L’art week milanese è ufficialmente iniziata e con essa, in attesa e durante miart, verranno presentate le nuove proposte espositive delle gallerie in città.
La Galleria Tommaso Calabro, dopo una mostra dedicata a Jean Dubuffet, continua sull’onda della sperimentazione ed accoglie, per la prima volta -oltre a tre grandi maestri del Novecento italiano- anche un artista contemporaneo in galleria.
>> Non una ma ben due le mostre che inaugureranno questo martedì 2 aprile, affacciate su Piazza San Sepolcro. La prima, Soft Power. Rosso – Morandi – Ziegler, sarà visitabile fino al 15 giugno e la seconda, intitolata Atto I: Giulio Paolini, offrirà fino al 31 maggio il primo assaggio di una serie di esposizioni dedicate a singole opere di maestri del Dopoguerra italiano.
Soft Power. Rosso – Morandi – Ziegler
Figurazione ed astrazione, originalità e riproduzione. Nella sua prima mostra italiana, l’artista inglese Toby Ziegler (1972), presenterà una personale rilettura dell’opera di due grandi maestri italiani: Medardo Rosso e Giorgio Morandi.
Attraverso opere create appositamente per la mostra, che prende il suo titolo -Soft Power- in prestito da un’ espressione più comunemente politica, Ziegler riflette sul significato delle immagini -nell’epoca della loro diffusione e trasformazione digitale- e sul potere persuasivo della figurazione. Oltre le divergenze temporali ed intrinseche, le opere dell’artista riescono a far emergere interessanti punti in comune con quelle dei maestri italiani.
Medardo Rosso (1858-1928), primo scultore moderno, fu uno dei primi ad affontare il tema della riproduzione seriale delle opere: egli, infatti, si servì di pochi modelli per produrre un numero limitato di sculture in materiali diversi (bronzo, gesso e cera), introducendo delle minime variazioni in ogni lavoro. Analogamente Ziegler, per materializzare l’immagine di un antico reliquiario, programma una stampante digitale in modo che essa aggiunga intenzionalmente degli errori alle due matrici originarie, creando così due sculture in dialogo con una cera ed un bronzo di Rosso, Enfant au soleil (1918) ed El Locch (1881-82).
I nove dipinti dell’artista inglese, invece, si confronteranno con tre delicate nature morte di Giorgio Morandi (1890-1964). Per i suoi lavori, eseguiti su alluminio, Ziegler parte dall’immagine del San Girolamo di Georges de la Tour (1630-35, Museo di Grenoble). Inversioni, frammentazioni e riproduzioni ripropongono l’opera originaria con sovrapposti elementi geometrici simili a griglie, che portano il soggetto di partenza sull’orlo dell’astrazione. Come nei dipinti di Ziegler, anche gli oggetti comuni di Morandi -bicchieri, brocche, barattoli e bottiglie- vivono immersi in una realtà ovattata –che coincide solo con quella presente sulla tela-, estrapolati della loro funzione originaria e riproposti quasi all’infinito.
Il lavoro di Ziegler, completato da una video installazione che esamina il processo con cui le immagini vengono digitalmente associate per mezzo di algoritmi di riconoscimento visivo, ci parla della scomparsa della forma ‘madre’ e della sua sopravvivenza nelle sue svariate riproduzioni, molto spesso lontane da essa per forme, colori e significato. Come Morandi, Ziegler trova nella figurazione l’unico modo per indagare dall’interno il fenomeno dell’astrazione e, come nell’opera di Rosso, i lavori dell’artista vivono in uno spazio che oscilla tra l’assunzione e la perdita di una forma definita.
Atto I: Giulio Paolini
La seconda mostra, ospitata nella sala Neoclassica della galleria, è dedicata all’opera Sir Lawrence Dundas and his Grandson, eseguita da Giulio Paolini (1940) nel 1977, che verrà esposta al pubblico per la prima volta in questa occasione. Atto I: Giulio Paolini inaugura un percorso di esposizioni che la galleria dedicherà a singole opere -appartenenti a produzioni meno conosciute e studiate- dei grandi artisti italiani del Dopoguerra.
L’esposizione dell’opera di Paolini in questione, una fotografia su tela emulsionata, proporrà ai visitatori, unitamente con una selezione di materiali d’archivio, l’occasione di scoprire la produzione fotografica dell’artista simbolo dell’arte concettuale italiana.
Sir Lawrence Dundas and His Grandson si basa su una riproduzione fotografica di un omonimo dipinto di fine settecento, eseguito dal pittore tedesco Johann Zoffany (1733-1810), che raffigurò il baronetto Lawrence Dundas nella sua biblioteca, circondato dalla sua collezione di dipinti ed affiancato dal giovane nipotino, raffigurato con abiti femminili. Attraverso lo straniante effetto di mise en abyme, Paolini ha sostituito alle tele appese il dipinto di partenza, che appare quindi ben otto volte nella fotografia, mettendo alla prova lo sguardo dello spettatore che fatica a posarsi su una delle immagini.
“La mia intera opera si concentra su un’immagine, l’immagine prodotta dal nostro sistema di messa a fuoco (diaframma) tra lo spazio del dipinto e quello dell’oggetto. Come se fossimo in uno specchio ideale che riflette il fenomeno ma che, contemporaneamente, ci consente di identificare ciò che lo costituisce”
Giulio Paolini
Con quest’opera l’artista dichiara la sua personale visione del medium fotografico, che diventa per lui mezzo di indagine sul rapporto tra autore, opera d’arte e fruitore. La ripetizione suggerisce l’innesto di un cortocircuito in questa relazione, privando Sir Lawrence Dundas and His Grandson della sua identità e rivelando la ricerca concettuale di Paolini sul discorso dell’arte e sulla sua finitezza.
Informazioni utili
SOFT POWER. ROSSO – MORANDI – ZIEGLER
3 aprile – 15 giugno 2019
Inaugurazione: martedì, 2 aprile 2019, ore 18 – 20
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Atto I: Giulio Paolini
3 aprile – 31 maggio 2019
Inaugurazione: martedì, 2 aprile 2019, ore 18 – 20
Immagine in apertura: Toby Ziegler (1972), A portion of duration, olio su alluminio, 178×154.5x3cm. Dipinto nel 2019 © Peter Mallet