Print Friendly and PDF

“Sono artista, non satanista”. La difesa vibrante della Abramovic

Artist Portrait With a Candle” (detail) Marina Abramovic; via Sean Kelly Gallery/(ARS), New York Artist Portrait With a Candle” (detail) Marina Abramovic; via Sean Kelly Gallery/(ARS), New York
Artist Portrait With a Candle” (detail) Marina Abramovic; via Sean Kelly Gallery/(ARS), New York
Artist Portrait With a Candle, (detail), Marina Abramovic; via Sean Kelly Gallery/(ARS), New York

Dopo qualche giorno di silenzio dalla cancellazione di Microsoft del suo video di presentazione di “The Life“, Marina Abramovic dice la sua. E pare sia furiosa

La cancellazione del video di “The Life”

Se non avete seguito la surreale questione delle presunte pratiche sataniste della artista serba naturalizzata statunitense, vi invitiamo a leggere il nostro precedente articolo (al quale potete accedere cliccando QUI).

Riassumendo molto brevemente, il 14 aprile, il video di presentazione di un pioneristico progetto di Marina Abramovic é stato cancellato dal canale Youtube della Microsoft, con la quale The Grandmother of Performance Art ha collaborato in questi mesi alla realizzazione di una performance di Realtà Mista.

The Life sarà battuta all’asta da Christie’s nel mese di ottobre, ed é la prima volta che una casa d’aste pone in vendita un’opera di Realtà  Mista.

Nulla di satanico, solo la possibilità per chiunque di trovarsi di fronte all’ologramma di Marina Abramovic indossando gli speciali visori Hololens2. Eppure come abbiamo già scritto nel precedente articolo, il video è stato subissato di “dislikes” e commenti negativi su una possibile cospirazione satanista globale tra la demoniaca Abramovic e la Microsoft.

Quest’ultima ha deciso quindi di cancellare il video per non essere strumentalizzata da un attacco social che in realtà parte da lontano.

Le accuse di riferimenti satanici partono da lontano

Da diversi anni l’Abramovic viene infatti accusata di riti satanici, in particolare dalla sua performance in una galleria d’arte italiana – dove scriveva sui muri frasi effettivamente sconnesse ma non per questo demoniache – con il sangue di maiale.

Spirit Cooking – questo il titolo della performance e di un libro di ricette afrodisiache – é stato il nastro di partenza di una serie di accuse che hanno completamente decontestualizzato l’aspetto visibile della performance dal suo concetto.

E che hanno trovato l‘apice nel 2014 quando l’Abramovic organizzò una cena nella sua casa di New York, intitolandola scherzosamente con il nome della performance incriminata.

Marina Abramović con in mano un paio di corna
Marina Abramovic in Vogue Ukraine; August, 2014 (detail)

Aprirti cielo. La cena per una serie di motivi (vi invitiamo ancora una volta a leggere il precedente articolo per i particolari) viene lasciata passare dai vari siti cospirazionisti come una  riunione di satanisti pronti a lanciare la sfida verso la conquista dell’America oppure chissà, dell’intero pianeta.

Si sa quanto queste tesi complottiste trovino terreno fertile nella controcultura virtuale da salotto e ben presto la protesta social ha continuato ad alimentarsi fino al punto di far cancellare un video che non c’entrava assolutamente con le accuse che vengono mosse all’Abramovic. Tra le più fantasiose che si possono leggere sui social, quella di aver preso il controllo della mente di Lady Gaga.

Ora basta, sono stufa!

Di fronte a tutto questo l’Abramovic – che fino a questo momento aveva preferito non commentare le accuse di satanismo per non alimentare il fuoco delle polemiche – ha deciso di dire la sua e di ribattere colpo su colpo alle principali accuse che le hanno rovinato l’esistenza negli ultimi anni.

In base a quanto afferma il New York Times, Marina ha deciso di affrontare a viso aperto i suoi accusatori, mediante un’intervista telefonica. “Rompo il silenzio perché sono stufa” avrebbe detto. Si aspettava che le accuse partite da lontano si sarebbero affievolite nel tempo invece sono arrivate al punto di “silenziare”, seppur indirettamente, la sua arte.

“Ho paura”

Un passaggio dell’intervista telefonica riportata dal New York Times è particolarmente significativo. L’artista infatti ammette di aver temuto per la sua incolumità in più di un’occasione. Non solo a causa delle mail di minacce che riceve giornalmente – “anche tre al giorno”, ha affermato – ma anche perché le intimidazioni si sono estese perfino agli enti culturali con i quali ha collaborato e sta collaborando. Perfino quelli con cui collaborerà come la Royal Academy di Londra, che quest’anno dovrebbe ospitare una sua grandiosa retrospettiva, Coronavirus permettendo.

L’artista – che sta affrontando la sua quarantena in Germania – ha dunque deciso di controbattere alle principali accuse che le vengono mosse, decontestualizzando le sue opere d’arte per rafforzare le loro tesi cospirazioniste. E questa, ha spiegato l’artista, é l’aspetto che più la ha ferita.

“Sono un’artista non una satanista. Questa è solo l’arte che ho fatto per 50 anni della mia vita!”

Tuttavia, l’Abramovic non vuole cedere alla paura che definisce “la peggiore emozione umana”. E risponde  alle principali accuse che identificano nelle sue passate performance, dei rituali satanici.

Le performance strumentalizzate

Per quanto riguarda la cena newyorkese di 4 anni fa, si trattava di un semplice incontro di ringraziamento per amici e finanziatori di un istituto d’arte. “Non c’era sangue umano, non c’erano orge sessuali”, ha puntualizzato ironicamente.

Ha poi proseguito spiegando il concept di alcune sue passate performance.

Marina Abramović - Balkan Baroque (Bones), 1997 Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA © Marina Abramović. Marina Abramović by SIAE 2018
Marina Abramović – Balkan Baroque (Bones), 1997 Courtesy of Marina Abramović Archives e LIMA © Marina Abramović. Marina Abramović by SIAE 2018

Innanzitutto “Balkan Baroque” che le valse il Leone d’Oro come migliore artista alla Biennale di Venezia del 1997. Nella foto simbolo della performance, si vede l’artista seduta sopra un cumulo di ossa di mucca insanguinate. Chi ha assistito a quella performance fa ancora fatica a cancellare dai ricordi il fetore delle ossa insanguinate e l’immagine agghiacciante dell’Abramovic che le puliva cantando nenie serbe. Passò giorni e giorni su quelle ossa sulle quali alla fine erano perfino apparsi dei vermi. Era evidentemente un doloroso rimando alle terribili guerre balcaniche degli anni novanta.

Lo stesso vale per la famosa testa di ariete della  foto di Vogue Ucraina del 2014. Un rimando alla guerra di quel paese anche se, ha ammesso ridendo, in questo caso la foto poteva effettivamente dar adito a teorie sataniste.

E la stella a cinque punte infuocata di una sua celebre e sconvolgente performance? Il simbolo comunista con il quale era cresciuta in Jugoslavia.

Insomma, come la maggior parte delle performance dell’artista, sangue, ossa e altre provocazioni sono strumenti che fanno riflettere intorno al tema di ogni forma di violenza per condannarla e non certo per divinizzarla.

L’artista disposta ad incontrare i suoi accusatori

Cercare qualcosa di costruttivo, un rivolto positivo nei meandri della sofferenza, questo lo scopo del suo lavoro. Come in questo caso. L’Abramovic chiede ai suoi accusatori di andare a fondo sul senso delle sue performance per rendersi conto che non c’é nulla di satanico in esse. E sarebbe disposta ad incontrarli uno ad uno proprio come nella celebre performance del Moma, se questo potesse aiutarli a capire il suo lavoro Tuttavia non nutre molte speranze in tal senso. Se la propria energia é guidata dalla teoria del complotto, non é facile sostituirla con un’altra.

https://mai.art/

Commenta con Facebook