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Nirvana: storia di una band che ha stuprato un decennio

Kurt Cobain and Courtney Love, 1992 © Michael Lavine 2020

Una mostra a Firenze celebra Kurt Cobain a 26 anni dalla morte

Sono nato nel 1981. Per chi fa parte della mia generazione (quella a cavallo fra Y e X, strane lettere che vorrebbero semplificare il tuo retroterra culturale), il Grunge è stato un movimento altamente formativo. Quando ne parlo con i miei studenti che attualmente sono all’Università quasi non sanno di cosa si stia disquisendo. Conoscono Kurt Cobain, l’icona, il rocker morto a 27 anni, forse il ritornello di Smells Like Teen Spirit e poco più.

Per me, per noi, i nati sul finire dei ’70 e nei primi ’80, il Grunge è stato più di un movimento musicale. Si è trattato di qualcosa che in qualche modo ha indirizzato le nostre vite. Certamente ha frapposto una cesura insanabile tra la plastica e il glam degli ’80, quelli dei capelli cotonati e di Michael Jackson, per imporre una nuova sobrietà calvinista fatta di cardigan, capelli lunghi e possibilmente poco puliti, rifiuto dell’artificio e ritorno alla verità nel senso più nietzschiano del termine.

Di Cobain credo di sapere veramente tutto. Sono un’enciclopedia e al contempo un avido collezionista di reliquie. Non ho mai avuto la fortuna di incontrarlo dal vivo (ma un mio carissimo amico sì e ogni benedetta cena che facciamo mi faccio raccontare per la 160esima volta quella chiacchierata al Bloom di Mezzago nel 1990). Credo di aver letto una decina di libri a tema e sono in possesso di ogni più mediocre beside dei Nirvana (e dei gruppi attigui).

Non era solo musica, non lo è mai stata. Sarebbe riduttivo descrivere i Nirvana e Cobain come un gruppo che abbiamo ascoltato al liceo. Somiglia più a parlare di un tuo parente, uno zio particolarmente in gamba che ti ha svezzato sulle cose importanti della vita, che ti ha fatto aprire gli occhi quando la patina dei Chips e Miami Vice stava pian piano svanendo.

Ad ogni modo, senza aprire qui un corso monografico, vi segnalo che a Firenze dedicano una mostra a Kurt Cobain.

Oltre 80 foto, tra cui alcune inedite (non credo inedite per me), per ripercorrere la storia della della contro cultura americana degli anni ’90, tra la fine della guerra fredda e l’illusione della New Economy.

Kurt Cobain in Nirvana at the record release for “Nevermind.” Beehive Records.
Seattle, WA
September 16th, 1991.
© Charles Peterson / Retna Ltd

Dal 7 marzo al 14 giugno 2020, a Firenze, Palazzo Medici Riccardi: “Peterson – Lavine. Come as you are: Kurt Cobain and the Grunge Revolution”.

Due le sezioni: da un lato le immagini di Charles Peterson, fotografo ufficiale della Sub Pop Records, sulla nascita dei Nirvana, i concerti e la scena Grunge di Seattle. Dall’altro gli scatti di Michael Lavine, celebre fotografo pubblicitario, tratti da servizi posati e immagini per riviste. Un accostamento inedito che immerge il pubblico nella fascinazione di quei giorni straordinari, dove i fan erano parte integrante di una rivoluzione musicale, e non solo.

E ancora, immagini di Pearl Jam, Soundgarden, Mudhoney. “Come as you are” è una mostra sound e vision, nelle cui immagini evocative più generazioni si potranno riconoscere, rivivendo illusioni, speranze e quello stile che agli sgoccioli del secondo millennio le hanno viste identificarsi in una colonna sonora e nei suoi eroi.

www.palazzomediciriccardi.it

QUANDO dal 7 marzo al 14 giugno 2020
DOVE Palazzo Medici Riccardi – via Cavour, 1 – Firenze
ORARI da lunedì a domenica dalle 9.00 alle 19.00 (mercoledì chiuso) . Chiusura biglietteria ore 18.00
COSTO BIGLIETTO intero 10 euro, ridotto 6 euro, gratuito per i giovani fino ai 17 anni

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