L’astrattismo di Piero Dorazio in mostra alle Gallerie d’Italia, Milano. La circolarità del suo linguaggio unico è testimoniata da 14 opere visibili dal 27 settembre al 27 ottobre.
“In quei suoi tessuti o meglio membrane, di natura uniforme, quasi monocroma e pure intrecciata di fili diversi di colore, di raggi di colore, s’aprono, dentro i fitti favi gli alveoli custodi di pupille pregne di luce, armati di pungiglioni di luce”
Questa la descrizione che Giuseppe Ungaretti ci ha lasciato sull’arte di Piero Dorazio. Di certo evocativo, il commento del poeta ci restituisce dettagliata l’analisi dei vasti campi di colore e dei lampi di luce che, all’improvviso, violandolo, danno vita al tessuto informe. Così nell’intreccio di forma, spazio e tempo Dorazio ha percorso il cammino verso un astrattismo particolare e, in campo italiano, probabilmente singolare. Allora la mostra, curata da Francesco Tedeschi e realizzata con la collaborazione dell’Archivio Piero Dorazio, pone l’accento su alcuni momenti nodali dell’attività di Piero Dorazio, fra gli anni Cinquanta e Sessanta, quando la sua posizione si afferma nella sua unicità.
Le Gallerie d’Italia di Milano accolgono quindi 14 opere dell’artista, presentandole in modo tematicamente circolare nella mostra Piero Dorazio. Fantasia Colore Progetto. Se alla fine degli anni Cinquanta la sua pittura conquista l’idea della superficie come campo continuo, all’interno della quale riverbera la forza autonoma del colore, oltre quella stagione, che raggiunge il suo culmine in una sala personale della Biennale di Venezia del 1960 e nell’affermazione internazionale del suo linguaggio, si apre un rinnovamento delle forme del colore come materia che genera soluzioni aperte sui territori della fantasia. Così nelle realizzazioni che dalla metà degli anni Sessanta vanno espandendo le fasce di colore come infinita fonte di movimento, si svelano inediti territori visivi.
Opere come Allaccio A, del 1966, dimostrano la nuova visione di un colore che si espande nell’atmosfera; Serpente (1968) o Chocolate Paradise (1970), riecheggiano invece le voci di un utopico ottimismo, proprie di quell’epoca. Plasticità (1949), e due opere che proseguono, nel corso degli anni Ottanta, la sua fedeltà ai linguaggi della composizione attraverso il colore e la luce interna della pittura, riportano invece all’ispirazione iniziale di Dorazio. Una circolarità di linguaggio che testimonia la coerenza con la quale l’artista ha dato il suo apporto all’evoluzione dell’arte contemporanea.
I temi della mostra saranno affiancati dal convegno internazionale “Piero Dorazio. Fantasia Colore Progetto” che si terrà il 26 e 27 settembre presso l’Università Cattolica di Milano e che vedrà la partecipazione di alcuni dei maggiori studiosi dell’arte italiana del Novecento operanti nelle università italiane. L’incontro sarà la prima occasione, dalla scomparsa di Dorazio nel 2005, per un approfondito ripensamento sulla sua figura, sulla sua arte e sul ruolo da lui ricoperto nella cultura contemporanea.
*Piero Dorazio, Serpente