Arriva in sala Il terzo omicidio di Kore-eda Hirokazu, il regista Palma d’oro per Un affare di famiglia. Al cinema dal 19 dicembre
Quest’anno la distribuzione italiana (nella persona dei piccoli distributori indipendenti) ha fatto i compiti di recupero per saldare il proprio “debito” e, seppur con ritardo e scarsi risultati, ha portato al cinema alcune pellicole molto belle che, ingiustamente, erano state trascurate. È successo per Mademoiselle di Park Chan-wook (2016), The Rider – Il Sogno di un cowboy di Chloé Zhao (2017) e Burning di Lee Chang-dong (2018). Ora è il turno di una pellicola di qualche anno fa, da noi mai uscita, del pluripremiato Kore-eda Hirokazu.
Il terzo omicidio (Sandome no satsujin), diretto da Kore-eda (Un affare di famiglia, Palma d’Oro a Cannes 2018, e Le verità con Catherine Deneuve e Juliette Binoche), è stato presentato in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia 2017 ma fino a ora non aveva trovato una distribuzione italiana. Il film sarà finalmente distribuito anche da noi a partire dal 19 dicembre con Double Line e proiettato in versione originale con sottotitoli.
Shigemori, un avvocato di successo, assume la difesa di Misumi, un uomo di mezza età accusato di aver brutalmente ucciso e derubato il proprio capo. Il presunto assassino aveva già scontato una lunga pena detentiva per un duplice omicidio di cui si era macchiato 30 anni prima. Le possibilità di Shigemori di evitare la condanna a morte per il suo assistito sono poche, dato che l’uomo ha già ammesso chiaramente la propria colpevolezza.
Mentre approfondisce il caso, ascoltando le testimonianze dei conoscenti di Misumi, dei familiari della vittima e dello stesso indiziato, Shigemori inizia però a dubitare che l’uomo sia davvero colpevole.
Vincitore di 6 Japan Award in patria, Il terzo omicidio è un legal thriller che in parte si discosta dei temi e, soprattutto, dai toni che hanno reso Kore-eda un regista amatissimo dalla critica e da una buona fetta di pubblico. Il film offre uno spaccato del mondo della giustizia giapponese e delle sue peculiari procedure, abbandonando (ma solo temporaneamente) lo sguardo del regista sulla natura più intima delle dinamiche famigliari, per indagare invece la natura ambigua e sfuggevole della verità. La luce diventa più teatrale, i toni naturali delle precedenti pellicole vengono messi in stand by, le ombre contaminano la scena e i primi piani dei protagonisti ripresi in CinemaScope acquistano grande forza.
Come in Un affare di famiglia (tra gli altri), il regista giapponese punta il dito contro a un sistema che non può conservarsi se non giudicando tramite un sistema di valori dove la verità non è contemplata come prioritaria.
La colonna sonora del film è stata creata da Ludovico Einaudi.