IN ARRIVO A MILANO: L’altra individualità. Pittura e figurazione nell’epoca dell’evanescenza, una mostra che propone una mappatura della nuova pittura figurativa italiana, concentrandosi sulla generazione nata tra la fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Novanta. Una selezione di 23 artisti che, pur nelle loro differenze, guardano alla pittura senza cedere all’informale, riportando al centro dell’attenzione la figura come qualcosa di ritrovato, restituito dopo una lunga assenza. La mostra inaugurerà il 29 ottobre 2020 da State Of Milano (Via Seneca 4, zona Porta Romana), a cura di Domenico Russo Andrea Tinterri e Luca Zuccala.
Parola a Michele Bubacco
Cosa significa, oggi, lavorare sulla pittura?
In un’epoca impaziente e frammentata come questa e come tutte, la pittura è zona franca dove rischiare equilibri, mescolare le carte, rimasticare e metabolizzare atteggiamenti, uscire dal confine dei propri cliché, oppure rimarcarli e spacciarli per arredamento.
Quali sono i riferimenti culturali che influenzano e definiscono la tua ricerca?
Pompei, i tappeti Persiani, Steve Albini, la Pimpa, Ulisse, Polifemo, Nessuno, la Ciaccona di Bach, La Grecia, Bill Callahan, Cioran, Urs Fischer con Yes, Piero Manzoni e la sua Merda, Rose Wylie, Armen Eloyan e la Grande Abbuffata.
Qual è, dal tuo punto di osservazione, lo stato dell’arte contemporanea italiana (hai tutto il diritto di scavalcare il confine geografico)?
Sembra che non esista, ma in realtà credo sia solo mimetizzata bene… con stile.
La mostra “l’altra individualità” riunisce venti artisti, due generazioni di ricerca, per far emergere le linee comuni di una nuova pittura figurativa. Che rapporti hai con gli altri protagonisti dell’esposizione e quali sono, dal tuo punto di vista, i legami che possono unire i diversi artisti presenti, al di là del linguaggio utilizzato?
Mi sento legato al periodo in cui sono nato… gli anni 80. “In casa Cini ho conosciuto il San Francesco della pittura moderna: Giorgio Morandi. Davanti ad una tavoletta ferrarese del Quattrocento mi ha parlato, da par suo sull’unitá forma-disegno-colore. Mentre lo ascoltavo mi convinco sempre più che ognuno di noi viene da lontano, siamo tutti epigoni del “tempo di prima”. (Luigi Tito,1960)