Tefaf Maastricht è alle porte. L’edizione 2020 della fiera olandese si tiene dal 7 al 15 marzo e si presenta come una fiera in crescita
Senza adagiarsi sugli allori, nonostante la nomea di “Regina delle fiere” e nonostante possa vantare il primato di miglior appuntamento fieristico in assoluto, negli anni ha saputo adattarsi e modificarsi seguendo le esigenze del mercato e del gusto. Tra le novità, il recente annuncio del cambio ai vertici. Patrick van Maris van Dijk, presidente e CEO di Tefaf, lascerà la fiera il prossimo maggio, dopo oltre 5 anni. Se l’edizione 2019 aveva visto una virata verso i moderni, proprio in virtù del desiderio di andare incontro alla richiesta del mercato, quest’anno Tefaf punta a offrire ancora più internazionalità e diversificazione.
Gli espositori saranno 280, di cui 25 al loro debutto. Forte anche del successo ormai consolidato delle fiere “sorelle” newyorkesi (in primavera e autunno), l’edizione di Maastricht mantiene il suo dominio: il gotha degli antiquari e dei collezionisti è pronto a radunarsi per la fiera leader mondiale per arte, antiquariato e design.
L’Early Access sarà il 5 marzo e l’anteprima il 6, al polo fieristico MECC (Maastricht Exhibition and Congress Centre). Il maggior numero di gallerie è frutto di una rivisitazione dello spazio fieristico, con la riorganizzazione della mostra “TEFAF Loan” (precedentemente situata nella sezione “TEFAF Paper”). In seguito alla significativa ricalibrazione del 2019, la sezione di “TEFAF Modern” continuerà a vedere la partecipazione dei più importanti mercanti d’arte moderna e contemporanea del mondo, mentre “TEFAF Design” e “TEFAF Tribal” saranno nuovamente unite, come lo scorso anno. I nuovi espositori, alcuni appartenenti all’iniziativa “TEFAF Showcase 2019” (che supporta i mercanti d’arte giovani che hanno recentemente aperto una propria galleria, dando l’opportunità a cinque nomi selezionati di partecipare alla fiera per un anno al fine di fare esperienza diretta di un evento internazionale di fine art), coinvolgono otto diverse sezioni (da quella antica alla gioielleria) e provengono da 12 nazioni differenti.
Tra i nuovi espositori segnaliamo due italiani, tre se consideriamo anche Caretto & Occhinegro che spunta in “Showcase” e che tratta pittura fiamminga, olandese e tedesca dal XV al XVII secolo. Debuttano la Galleria Continua -nella sezione “Modern”- specializzata in arte moderna e contemporanea dagli anni Trenta a oggi ed Enrico Ceci Cornici Antiche che fa capo alla sezione “Paper”. In totale gli espositori che hanno sede nel Bel Paese sono 22 e annoverano una serie di opere eccezionali.
Da Maurizio Nobile spicca “Ritratto di Bertolini” di Vincenzo Gemito, una matita e cartoncino su carta del 1914, anno a cui risalgono due ritratti a matita e biacca, di grande formato, oggi nelle collezioni del Philadelphia Museum of Art, che raffigurano due giovani adolescenti appartenenti anch’essi alla famiglia Bertolini di Napoli (34 mila). In stand anche un olio su carta di Giuseppe Molteni raffigurante un “Ritratto di scultore (?) di profilo” del 1840 circa. Un’opera intima, non destinata a circolare attraverso i canali ufficiali, sconosciuta dunque agli elenchi delle rassegne a cui Molteni partecipò (25 mila). Per i dipinti si segnala “Il banchetto di Dionisio (tiranno di Siracusa)”, un grande olio su tela (cm 100 x 175,5) di Henryk Hektor Siemiradzki (350 mila).
Tornabuoni Art propone due big dell’arte italiana, Lucio Fontana con un tre tagli su bianco del 1966 (2 milioni) e un’opera monumentale di Arnaldo Pomodoro, “Grande bassorilievo per l’Ambasciata italiana a Tokyo” un bronzo del 1966 che misura 170×460×20 CM (circa 1 milione di euro).
La scultura è protagonista da Walter Padovani che porta, tra gli altri, una terracotta di Alessandro Algardi (1598-1654) raffigurante Cristo risorto (250 mila). Alessandra Di Castro porta due candelabri in marmo e bronzo dorato di Giuseppe Valadier il cui prezzo di richiesta è 130 mila euro.
La galleria Lampronti porterà una “Allegoria della vita” di Guido Cagnacci, un grande olio su tela (118.2 x 95.3 cm) che si riconduce alla tipologia di opere per cui era più apprezzato agli occhi dei suoi contemporanei ma che ancora oggi sono quelle per cui è più noto e riconoscibile: figure sensuali, seducenti e provocanti, proprio come il dipinto presentato a Tefaf (500 mila). Mentre “Roma, veduta del Colosseo e dell’arco di Costantino” è un olio su tela di Antonio Joli, più piccolo rispetto alla classiche vedute (38,8 x 72,2 cm) dell’artista (400 mila).
E ancora Fondantico di Tiziana Sassoli porta un olio di Gaetano Gandolfi ‘Venus Chaining Love’ del 1770. Massimo de Carlo porta un lavoro di un artista cinese Yan Pei-Ming, ‘Le dernier repas vert’. Ma come sempre Tefaf non è solo “dipinti e disegni”. La galleria londinese Hancocks, specializzata in gioielleria, presenta una tiara di diamanti posseduta dell’esuberante e controverso Henry Cyril Paget, quinto marchese di Anglesey (1875 – 1905). La tiara, del 1890 circa, è formata da una fila graduata di oltre 100 carati di diamanti taglio antico europeo e vecchia miniera, che può essere rimossa per prendere la forma di una collana rivière. Un bracciale di diamanti di Van Cleef & Arpels, datato 1967 circa, quota 485 mila sterline.
La Galerie Jean-Christophe Charbonnier, specializzataesclusivamente in armi e armature giapponesi, esporrà un’armatura da Daimyô di tipo Hon-Kozane Tachi-Dô. Risalente alla prima metà del periodo Edo, è interamente smaltata in argento (gindame), il che la rende davvero rara.
TEFAF MAASTRICHT 2020
7 – 15 marzo 2020
MECC, Maastricht, Paesi Bassi