Continua il viaggio nelle fiandre e nei capolavori di Jan van Eyck grazie alla serie di 6 podcast realizzati da Visitflanders. Di particolare interesse l’episodio numero 4, che ci conduce nei retroscena artistici e umani dell più grande capolavoro del pittore rinascimentale.
Vi avevamo già parlato dei Podcast di Visitflanders e torniamo sull’argomento per sottolineare il particolare interesse che suscita l’episodio numero 4 della serie. Questo capitolo si addentra infatti nella vicenda, artistica e umana, antistante alla creazione della più grande opera di Jan van Eyck: il Polittico dell’adorazione dell’Agnello Mistico.
É la voce dello stesso pittore quattrocentesco, accompagnato da quelle dei familiari, che ci guida lungo i luoghi delle Fiandre attraverso la loro storia e cultura, addentrandosi poi nelle dinamiche e nei segreti che hanno riguardato van Eyck e il suo ambiente. Come, appunto, nel caso della realizzazione del suo grande capolavoro: quali dei 12 pannelli sono stati realizzati dal maestro del rinascimento nord europeo e quanti dal suo misterioso fratello Hubert?
Una delle scritte presenti nell’opera (470×300 cm, quindi gigantesca per l’epoca) getta infatti molti dubbi sulla questione:
Il pittore Hubert Van Eyck, il più grande di sempre, ha iniziato questo gravoso lavoro, che suo fratello Jan, secondo in arte, ha portato a compimento
Un mistero che sarà affrontato nel podcast (disponibile su Spreaker), grazie ai commenti di Stefano Zuffi, uno dei più importanti studiosi di arte medievale e rinascimentale, dello storico del paesaggio Giorgio Galletti e di Lydia Depuydt, una degli esperti dell’Istituto Reale per la tutela del patrimonio culturale del Belgio che hanno lavorato negli ultimi otto anni al restauro del Polittico dell’adorazione dell’Agnello Mistico.
Proprio lei racconta nel dettaglio le scoperte conseguite durante il restauro, come per esempio i numerosi strati di pittura che coprivano l’originale. Coperture che il team di esperti ha deciso di rimuovere, riportando dunque alla luce le originali caratteristiche dell’opera: su tutti gli elementi architettonici, gli incarnati, l’armonia dei colori e gli occhi dell’agnello (quasi umani, addirittura un po’ inquietanti e forse proprio per questo ridipinti nel XVI secolo). Tra i più bei dettagli da ammirare, poi, le espressioni del coro di voci bianche, che canta una polifonia con le fronti aggrottate per la concentrazione, e l’angelo che li accompagna suonando un meraviglioso organo.