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Dario Franceschini in pole position per tornare al Ministero dei Beni culturali?

Dario Franceschini Dario Franceschini
Dario Franceschini
Dario Franceschini

I diversi totoministri concordano: all’80% ci sarà un ritorno di Franceschini, già ministro con Gentiloni e Renzi. Ed il Turismo potrebbe rientrare nell’alveo dei Beni culturali

Come per tutto quel che riguarda un governo in formazione: le notizie non possono che essere provvisorie, suscettibili di essere smentite anche dopo pochi minuti dalla pubblicazione. Nel caso del governo Conte Bis, poi, vale ancor di più: visto che nella stessa giornata di oggi, mercoledì 4 settembre, il premier salirà – salvo imprevisti – al Quirinale per sciogliere la riserva e consegnare al presidente Mattarella la lista dei ministri che lo accompagneranno nella nuova esperienza a Palazzo Chigi. Eppure i media non si fermano certo nell’attesa: e in queste stesse ore impazzano ovunque i vaticini su chi andrà a occupare una determinata poltrona, chi uscirà dalla compagine, chi vi farà ritorno. Fra questi ultimi, pare pressoché certo che ci sarà Dario Franceschini, che anzi sarà il capo delegazione dei ministri per il Partito Democratico. Noi abbiamo fatto la solita collazione di notizie dai più disparati media: e se qualcuno – non molti, un 20% circa – preconizza per il politico ferrarese un approdo al Ministero della Difesa, la stragrande maggioranza vede per lui un ritorno al Ministero dei Beni culturali, già occupato nei passati governi Gentiloni e Renzi.

Giuseppe Conte
Giuseppe Conte

Non è questa la sede – sarebbe anche imprudente, viste le condizioni – per intavolare da parte nostra giudizi o previsioni: ci limitiamo ad osservare che l’esperienza di Franceschini al Mibac, pur contrastata e caratterizzata da progetti ambiziosi che a volte si sono rivelati velleitari, o scarsamente realistici, ha però introdotto fa le stanze del Collegio Romano salutari ventate di aria nuova, su tutte l’approccio “moderno” nella gestione dei musei, con la super-selezione dei direttori e l’apertura a professionisti stranieri. Certo, non possiamo ignorare che le politiche del suo successore, Alberto Bonisoli, al contrario improntate al basso profilo, sono comunque andate frequentemente in controtendenza, come con la riforma delle soprintendenze varata solo un paio di settimane fa. Come farà, qualora fosse confermato, il neoministro a sedere comodamente in un governo nel quale condividerà la maggioranza con chi l’ha tanto apertamente osteggiato?
PS. Nei diversi totoministri in circolazione, si fa spazio l’ipotesi – benedetta – che le deleghe per il turismo tornino nell’alveo dei Beni Culturali, dopo essere transitate nel precedente governo come appendice dell’Agricoltura. Basterebbe questo, qualora si avverasse, a guardare con ottimismo – e di questi tempi è merce rarissima – a quanto oggi stesso avrà un passaggio decisivo…

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  • Ritorno poco qualificante, considerato la “scarsa” propensione alla valorizzazione, recupero, conservazione del concetto di patrimonio, paesaggio storico artistico come bene comune in cui investire NON mercificazione come la riforma che porta il suo nome. No agli accorpamenti nei distretti regionali, ridare centralità alle soprintendenze. Possibile che con tanti professionisti di valore che abbiamo in Italia si sceglie proprio chi ha già dato prova di inadeguatezza con la sua riforma.

  • Ritorno poco qualificante, considerato la “scarsa” propensione alla valorizzazione, recupero, conservazione del concetto di patrimonio, paesaggio storico artistico come bene comune in cui investire NON mercificazione come la riforma che porta il suo nome. No agli accorpamenti nei distretti regionali, ridare centralità alle soprintendenze. Possibile che con tanti professionisti di valore che abbiamo in Italia si sceglie proprio chi ha già dato prova di inadeguatezza con la sua riforma.

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