Nessun fondale di cartapesta, solo una mega tensostruttura temporanea allestita nei Paramount Studios a Hollywood realizzata da Kulapat Yantrasast. L’industria dei sogni di celluloide apre gli studios al meglio della realtà contemporanea nel mondo. Frieze (15-17 febbraio 2019), nata nel 2003 a Londra, e sbarcata con successo nel 2012 a New York, si lancia sulla West Coast, su una Melrose Avenue tirata a lucido dalle sventolanti bandiere di Frieze in rosa shocking, vista sui 110 metri di cubitali caratteri sfalsati di HOLLYWOOD sul Mont Lee. Una Frieze “boutique”, piccola ma di assoluta qualità, libertà totale nei progetti espositivi, curatela risicata al minimo. 70 gallerie da tutto il mondo, un terzo quelle di LA, prezzi per stand dai 10 mila dollari agli 80 mila dei mega booth. Accoglienza “di casa” con tris d’assi: Tanya Bonakdar, David Kordansky, Blum & Poe. Piazza d’autore con Gagosian, Lisson, Regen e Matthew Marks, da cui si distribuiscono le 3 vie che segnano e scandiscono la mappa e gli stand. Sfilata d’onore per il corridoio centrale, da Sadie Coles a Victoria Miro, da Pace a White Cube. Allestimento sobrissimo, pochi fronzoli, spazi pochi al limite del claustrofobico. Nessuna sezione espositiva, a differenza delle altre Frieze e fiere, ma poco importa. Tra i 52 ambasciatori dell’evento figure come Salma Hayek (moglie tra le cose del figlio di Pinault), Tobey Maguire, Tamara Mellon, Dasha Zukova e Serena Williams. Questa la sceneggiatura. Abbiamo scorrazzato per preview e questo è a nostro parere il meglio di FRIEZE LA 2019, tra stand e opere.
Le 20 cose da non perdere a FRIEZE LOS ANGELES 2019
Accoglienza in fiera. Blum & Poe su fondo blu con isole d’autore (da Grotjahn a Johnson, da Heitzler a Muller, da Kusaka a Taylor)
Combo kurimanzutto + Esther Schipper per lo stand più curato di tutta FRIEZE. Tre artisti (Gabriel Kuri, Roman Ondak e Anri Sala) per una sintesi concettuale elegantissima di architettura, scultura, musica e disegno.
Jack Shainman. Stand segmentato a flash di un’opera a parete, inizio con El Anatsui, apoteosi con Gordon Parks
Prelibatezze di Thiebaud nell’incantato monopolio show da Aquavella (meravigliosa la storica Natura Morta del 1961)
Murata di Baldessari e la California di Struth (Marian Goodman tra i migliori stand in fiera)
Corridoio centrale, da Gagosian a Metro Pictures
I ricami grezzi di Tania Candiani da Vermelho
Iris versicolor. Il Blue Flag 4 di Alex Katz del 1967 da PACE
Red Flags. Hurvin Anderson da Thomas Dane
WHAT’S THIS? Kim Dingle da Susanne Vielmetter (con maestosa Girlica che avvolge il tutto)
Un’inedita Gagosian sulle ali della carta
Un solo show di Judy Chicago astratta per Jeffrey Deitch
Gli anni novanta di Huge Steers da Alexander Gray
Gesto, linea, colore. Le composizioni figurativo-astratte di Secundino Hernandez saturano Victoria Miro
Permettersi qualsiasi cosa. Vedi alla voce: Hauser & Wirth. Unisex Love Nest (1999) di Mike Kelley, ricostruzione in scala reale di una camera da letto di un bambino
Ero-trittico di carta, di Tracey Emin da White Cube
Soluzioni di formaldeide. Love is blind di Damien Hirst da White Cube
Modello FIAC. Robert Longo (con la Pera di Judith Hopf) da Metro Pictures
Cascate rosse, blu, argento. Pat Steyr da Lèvy Gorvy
Olio e carboncino su lino. JUICINGS, Chris Ofili da David Zwirner
*Gordon Parks, Department Store, Alabama, 1956