Un artista chiamato Banksy. Una mostra diversa dalle altre
Negli ultimi anni le mostre su Banksy, si sono moltiplicate in giro per il mondo. Tutte rigorosamente non autorizzate dall’artista britannico che puntualmente indica come “fake” in un’apposita sezione del suo sito.
Per fake non intende le opere delle varie mostre- nella maggioranza dei casi originali – quanto la mancanza della sua autorizzazione alle varie esposizioni. Il motivo è sintetizzato nella sua famosa frase “nessuno deve pagare per vedere la mia arte”.
C’è da constatare che, a parte l’annosa questione della musealizzazione della street art, alcune di queste mostre in giro per il mondo rappresentano un contenitore vuoto di opere raccattate dai vari collezionisti privati, senza un vero concept che le leghi tra loro, se non quello della risonanza del nome, in grado di intercettare anche il pubblico più giovane, solitamente restio a chiudersi in un museo durante i week end liberi dallo studio.
Quello di Banksy è un linguaggio semplice ma non elementare come a prima vista potrebbe apparire. Il suo immaginario è sempre fortemente contestualizzato ai temi del capitalismo, della guerra, del controllo sociale e della libertà. L’ironia tagliente dell’artista, in particolare, si nutre prevalentemente dei paradossi del nostro tempo.
È ovvio che l’immagine di un ratto ritratto su una serigrafia o su un muro scrostato di periferia, per chi non conosce il simbolo che rappresenta il simpatico roditore nella poetica banksiana, rappresenta solo la prima lettura del messaggio visivo dell’artista.
Per questo motivo la mostra “Un artista chiamato Banksy”, che inaugura oggi a Ferrara, nella preziosa cornice di Palazzo dei Diamanti, è una rassegna che si differenzia dalla maggior parte delle altre, dal taglio decisamente più “commerciale”.
Le mostre su Banksy fino ad ora organizzate dai curatori Stefano Antonelli e Gianluca Marziani (nella mostra di Ferrara cura il progetto anche Acoris Andipa) si sono sempre contraddistinte dalle altre per un un’esposizione accessibile al grande pubblico ma anche rigorosa dal punto di vista critico e scientifico, in grado di contestualizzare le oltre 100 opere e oggetti originali dell’artista britannico attraverso un ricco apparato testuale che ne ripercorre l’intera vicenda artistica.
Le opere in mostra
Venti anni di attività che iniziano con i dipinti della primissima fase della sua carriera, fino agli esiti dello scorso anno con le opere provenienti da Dismaland, come la scultura Mickey Snake con Topolino inghiottito da un pitone. Ci sono poi gli stencil e, ovviamente, le serigrafie che Banksy considera vitali per diffondere i suoi messaggi.
Per riuscire a trovare le opere è stato necessario un lavoro di oltre 5 anni di indagine in giro per il mondo perché chi compra Banksy non è il collezionista classico dell’arte contemporanea ma sono soprattutto esponenti .del cosiddetto “star system“.
Al centro del progetto espositivo le oltre trenta serigrafie originali selezionate dai curatori per la mostra ferrarese, dall’iconica “Girl with Balloon“ alla “Virgin Mary“, conosciuta anche come Toxic Mary.
Tra le opere più interessanti e rare da trovare in altre esposizioni dedicate all’artista, uno dei suoi primissimi lavori, “Lab Rat” Come spiega il comunicato diffuso dall’associazione Metamorfosi che si occupa dell’organizzazione della mostra, “si tratta di un lavoro realizzato in spray e acrilici su compensato nel 2000, è una delle tante opere “riscoperte” di Banksy: originariamente pannello laterale di un palco allestito presso il festival di Glastonbury, venne dipinto sul posto; il pannello è rimasto poi per anni in un magazzino e alla sua riscoperta nel 2014 è stato autenticato dall’artista.
In mostra anche il “CCTV Britannia” spray su acciaio forato del 2009, che trasforma la lancia della figura femminile che personifica la nazione inglese in un supporto per una telecamera a circuito chiuso, messaggio non troppo nascosto contro il controllo esercitato sugli spazi pubblici.
Completano la mostra diversi poster da collezione, le banconote Banksy of England, alcune t-shirt rarissime e i progetti di copertine di vinili.
Ovviamente, anche questa mostra è indipendente. “L’artista conosciuto come Banksy non è in alcun modo coinvolto in questa mostra. Il materiale per questa esposizione proviene interamente da collezioni private. Per quanto riguarda l’artista, il suo ufficio è stato informato“, si precisa nella nota stampa.
Durante un’intervista Stefano Antonelli ha affermato di aver scritto all’entourage dell’artista “protestando” sulla dicitura “fake” che lo street artist segna in rosso ad ogni rassegna che lo riguardi. Probabilmente lo ha fatto attraverso la Pest Control che in un certo senso si occupa di intermediare tra i media e l’artista.
La riposta? “‘Caro Stefano, credo che ci sia un fraintendimento. Non intendiamo in alcun modo che le opere siano false, intendiamo semplicemente che nel fare la mostra, non hai coinvolto l’artista“.
I commenti
«Rifiutando di essere rappresentato da una galleria, Banksy continua a infrangere le regole, e in questo modo smaschera il mercato stesso dell’arte» afferma Acoris Andipa «È un peccato che non importi cosa produca l’artista, quanto siano impegnate le opere o il lavoro pubblico che affronta i temi delle inadeguatezze sociali: ciò che interessa la maggioranza delle persone è il suo valore economico».
«Banksy mette in discussione concetti come l’unicità, l’originalità, l’autorialità e soprattutto la verità dell’opera» spiegano due dei curatori, Stefano Antonelli e Gianluca Marziani «tratteggiando una nuova visione sulla relazione tra opera e mercato, istituendo, di fatto, un nuovo statuto dell’opera arte, una nuova verità dell’arte stessa, ovvero l’opera originale non commerciabile».
“La mostra è una lettura musealizzata in un palazzo del Rinascimento in cui l’artista più trasgressivo della scena dell’arte contemporanea viene trattato esattamente come se fosse uno dei grandi maestri del Rinascimento o uno sei grandi maestri del Novecento” ha dichiarato Pietro Folena, presidente di MetaMorfosi. ” Produrre, aprire e visitare questa mostra dedicata all’approfondimento e alla conoscenza dell’opera dell’artista più controcorrente su scala globale, nei primi giorni della fase 2 è un atto di amore, di coraggio e di speranza nei confronti del valore dell’arte e della cultura, dopo mesi di dolore e di difficoltà”
Informazioni
Un artista chiamato Banksy
Ferrara, Palazzo dei Diamanti
30 maggio 2020 – 27 settembre 2020
Organizzatori
Fondazione Ferrara Arte e Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea in collaborazione con Associazione Culturale MetaMorfosi
A cura di
Stefano Antonelli, Gianluca Marziani e Acoris Andipa
Aperto tutti i giorni 11-21
Aperto anche 2 giugno e 15 agosto
Informazioni e prenotazioni
diamanti@comune.fe.it