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Marmo e tatuaggi in Pietrasanta: Fabio Viale in mostra con le sue sculture

Fabio Viale, Souvenir David, 2020, marmo bianco e pigmenti, 196x114x115 cm
Fabio Viale, Souvenir David, 2020, marmo bianco e pigmenti, 196x114x115 cm

Il marmo tatuato di Fabio Viale è il protagonista dell’estate di Pietrasanta (LU). Dal 27 giugno al 4 ottobre la mostra Truly presenta 20 opere dell’artista, dislocate tra Piazza del Duomo e la Chiesa di Sant’Agostino.

Il bello classico e il tatuaggio. Candida purezza del marmo e indelebile filo d’inchiostro. Due sfere semantiche, temporali e geografiche all’apparenza distanti, che da quando si sono incontrate nell’opera di Fabio Viale sembrano d’improvviso appartenersi da sempre. Il loro rapporto così epidermicamente stridente si fa più misterioso e pregnante mano a mano che lo si indaga, domandandosi per esempio quale dei due canoni estetici abbia preceduto l’altro. Siamo sicuri infatti che il gusto ellenistico preceda la pratica del tatuaggio? Non molto, tanto che si hanno antichissime testimonianze circa questa usanza. Ecco allora che gli incroci semantici sulle sculture tatuate di Viale prendono già svolte interessanti, aprendo varchi riflessivi che solo un attimo prima sembravano inaccessibili. Analogie e contrasti potrebbero combinarsi all’infinito sulla tatuata superficie marmorea di queste opere, generando ipotesi critiche attorno al rapporto inedito tra le due dimensioni:

Alla base del suo lavoro esiste sempre una conoscenza rispettosa della materia, ed è grazie a questa relazione virtuosa, coltivata negli anni, tra tecnica e poesia, tra materiali e strumenti, tra uomo e natura, che si è perfezionato un processo creativo il cui scopo è, al netto di altre considerazioni, l’esaltazione delle proprietà formali della pietra e di quelle concettuali e figurative nella fantasia umana

Enrico Mattei, curatore della mostra

Fabio Viale Laocoonte, 2020, marmo bianco e pigmenti, 198,5x134x87 cm

Uomo e natura, leggerezza e solidità, candore e colore: i rapporti dicotomici e interconnessi si susseguono e rinnovano continuamente nell’opera dell’artista. Accade lo stesso questa estate, a Pietrasanta, dove il rapporto di Fabio Viale con la Versilia, da sempre presente nella pratica dell’artista per la selezione e la lavorazione del marmo, compie un passo decisivo. Truly, monumentale progetto espositivo che coinvolgerà l’intera città di Pietrasanta, prende il via il 27 giugno e si estenderà per tutta l’estate toscana fino al 4 ottobre. Promossa dal Comune di Pietrasanta, con il sostegno della Galleria Poggiali di Pietrasanta e la curatela di Enrico Mattei, la grande mostra di Viale propone opere storiche (Infinito e La Suprema, per esempio) affiancati ad altri lavori inediti (su tutti Le tre Grazie). Eterogenea anche la sede espositiva: le opere (circa 20) si divideranno infatti tra Piazza del Duomo e la Chiesa di Sant’Agostino.

Fabio Viale. Acqua alta, Galleria Poggiali, Firenze
Le tre Grazie in Sant’Agostino

In un momento storico in cui siamo tutti costretti a prendere familiarità con un certo occultamento del viso dovuto al necessario ricorso alla mascherina come dispositivo di protezione individuale, Fabio Viale esacerba questo neonato sentimento portandoci in un contesto dove questo è radicato in modo estremo. L’inedita opera Le tre Grazie, posta nella Chiesa di sant’Agostino, prende infatti ispirazione da tre donne originarie dalla città di Ghardaia in Algeria, con cui Viale è entrato in contatto durante uno dei suoi frequenti viaggi, nella quale la religione musulmana è interpretata in modo particolarmente integralista. Così il gruppo scultoreo, dal particolareggiato panneggio marmoreo, presenta un burka integrale estremo, che dal capo giunge fino ai piedi lasciando scoperto solo un occhio. Il tema della libertà negata e dell’imposizione coatta si pongono al centro di una riflessione il cui riverbero vibra tra le pareti della Chiesa, sede per eccellenza del culto meditativo, spirituale e analisi personale.

Un’opera intesa come viatico verso considerazioni inedite, contaminate da un’eterogeneità di pensieri che si riflettono nella polisemia di materiali e linguaggi. Un passaggio che simbolicamente si condensa in un’altra opera esposta nella Chiesa, ovvero Star Gate: realizzata in marmo arabescato dell’Altissimo, e consistente in due cassette per la frutta monumentali, di oltre due metri, unite una con l’altra a divenire un varco per lo spazio, un passaggio, e al tempo stesso, un limite da oltrepassare cui si associano predisposizioni di nuova spiritualità e emancipazione.

Fabio Viale, Infinito
L’invasione di Piazza del Duomo

Se il marmo e l’estetica classica possono simboleggiare nell’opera di Viale ciò che è consolidato e immutabile, il tatuaggio è invece l’elemento in grado di assecondare lo scorrere del tempo e diventarne riflesso. Così per la selezione di opere pensate per l’esposizione in Piazza del Duomo, Viale ha scelto di combinare in modo personale l’estetica del tatuaggio di stampo criminale o di ispirazione giapponese, già sperimentati in precedenza, con innesti contemporanei come quelli appartenenti al mondo Trap o di influenza sudamericana. In particolare spicca un magistrale ed inedito volto – cavo all’interno, una sorta di maschera – in scala monumentale del David di Michelangelo (Souvenir David), sul quale Viale ha, per la prima volta, sperimentato questo nuovo tipo di tatuaggio. Sempre in Piazza del Duomo, accanto ad altri lavori, trova posto, un grande torso ispirato al Torso Belvedere che si trova a Roma, nei Musei Vaticani.

La mostra, che procede nel Chiostro e nelle sale al piano terra adiacenti, propone infine una serie di lavori celebri di Viale, che ne hanno decretato fama e importanza: dall’Infinito in marmo nero (Ruote di Suv intrecciate), a una versione de La Suprema (due cassette per la frutta con impeccabile effetto legno).

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