“Dove eravamo rimasti?”, “La bellezza continua”, “Come prima, più di prima!”. Sono alcuni dei claim che sventolano con orgoglio per le vie di Brescia, uno degli epicentri della pandemia. Claim che parlano di cultura, di rinascita attraverso il patrimonio artistico da condiviso, riflesso di una comunità che si riconosce nella fiducia e nel dialogo.
La Leonessa ferita si rialza, con due icone simbolo della città: la Pinacoteca Tosio Martinengo e il Museo di Santa Giulia (aperte lo scorso 21 maggio). Custodi di valori universali e di bellezza imperitura, rifugi di pace e poesia per l’essere umano. Luoghi sicuri (in tutte le accezioni possibili e immaginabili con un virus ancora strisciante) e accessibili. Con la riapertura di entrambe le sedi museali, Fondazione Brescia Musei si propone come primo attore della rinascita del territorio. Per guardare al futuro con rinnovata speranza: la bellezza incarnata dal patrimonio culturale della città può diventare la via per riaffacciarsi alla vita e recuperare serenità. Abbiamo incontrato proprio il direttore della Fondazione Brescia Musei, Stefano Karadjov, uno degli artefici di quella Rinascenza che non può che passare dal ritorno in città della superba Vittoria Alata. Da qui partiamo.
La Vittoria Alata, simbolo di Brescia, emblema della rinascita. Cosa rappresenta ora più che mai? Quando il ritorno definitivo della Dea alata? Dove e come sarà conservata e collocata all’interno degli spazi e del percorso espositivo?
La Vittoria Alata, uno dei più importanti bronzi romani di epoca antica e tra le statue più significativa dell’Italia settentrionale di questo tipo, è il simbolo della straordinaria presenza romana a Brescia. Quando fu scoperta assurse a simbolo di una riscossa Patria e tanta parte certamente ebbe nell’Ottocento nel cementare gli ideali risorgimentali di quella che poi diventò città medaglia d’oro del Risorgimento dopo le Dieci Giornate.
Le tristi vicende recenti fanno acquisire alla Vittoria Alata un rinnovato significato: la Vittoria diventa l’emblema di una rinascita cittadina e, in senso lato, di un’intera area del nostro Paese. Simbolo di una riscossa socio-culturale nella nuova normalità che già da qualche giorno, da quando abbiamo riaperto i Musei, ci è chiara.
Il ritorno definitivo della Dea dipende dal successo dei prossimi due mesi di ripresa delle attività, delle fasi finali del restauro (all’Opificio delle Pietre Dure) e dell’allestimento della cella orientale del Capitolium, tempio nel quale la Vittoria è stata nascosta per 1400 anni e nel quale inizierà la sua nuova “terza vita”. L’idea di collocarla lì -insieme a una serie di altri bronzi con i quali fu scoperta nel 1826 nel famoso “ripostiglio”- risponde al desiderio di far emergere il cuore della nostra Brixia romana e,allo stesso tempo, si pone l’obiettivo di creare uno strettissimo collegamento tra il Tempio Capitolino e il Museo di Santa Giulia, nella cui sezione di età romana trovano posto le teste degli imperatori e altri bronzi del deposito rinvenuto.In questo senso, il grande allestimento architettonico di Juan Navarro Baldeweg nel Capitolium, che attende la Vittoria,aggiornerà e renderà ancora più forte il percorso di visita che i visitatori compiranno nei nostri Musei.
Insieme alla Vittoria, il Museo -in senso stretto (Santa Giulia e la Pinacoteca Tosio Martinengo) e in senso lato- rappresenta uno degli attori primari della rinascita, per guardare al futuro con rinnovata speranza e serenità. Quale il ruolo e l’obiettivo primario del Museo? Come spiegarne il valore e l’essenza nella maniera più efficace?
Ora più che mai il Museo ha un ruolo che definirei di “identity building”, inteso come costruzione della cittadinanza intorno alla cultura. Non per forza la cittadinanza nel senso letterale degli abitanti di Brescia e del suo territorio ma anche il riconoscimento della Vittoria Alata quale uno dei grandi simboli di una cultura della condivisione di obiettivi sociali, morali, economici, collettivi, e dunque trascendere il concetto localistico di “identità”.
Partendo da un’identità culturale affondata nel patrimonio europeo, come è l’icona della Vittoria Alata, ricostruire così il senso di un simbolo forte per l’intero spettro pubblico bresciano, italiano e europeo. Questo è anche il ruolo dei musei, e lo è ancora di più oggi. Il museo deve abbatterei muri che giustamente difendono il patrimonio ma, in senso figurato, deve rendersi permeabile. Noi lo stiamo facendo con una serie di operazioni.La prima è quella di una ancor maggiore osmosi con il mondo scolastico e formativo, che già vede circa 50.000 ragazzi frequentare le nostre attività didattiche: stiamo aggiornando i format di relazione con gli studenti, porteremo le nostre “Mostre in valigia” negli Istituti Comprensivi e faremo in modo di andare dagli studenti che almeno per un anno o due difficilmente visiteranno i Musei. Sempre su questo fronte, stiamo valutando con la Direzione Scolastica Provinciale che tipo di possibilità vi siano per fornire spazi dei nostri musei alla didattica frontale e laboratoriale, in modo da aiutare il sistema formativo territoriale, che come noto nei prossimi mesi vivrà una situazione di forte criticità legata all’affollamento delle scuole.
La seconda strada per “abbattere” questi muri è rinforzare i rapporti con il mondo produttivo in una costante interazione nella forma degli eventi corporate nei musei e in quella di nuovi patti pluriennali di membership culturale (in questa fattispecie si inserisce il nostro progetto recentemente inaugurato Alleanza per la Cultura di Fondazione Brescia Musei).
Dunque, in un’epoca in cui la conoscenza viaggia anche sotto forme più impalpabili, come la cultura digitale, i nostri musei devono rinforzare la propria vocazione di “luoghi”. Luoghi a disposizione della vita cittadina, non solo istituzionale e culturale, che dovranno entrare in contatto con le tante tipologie di attori sociali.
Proposta digitale, implementazione e potenziamento. Come sta operando (con che modalità) la Fondazione, per avvicinare e tessere un rapporto consapevole e “intimo” tra il fruitore e i luoghi, le opere?
I tre mesi da marzo a maggio 2020 sono stati un potente acceleratore per il mondo della cultura rispetto alla proposta digitale. Nel nostro piccolo abbiamo lanciato ben 13 format tematici originali, ciascuno con decine di proposte scadenzate di rubriche dedicate alle nostre Collezioni, intrattenimento, laboratori in stile “art-attack” da fare a casa e – primi in Italia – la piattaforma “L’Eden in Salotto”, un servizio on demand per continuare a frequentare la programmazione del nostro cinema d’essai Nuovo Eden.
A questo si aggiunge una formazione, e auto-formazione, straordinaria che tutti gli operatori del Public engagement e delle Collezioni museali della nostra Istituzione hanno avuto, interpretando in prima persona, dando la voce ai podcast e interagendo fisicamente con i pubblici.
Tutto ciò ha portato al sostanziale raddoppio delle nostre performance sui social e soprattutto a una nuova maturità rispetto al loro ruolo, che non passa per l’esclusione dell’esperienza fisica nei luoghi e, a questo proposito, abbiamo in corso, con tenuta fino al 30 agosto, un nuovo experience show multimediale intitolato “IN-vece” in occasione del Cinquecentenario raffaellesco, con la possibilità del visitatore di esplorare nel camerino digitale che abbiamo allestito in Pinacoteca Tosio Martinengo un centinaio di straordinarie incisioni delle nostre collezioni che sono animate con la tecnica del 3D Animation. Tutto questo come anteprima della mostra delle stesse incisioni che si terrà nel Museo di Santa Giulia dal 2 ottobre 2020 e che al termine, nel 2021, sarà portata in alcune capitali nei Balcani insieme al Ministero degli affari Esteri, quale eccellenza dell’identità culturale italiana.
Come sono organizzate le “nuove” visite? Quali novità per entrambe le sedi? Come saranno rimodulati gli spazi e il percorso espositivo? Quale il valore aggiunto all’esperienza di visita che caratterizzerà la riapertura delle due sedi museali?
Le nuove visite ai Musei, come ormai ovunque, saranno all’insegna della programmazione e dell’accompagnamento. Si passa da una prospettiva in cui il visitatore con l’acquisto del biglietto si assicura l’accesso ad uno spazio, ad una nuova -e da una certo punto di vista anche più moderna prospettiva- in cui l’acquisto del titolo di ingresso garantirà la fruizione di un’esperienza simile a una rappresentazione teatrale, con una durata connessa all’ottimale percorso di visita, costruito insieme ai conservatori per garantire la visione di tutti i capolavori e la loro narrazione coerente, e accompagnata da un operatore museale.
Quest’ultimo, da un lato garantirà il presidio del distanziamento e il controllo che non si sviluppino assembramenti nei colli di bottiglia (che inevitabilmente si presentano nei musei), dall’altro lato potrà fornire informazioni e istruzioni a compendio della visita, visto il tempo condiviso con il visitatore, che a sua volta vivrà l’esperienza in un piccolo gruppo di massimo 15 persone. Un’esperienza dunque che definisco senza imbarazzi “esclusiva” e che fino a 3 mesi fa era appannaggio soltanto dei fortunati visitatori che vivevano una visita fuori orario. Naturalmente, questa situazione è destinata a durare fintanto che non sperimenteremo un ritorno alla normalità anche nel numero degli utenti.
Prossimi passi, programmi e progetti futuri, sia a breve sia a lungo termine?
Il ritorno della Vittoria Alata già indicato per novembre 2020, il completamento del palinsesto a lei dedicato che partirà il 18 settembre 2020 con la mostra monografica su Juan Navarro Baldeweg e che terminerà nel 2021 con un progetto contemporaneo di Francesco Vezzoli e la mostra di Alfred Seiland nell’ambito del Brescia Photo Festival in primavera e la mostra Vittoria. Il lungo viaggio di un mito a settembre, oltre all’evento dedicato a Raffaello di cui abbiamo parlato.
Più a lungo termine: lo sviluppo della campagna in direzione di Brescia Capitale della Cultura 2023 insieme al Comune di Brescia, il completamento del nostro sistema museale con il Corridoio di collegamento tra l’attuale parco archeologico e Santa Giulia, e la copertura della corte monumentale della Pinacoteca Tosio Martinengo.
Tutte le informazioni: www.bresciamusei.com