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Le tracce infernali dello sviluppo. La mostra di Ibrahim Mahama a Roma

Ibrahim Mahama, Maria Alasan Soh, C-print, 100x150, 2019 Ibrahim Mahama, Maria Alasan Soh, C-print, 100x150, 2019
Ibrahim Mahama, Maria Alasan Soh, C-print, 100x150, 2019
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Living Grains è il titolo della personale di Ibrahim Mahama (Tamale, 1987) che inaugurerà il prossimo 25 ottobre presso la Fondazione Giuliani (Roma), includente una serie di opere realizzate ex-novo, tra cui un’installazione su larga scala, fotografie, disegni e un film in virtual reality.

Dopo aver impacchettato con un centinaio di sacchi in juta per le esportazioni di cacao gli ex Caselli Daziari di Porta Venezia, e costruito un enorme parallelepipedo di 2000 casse in legno e strumenti di lavoro dei lustrascarpe (Non Orientable Paradise Lost 1667, 2017) nel cortile del CCBB Belo Horizonte (Brasile), Ibrahim Mahama (Tamale, 1987) si cimenta in un progetto meno site-specific e più istituzionale.
Le opere dell’artista ghanese indagano le trame socio-politiche del suo paese d’origine, con particolare attenzione ai problemi legati alla globalizzazione, al lavoro e alla circolazione di merci. La trasformazione dei materiali, oggetti raccolti dall’ambiente urbano e frammenti culturali diventano perfetti espedienti per raccontare lo sviluppo e il decadimento della società contemporanea.

Ibrahim Mahama, A friend, ex Caselli Daziali di Porta Venezia, Milano, 2019
Ibrahim Mahama, A friend, ex Caselli Daziari di Porta Venezia, Milano, 2019

In occasione della mostra Living Grains Mahama ha lavorato con una rete di collaboratori, collezionando quasi duecento macchine da cucito in disuso per dar vita all’installazione su larga scala Capital Corpses I (2014-2019). L’industria tessile a cui queste macchine sono strettamente legate è foriera di sviluppo, ma allo stesso tempo ignora completamente il processo di decadimento dell’oggetto e le condizioni di sfruttamento dei lavoratori. Il suono proveniente dall’installazione ci connette immediatamente con i due film in mostra Parliament of Ghosts (2014-2019) e Promises of hanging living men have no dead weight (2014-2019). Il primo ritrae i lavoratori del mercato Agbogbloshie di Accra, la più grande discarica di rifiuti del mondo, mentre rimodellano incessantemente oggetti di latta, legno e acciaio caduti in disuso con il progresso. La voce fuori campo che accompagna il racconto visivo di questo lavoro disumano è un collage sonoro di registrazioni dei dibattiti nel Parlamento ghanese negli anni ‘50. La tragica ironia di quest’opera trova reale riscontro nell’ipocrisia della politica e nel suo storytelling legato alla “valorizzazione delle capacità dei giovani ghanesi”.

Ibrahim Mahama, Parliament of Ghosts (2014 - 2019), 2 channel film, 7:30 min, video still
Ibrahim Mahama, Parliament of Ghosts (2014 – 2019), 2 channel film, 7:30 min, video still

Il film in realtà virtuale Promises of hanging living men have no dead weight, accompagna lo spettatore nelle dinamiche degli edifici in stato di degrado, dei silos abbandonati e degli scenari architettonici post-apocalittici, mostrando ancora una volta le dietrologie politiche dello sviluppo tecnologico.
Maps of the Gold Coast (1898-2019) è una selezione di mappe risalenti al periodo coloniale in Ghana (1920-1950) oggi obsolete ma fonti di memoria storica. Le mappe presentano tracce delle ricerche eseguite dagli inglesi durante la costruzione della ferrovia realizzata per il trasporto di merci e minerali – ora quasi interamente in disuso -, sulle quali Mahama è intervenuto con alcuni disegni. Accanto alle mappe si schierano una serie di fotografie che ritraggono l’avambraccio di alcune donne provenienti dai paesini del nord del Ghana, vicino a dove Mahama ha trascorso la sua infanzia. Partite per trovare lavoro come operaie nella capitale Accra, queste donne si tatuano nomi, cognomi e contatti telefonici dei propri cari nel caso venissero uccise o ferite durante i numerosi incidenti stradali e sul posto  di lavoro. Questo fenomeno, per l’artista, è sintomatico della dimensione biocapitalista della società del ventunesimo secolo, dove le condizioni di sfruttamento lavorative invadono i tessuti biologici dell’essere umano.

Ibrahim Mahama, Zena Obuasi S.E., C-print, 70x50, 2019
Ibrahim Mahama, Zena Obuasi S.E., C-print, 70×50, 2019

Con l’intenzione di investire nella comunità contribuendo allo sviluppo e all’espansione della scena artistica contemporanea ghanese, nel marzo 2019 Ibrahim Mahama fonda un centro artistico che comprende spazi espositivi, un centro di ricerca e residenze per gli artisti. Il Savannah Centre for Contemporary Arts (SCCA) a Tamale è l’estensione della pratica artistica di Ibrahim, ma anche l’occasione per promuovere le ricerche contemporanee in un territorio privo di investimenti pubblici nell’ambito culturale come il Ghana.

Ibrahim Mahama, Parliament of Ghosts (2014 - 2019), 2 channel film, 7:30 min, video stil
Ibrahim Mahama, Parliament of Ghosts (2014 – 2019), 2 channel film, 7:30 min, video still

 

Living Grains di Ibrahim Mahama

26 ottobre-21 dicembre 2019

Fondazione Giuliani

via Gustavo Bianchi, 1, Roma

Inaugurazione venerdì 25 ottobre 2019 dalle 18:00 alle 21:00

http://www.fondazionegiuliani.org/category/mostre/

*Ibrahim Mahama, Maria Alasan Soh, C-print, 100×150 cm, 2019

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