The Lodge di Severin Fiala e Veronika Franz, nei cinema italiani dal 16 gennaio il nuovo horror dei registi di Goodnight Mommy
Presentato in anteprima alla 37° edizione del Torino Film Festival, è uscito in sala The Lodge il nuovo film di Severin Fiala e Veronika Franz, coppia di registi accolta come new hot sensation dell’horror grazie all’instant cult Goodnight Mommy (Ich seh, Ich seh). Veronika è sposata col regista austriaco Ulrich Seidl (Canicola, Import/Export), Severin è loro nipote. Con le loro pellicole, tutti frequentatori abitualidi Cannes e Venezia.
Al centro della vicenda i piccoli Aidan e Mia (rispettivamente Jaeden Martell, già protagonista nei panni di Bill Denbrough in IT, e Lia McHugh), fratello e sorella che, a seguito della scomparsa della madre, vivono insieme al padre Richard (Richard Armitage) e alla sua nuova compagna Grace (Riley Keough, già vista in Under the Silver Lake e La casa di Jack).
Mentre stanno trascorrendo le vacanze di Natale in uno chalet di montagna, un impegno improvviso riporta l’uomo in città, creando così l‘occasione per la ragazza di familiarizzare con i figli. Ma una volta rimasti soli, per i tre avrà inizio un angosciante incubo. Salta la corrente, le provviste spariscono misteriosamente nel nulla, la neve impedisce ogni via di fuga, vecchie fantasmi riaffiorano nella mente della ragazza, i nervi sono fior di pelle e capire cosa è reale e cosa no diventa impossibile.
Fiala & Franz confermano con The Lodge la loro cifra autoriale, con gelo e cinismo mettono in scena un horror geometrico in cui si rincorrono le ossessioni che già avevano caratterizzato Goodnight Mommy. Una casa, pochi personaggi reclusi, una realtà ambivalente mai chiara in cui i protagonisti, due ragazzini, si muovono minacciati da una presenza avversaria della doppia faccia (la figura materna, in questo caso – per l’esattezza – la matrigna).
La tensione è sempre altissima, il disagio palpabile, la mente pronta a vacillare. Delude un po’ – sul più bello – la prevedibilità del plot twist, ma l’ambiguità su cui si regge la storia resta sempre brillante. Il loro è un esercizio preciso e rigoroso, un esempio di cinema matematico (inflessibile e impietoso) meno riuscito del precedente, ma al cinema di horror simili non ne escono poi tanti, meglio quindi approfittarne.