Sgarbi lancia una petizione presso intellettuali e uomini di cultura perché, con tutte le precauzioni del caso, le prossime riaperture riguardino anche i musei e le grandi mostre
La fonte è Vittorio Sgarbi, per cui la cosa va presa con il beneficio di inventario, come molte di quelle provenienti dall’irruento critico ferrarese. Che peraltro, in tempi di Coronavirus, ha già indignato mezzo mondo diffondendo un video in cui metteva in dubbio l’impatto stesso dell’epidemia, prima di fare un’ampia retromarcia davanti alle critiche pressoché unanimi.
Questa sera, ospite di Nicola Porro nel programma televisivo “Quarta Repubblica”, Sgarbi ha intanto detto – e ribadito più volte – una cosa che è sembrata un’anticipazione di qualcosa già nota negli ambienti politici ma ancora sottaciuta. Ovvero che le prime “riaperture”, in Italia, si avranno il 18 aprile. Plausibile? Difficile dirlo, nel profluvio di comunicazioni spesso contrastanti che giungono dai canali ufficiali. Per ora, rimane un’affermazione sgarbiana…
Ma il contesto in cui ha collocato questa “rivelazione” era più ampio. E più attagliato alla figura di Sgarbi. Che infatti ha annunciato il lancio di una petizione presso intellettuali e uomini di cultura. Perché, con tutte le precauzioni del caso, queste riaperture riguardino anche i musei e le grandi mostre. “Perché, osservando il necessario distanziamento e l’afflusso contingentato, io posso andare dal tabaccaio, o al supermercato a comprare l’acqua minerale, ma non posso andare a vedere Raffaello a Roma?”.
Una posizione “personalistica”, da addetto alle questioni artistiche. Che si vedrà se e quanti sottoscrittori attirerà e se troverà udienza presso le stanze dove si prendono le decisioni. Oltre all’importantissima mostra raffaellesca alle Scuderie del Quirinale, occasione storica irripetibile, a detta del critico, “che è impossibile continuare a negare agli italiani”, ha meritato una citazione fra le esposizioni da riaprire al più presto la mostra di De Nittis a Palazzo dei Diamanti di Ferrara. E quella di Francesco del Cossa a Palazzo Fava di Bologna.
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