Nel cuore di Roma, proprio in cima ad uno dei mitici sette colli, il Celio, vi è Santo Stefano Rotondo, una delle basiliche più antiche e straordinarie della città
L’edificio, dedicato a Santo Stefano, diacono e primo martire, secondo la testimonianza del Liber Pontificalis, venne edificato da papa Simplicio nel V secolo e fu poi ampiamente modificato in epoca medioevale. La sua pianta, a croce greca con tre cerchi concentrici, rende la basilica simile a quella del Santo Sepolcro di Gerusalemme, che per il suo grande prestigio ha rappresentato un modello duraturo nell’architettura occidentale, fino almeno al Medioevo. Fu proprio questa sua forma a far ritenere, già nel X secolo, che la basilica potesse forse essere stata realizzata adattando un edificio di epoca romana (il Tempio di Faunus o quello dell’imperatore Claudio) a pianta circolare, simile a quella del Pantheon. Secondo studi più recenti però, questa ipotesi è stata esclusa, anche perché indagini effettuate nei sotterranei della chiesa hanno messo in evidenza l’esistenza di un mitreo, rimasto poi in uso durante tutto il III secolo d.C.
Fu invece nel VII secolo che papa Teodoro I decise di far traslare qui dalle catacombe di via Nomentana, le ossa dei santi martiri romani Primo e Feliciano. Sul nuovo sepolcro dedicato ai due martiri, venne eretto un altare e fu creata una piccola cappella di culto, il cui abside venne impreziosito da uno straordinario mosaico a fondo dorato (opera forse di un artista bizantino) con l’immagine dei due santi posti accanto a una croce gemmata e con la mano di Dio che offre loro la corona del martirio. Al 1568 risalgono invece gli affreschi realizzati da Antonio Tempesta con le storie del martirio dei due santi.
Si ritiene che nella Basilica di Santo Stefano Rotondo abbia predicato San Gregorio Magno, utilizzando la preziosa cattedra qui gelosamente conservata, un sedile in marmo di epoca romana, da cui però nel XIII secolo furono eliminati spalliera e braccioli.
Un momento importante per la storia della basilica, si ebbe con Nicola V che, dopo l’esilio di Avignone, (pontefice che assai lavorò per ristabilire la gloria e la bellezza dell’intera città di Roma) incaricò l’architetto e scultore fiorentino Bernardo Rossellino di sistemare l’edificio di culto, che venne affidato all’ordine paolino ungherese e, tra 1454 e 1580, il convento annesso divenne la casa romana dell’ordine, nonché luogo di sepoltura dei monaci.
Nel 1580 fu costruito al centro dell’aula basilicale un recinto ottagonale a stucco, decorato da Antonio Tempesta con le Storie di Santo Stefano, la Strage degli Innocenti e la Madonna dei Sette Dolori. E’ in questi anni inoltre che il Pomarancio si dedicò alla realizzazione della serie di affreschi parietali insieme a Matteo da Siena, che si occupò delle prospettive. Il Pomarancio realizzò 34 scene raccapriccianti del martirio di numerosi santi. Gli affreschi ben riflettono lo spirito della Controriforma per l’esaltazione del martirio e il terrore delle punizioni corporali: sono infatti qui presentati tutti i tipi di martirio inflitti ai primi cristiani.
Dal supplizio di Sant’Agata che ebbe il petto dilaniato dalle tenaglie, alla lapidazione di Santo Stefano, fino alle uccisioni avvenute con “pena forte e dura“, lo schiacciamento, in tutte le sue più crude forme! Le pareti della Basilica presentano quindi un susseguirsi continuo di santi e martiri divorati da belve feroci, affogati, bolliti, bruciati, accecati, storpiati e martoriati in ogni modo immaginabile. Questo ciclo di affreschi fu pensato dai Gesuiti appartenenti al Collegio Germanico che aveva sede sul Celio (subentrato all’ordine paolino ungherese), dopo l’assegnazione di Gregorio XII. Era qui che venivano istruiti i sacerdoti che sarebbero stati mandati nei territori più remoti a diffondere il verbo cristiano e le scene così crude affrescate in basilica svolgevano, in un certo senso, un importante ruolo educativo.
Approfondimento a cura di L’Asino d’Oro Associazione Culturale che organizza visite guidate e passeggiate per andare alla scoperta di Roma con archeologi e guide turistiche abilitate della Provincia.