Nell’Antropocene, l’attuale epoca geologica in cui l’attività umana impatta l’intero pianeta, è ancora possibile distinguere ciò che è naturale da ciò che è artificiale? Qual è la differenza tra i prodotti creati dalle materie prime e quelli generati dai rifiuti? Tra il consumo e la produzione? Queste dicotomie si stanno evolvendo e dissolvendo, sottolineando allo stesso tempo la crescente incertezza del labile confine tra di esse. Cercando risposte a questi quesiti, la quattordicesima edizione di Design Miami/Basel (11 – 16 giugno), di cui presentiamo in seguito una rassegna, si è tenuta a Basilea la scorsa settimana.
La sezione At Large, posizionata all’ingresso della fiera, si pone l’obiettivo di indagare come queste tematiche impattino il pianeta Terra. La piattaforma espositiva, composta da nove installazioni su grande scala, è stata per la prima volta curata da Aric Chen, curatore presso il museo M+ di Hong Kong, che è stato recentemente nominato direttore curatoriale della fiera. L’edizione di quest’anno, dal titolo ‘Elements: Earth’, si focalizza sull’esplorazione del ruolo del design e dell’utilizzo dei materiali nel cosiddetto ‘futuro post-naturale’, come dichiarato dallo stesso Chen: <La crescente inevitabilità del nostro impatto sul pianeta presenta scenari un tempo impensabili su come potrebbe apparire il futuro. ‘Elements: Earth’ mette in rilievo le possibilità che si stanno configurando per re-immaginare il modo di usare le risorse del pianeta, la natura stessa di queste risorse e i linguaggi concettuali, visivi e progettuali che ne possono risultare>.
Appena entrati, la prima installazione esposta era ‘Ore Streams’ di Formafantasma, il duo di designer italiani. Sviluppato nel corso del triennio 2017-2019, il progetto esplora varie tematiche legate al riciclaggio di e-waste, rifiuti elettronici che dovrebbero essere ri-utilizzati con maggior efficacia. I mobili esposti sono infatti realizzati con materiali riciclati e rifiuti elettronici e il progetto, presentato dalla galleria Giustini / Stagetti, invita i visitatori a riflettere su come le aziende produttrici di beni elettronici prediligano, nei propri processi produttivi, l’utilizzo di materie prime di nuova estrazione a dispetto del ri-utilizzo di materiali derivanti dai prodotti esistenti.
Esposta dalla galleria VIVID, l’installazione ‘Metamorphism’ di ShaharLivne presenta una serie di oggetti creati dagli frammenti di plastica e minerali sottoposti al calore e alla pressione in modo da simulare i processi geologici. In tale modo, l’installazione indaga sulla potenziale evoluzione dei materiali, nel momento storico in cui la plastica si integra con la composizione della Terra, diventando così un “iper-oggetto”, ossia un oggetto immortale in quanto non biodegradabile. Un concetto ben descritto da Timothy Morton nel libro ‘Hyperobjects: Philosophy and Ecology after the End of the World’.Sono stati inoltre presentati alcuni lavori che vogliono far riflettere sullo stato delle terre artiche, progettati da FOS e Guillermo Santomá (Etage Projects), o sulla relazione tra uomo e paesaggio, che trova espressione nell’installazione ‘Territories’ di Andrea Branzi (Friedman Benda), la cui ricerca pluridecennale viene ulteriormente esposta dalla stessa galleria nella sezione principale della fiera.
Il tema del ruolo del design nell’età dell’Antropocene e degli elementi della natura ripercorre l’intera rassegna internazionale del design, prestandosi sia a progetti contemporanei che alle opere storiche esposte dalle quarantacinque gallerie partecipanti. Tra le presentazioni di quest’anno, non si poteva non notare un interesse verso le forme antropomorfe e biomorfe degli oggetti di design. Una sedia del diciannovesimo secolo ispirata ai motivi delle conchiglie e dei cavallucci marini attribuita ai Fratelli Testolini, un lampadario in cristallo di rocca che richiama la sagoma di una medusa o un altro, attribuito a Jansen, che rappresenta invece l’immaginario sottomarino – il tutto presentato da Galérie Régis Mathieu. Il mondo botanico attinge ai lavori di Lilla Tabasso e Cristiano Bianchin portati da Caterina Tognon. Una lampada di vetro soffiato a mano a forma di polpo, disegnata da Maria Grazia Rosin e realizzata dal vetraio Sergio Tiozzo a Murano, è un’altra meraviglia esposta dalla gallerista veneziana. Il mondo vegetale compare nelle sculture di AnatShiftan presentate da HostlerBurrows, mentre forme organiche emergono in alcuni lampadari della nuova collezione ‘Paradise City’ di Lindsey Adelman Studio.
Sempre nello spirito del fil rouge di quest’anno, durante la kermesse è stato lanciato il progetto di One AllEvery, dove sono stati invitati l’artista svizzero Ugo Rondinone e RVS Eyewear a contribuire alla ‘See a Clean Future’ – una nuova linea di occhiali da sole sostenibili. Inoltre, grazie alla collaborazione con l’organizzazione A Plastic Planet, il cui obiettivo è sensibilizzare la società a ridurre il consumo di plastica monouso, la fiera Design Miami/Basel ha sostituito le carte di accesso in plastica con carte realizzate in PVC biodegradabile.
Nella sezione principale non potevano poi mancare capolavori come i cestini di bambù giapponesi e cinesi del Novecento, tra cui un cesto del 1934 di IizukaRokansai (Erik Thomsen Gallery), una rarissima libreria di Jean Prouvé (Galerie Patrick Seguin) oppure una lampada persiana da terra di Jean Royère (Galerie Jacques Lacoste). Per gli ammiratori del design italiano, la Galleria Rossella Colombari propone alcuni letti a castello di Carlo Mollino, disegnati nel 1955 per la sua Casa del Sole a Cervinia, mentre Nilufar Gallery presenta un divano a due posti dello studio BBPR, un gruppo di architetti italiani costituito nel 1932, e una poltrona di Gio Ponti esposta nel 1951 in occasione della lX Triennale. Sono numerose anche le mostre personali tra cui la prima presentazione a Design Miami/Basel dei mobili dell’architetto messicano Luis Barragán (SIDE Gallery). Salon 94 Design dedica lo spazio all’arredamento d’ufficio di Philippe Malouin, mentre la già menzionata Galleria Friedman Benda di New York introduce ‘Genetic Metropolis: Projects 2007–2019’, che presenta i pezzi chiave della ricerca di Andrea Branzi, tra cui i mobili della serie ‘Animali Domestici’, raramente esposti al di fuori dei musei.
Inoltre, la sezione Curio (quest’anno la più grande nella storia della fiera) include una serie di installazioni immersive, tra cui è impossibile non notare quella di Dimoregallery che quest’anno rende omaggio a Piero Portaluppi ed espone i suoi pezzi unici disegnati tra il 1926 e il 1929 per una casa privata. Nilufar Gallery propone ‘FAR’, un’installazione co-curata insieme allo Studio Vedèt, che raccoglie i lavori di designer emergenti e collettivi tra cui Alberto Vitelio, Audrey Large, BramVanderbeke, Destroyer / Builders, Johan Viladrich, Julien Manaira, Michael Schoner, OddMatter, Thomas Ballouhey e Wendy Andreu. Camp Design Gallery prosegue invece la collaborazione esistente con Adam Nathaniel Furman e propone il progetto ‘Three characters in the second act: The Royal Family’, realizzato insieme alla storica azienda italiana Abet Laminati.
Infine, grande attenzione è stata suscitata dai lavori creati in puro cristallo ed esposti da Atelier Swarovski – ‘Crystal Blind’ di Studio Brynjar&Veronika e ‘Slanted Tiles’ di Study O Portable – i quali, riflettendo la luce e i colori, indagano il cristallo come materiale di impatto emotivo.