Cage, Dani Karavan, Fred Sandback, Susumu Shingu, Hanne Darboven, Yael Bartana, Rui Chafes, Joseph Beuys, Gianni Kounellis, Carl Andre, Rebecca Horn, Walter De Maria, Pat Steir, Fabienne Verdier, Joan Jonas, o ancora nell’opera di artisti meno conosciuti come Marc Papillon per quanto riguarda lo spazio sottomarino o Raphaël Zarka per le sue sculture dedicate agli skaters.
Doris von Drathen è storica e critica d’arte. Nata ad Amburgo, vive a Parigi dove insegna alla Ecole Spéciale d’Architecture. Il suo approccio all’arte contemporanea è trasversale ed il suo metodo di studio, definito ‘iconologia etica’, è ampiamente documentato nel suo saggio Vortex of silence: Proposition for an Art Criticism beyond Aesthetic Categories (premiato come miglior libro d’arte in Italia nel 2004). Attualmente Doris von Drathen sta lavorando ad una pubblicazione che ha come tema il rapporto tra l’esperienza dello Spazio e quella della Libertà personale, che oltrepassi le barriere identitarie. Il titolo provvisorio di questa ricerca è Freiraum (zona franca) ed è un’analisi sui differenti modi di ‘fare spazio’.
Anna Fresa e Danilo Ambrosino
www.dafna.it