Nè al telefono, neanche su Zoom, Skype, Hangout o Houseparty: per questa intervista ho incontrato Federica di Pietrantonio (Roma, 1996) su Habbo Hotel, una community virtuale dove ciascuno ha un proprio avatar. Abbiamo passeggiato per l’hotel parlando della sua pratica e della sua ricerca, il tutto è stato documentato in un video [che trovate qui sopra]. Di seguito invece, lo trovate scritto.
[dmoa1891] Ciao vrp Federica!
[federica.dipiet] ehyy, ciao Dario!
[dmoa1891] Eccoci di nuovo!
[federica.dipiet] Siamo tornati su Habbo!
[dmoa1891] Me lo ricordo bene questo luogo, da più giovane ci passai molto tempo, non capisco ora quanto sia in rovina. Ho dei ricordi confusi. È interessante tornarci, in qualche modo è come tornare in una di quei paesini in cui andavi in vacanza da bambino. I ricordi tradiscono la realtà. Qui tutto sembra rimasto uguale. Stavamo cercando un posto dove fare l’intervista alla fine hai proposto Habbo. Come mai hai voluto farla qui?
[federica.dipiet] Io non ci ero mai stata! Mi sembrava una buona occasione per visitare un posto nuovo la linearità dell’intervista e il suo essere una conversazione a due si spezzano.
[dmoa1891] Andiamo al caffè?
[federica.dipiet] Dai si, ti seguo
[dmoa1891] Cosi stiamo più comodi
[dmoa1891] Vieni! un divano libero
[federica.dipiet] Comodissimo
[dmoa1891] Nella tua pratica fai utilizzo del machinima, come ti sei avvicinata a questo tipo medium?
[federica.dipiet] Penso di aver incominciato prima di fare effettivamente l’artista. Ho iniziato con The Sims facendo screenshots. Mi piaceva che fosse un gioco di simulazione di vita reale vicino all’immaginario adolescenziale. I sogni le frustrazioni le perversioni. Avevo giga di screenshots e non sapevo cosa farne. Come primo approccio artistico avevo iniziato un account instagram: @federicadipiet in cui pubblicavo foto casuali di everyday life a posteriori lo riconosco come un qualcosa che mi ha permesso di capire meglio il processo* piuttosto che un lavoro finito. Nelle prime pitture compare invece Foxy, il mio avatar su Second Life. Trovavo interessante che nel 2017 era ormai un luogo abbandonato con un’aurea di splendore e decadenza, di vecchi utenti in stanze over18. Anche qui sono stata più che altro una bobba [passeggiatrice], che documentava i viaggi con delle foto.* Portando questa realtà in pittura volevo creare delle nuove relazioni che avessero ingenuamente lo stesso sguardo voyeuristico di un utente generico.
[dmoa1891] Cosa ti permette di fare il machinima rispetto ad altri medium?
[federica.dipiet] Il machinima o la ripresa dello schermo mi permette di essere diretta non monto i video e non modifico ciò che succede una ripresa senza filtri o seconde interpretazioni della realtà. Spesso con l’arte si cerca di dare un’interpretazione alla realtà, mi tolgo questo abito per lasciare che l’osservatore possa farlo.
[dmoa1891] Ci spostiamo e andiamo avanti in un altro posto?
[federica.dipiet] Super!
[federica.dipiet] Eccoci! Andiamo in pista
[dmoa1891] Siiiii
[dmoa1891] La tua produzione non si limita alla realizzazione di machinima ma anche nei tuoi altri lavori è evidente un’invasione del mondo digitale. Parlo del tuo avatar su Second Life o The Sims e penso ad esempio al tuo lavoro Vacation Spot.
[federica.dipiet] Vacation spot è stata la prima occasione in cui ho avuto modo di considerare gli avatar non solo in quanto alterego ma come insieme di relazioni giocando con gli artisti su the sims durante alcuni play date per appunto creare il loro avatar. Sono diventati poi spettatori ed allo stesso tempo oggetto della mostra in un video live, proiettato nello spazio fisico congruente a quello ricostruito virtualmente. building off e en plain air sono invece due installazioni in cui metto in relazione un machinima su schermo con altri elementi, pittorici e non. Mi interessa creare uno spazio che non abbia connotazioni né propriamente virtuali né reali in cui la relazione tra gli elementi dell’installazione descrive inutilmente il suo stesso processo.
[dmoa1891] Questa contaminazione (o condivisione) è presente anche nei tuoi dipinti, e come mi hai appena raccontato anche nelle tue installazioni. L’utilizzo di altri medium, più tradizionali, in che modo si relazionano con la tua ricerca?
[federica.dipiet] Penso che la pittura sia tradizionale al pari di un sito web. La relazione sta nel trattare un medium per il contenuto, il processo e la forma che offre. Trovo l’idea di materiale molto relativa. Spesso le mie pitture nascono da esperienze nate virtualmente che siano su piattaforme sociali, videogiochi o varie ed eventuali. Questo accade più per una quotidianità, che penso appartenga a tutti o in cui molti si possono rivedere, che per una scelta concettuale. Penso alla mia pratica pittorica come una impostazione di configurazioni in cui le varie possibilità che offre l’immagine o la superficie sono determinate nella mente dell’osservatore, senza mai definirsi completamente
[dmoa1891] Molto interessante. Cambiamo ancora? che qui i posti non mancano!
[federica.dipiet] Propporrei il bagno
[dmoa1891] Va bene. Ci vediamo lì!
[federica.dipiet] Yesssss
[dmoa1891] Eccoti
[federica.dipiet] Eccoci. Più comodo qui
[dmoa1891] Ho notato che nella tua ricerca ricorre spesso tematiche legate alla privacy. La nostra identità online è frammentata, analizzata, studiata e utilizzata. Noi siamo i nostri dati o la proiezione che abbiamo di noi stessi nella vita off-line?
[federica.dipiet] Il lato paradossale della privacy: la rivendicazione dell’utilizzo e della proprietà dei propri dati ma allo stesso tempo l’ambita divulgazione della propria persona, abitudini, spazi. La generalizzazione degli spazi privati e la loro conversione in spazi pubblici. Il bagno, il letto, la biancheria intima. I nostri dati descrivono e creano come, una intelligenza artificiale, l’idea che abbiamo di noi il nostro ologramma o avatar, senza bisogno di creare nessun profilo. Siamo i loro artefici anche se affermiamo il contrario. Decidiamo le nostre abitudini, la nostra immagine, il nostro pensiero ed il nostro agire. secondo come vorremmo essere, non ha importanza chi siamo.
[dmoa1891] Che influenza ha, secondo te, nella nostra vita la macchinazione dei dati che noi continuamente cediamo in maniera gratuita?
[federica.dipiet] Se su Wish apparisse il prodotto di noi stessi ci compreremmo subito. Siamo la nostra buyer persona ideale La perfezione tecnologica rincorsa e promossa ci permette di esprimere la nostra tristezza, frustazione, solitudine, sociopatia vendendola con la confezione più glitterata che ci sia. Non importa cosa ci sia di vero in questo, cosa ci sia di falso. L’immagine non è più la manifestazione di una essenza ma l’essenza stessa la sua superficie e la sua profondità. Non è neanche un mondo estetizzato, l’estetica dei dati non sono i dati stessi, ma il processo che ne consegue.
[dmoa1891] Chissa se questa conversazione verrà conservata in qualche server segreto di Habbo in Russia!
[federica.dipiet] Già ci stanno venendo a prendere. Chiudi le tapparelle.
[dmoa1891] Ahahahahahahaha. E’ stato molto bello chiacchierare con te qui!
[federica.dipiet] E’ stato un super piacere. Direi che ci sentiamo presto!
[dmoa1891] Sicuramente!
[federica.dipiet] Ciao darioooooo
[dmoa1891] Ciao federicaaaaaa
Federica Di Pietrantonio federicadipiet nasce nel 1996 a Roma, dove attualmente vive e lavora. Studia Pittura presso RUFA – Rome University of Fine Arts laureandosi nel 2019, e svolge la sua ricerca tesi ‘spending free time’ presso KASK (Ghent, Belgium), dove sviluppa il progetto Vacation Spot. Nel 2017 viene seleziona per Mediterranea 18 Young Artists Biennale e l’hanno successivo entra a far parte di Spazio In Situ, dove lavora come artista e web designer. Ha esposto in diversi spazi tra cui Las Palmas (Lisbona), Una Vetrina (Roma) e The Gallery Apart (Roma). Dal 2018 nasce la collaborazione con Andrea Frosolini, che da vita ai progetti ISIT.magazine (progetto editoriale indipendente online/offline), Webby Agency (Agenzia Web focalizzata sulla progettazione e realizzazione di servizi web per artisti e professionisti dell’arte) e la coppia artistica AFFDP.
La sua ricerca si concentra su rapporti, relazioni e processi che si sviluppano da realtà simulate o virtuali e piattaforme sociali.