Prendi un’agenzia di comunicazione olandese, aggiungici uno sceneggiatore nominato agli Oscar e 62 artisti internazionali. Il risultato è A window to the world, un (bellissimo) inno alla finestra.
Da quando la pandemia ci ha costretti in casa 24 ore su 24, le finestre sono diventate protagoniste indiscusse delle nostre giornate, unico legame possibile tra l’interno e il resto del mondo. Sono le finestre (o la finestra), piccole o grandi, da cui abbiamo osservato le strade svuotarsi, il sole battere, gli alberi fiorire. Quelle da cui abbiamo appeso una bandiera dell’Italia, o il disegno di un arcobaleno con scritto che andrà tutto bene. Quelle da cui ci siamo affacciati a scambiare due chiacchiere con il vicino, a intonare Bella Ciao il 25 aprile. Mai come in questo periodo abbiamo amato le nostre finestre, e loro hanno amato noi.
È osservando le proprie finestre che poco più di due settimane fa, Maartje Slijpen e Brenda Waegemaekers del team creativo dell’agenzia di comunicazione olandese KesselsKramer, si sono chieste come poterle celebrare. Se queste finestre potessero parlare, che cosa ci direbbero?. Così hanno contatto uno sceneggiatore, ma non proprio uno qualunque: Efthimis Filippou, braccio destro di Yorgos Lanthimos, candidato all’oscar per The Lobster, Kynodontas e Il sacrificio del cervo sacro. Per evitare che l’opera risultasse troppo sdolcinata, l’autore greco ha messo in campo la sua capacità di mescolare grandi verità umane, umorismo e senso dell’assurdo: nel giro di due giorni, il testo era pronto.
A quel punto l’agenzia ha contattato 62 artisti sparsi per il mondo, affidando a ognuno di loro una o più parole. Gli artisti le hanno quindi ricreate sulle proprie finestre, ognuno a modo proprio, per poi filmarle o fotografarle. C’è chi ha usato la schiuma da barba e chi ha impilato rotoli di carta igienica. Oppure c’è chi ha inciso le lettere nel legno o chi ha preferito tracciare le parole sul proprio fondoschiena. Il risultato è un inno internazionale alla finestra, interpretato dalle finestre stesse. Un modo originale per sdrammatizzare questo momento di crisi e sentirci tutti più vicini.