Tra le numerose attività di questa Fase due che hanno potuto finalmente riaprire al pubblico ci sono anche i musei. Non tutti hanno potuto e/o voluto farlo dal primo giorno di via libera (lo scorso 18 maggio): le restrizioni e le nuove regole d’accesso impediscono un ritorno alla normalità. Ogni istituzione si è dovuta così adattare ai necessari parametri governativi per garantire una fruizione sicura dei propri spazi e delle proprie opere. Ma non è solo il distanziamento sociale la grande sfida dei nostri musei, molti altri aspetti dovranno essere ripensati, ricalibrati, cambiati. Ne abbiamo parlato con Luigi Fassi, direttore del MAN_Museo d’arte della Provincia di Nuoro
– Com’è stato finalmente riaprire il museo al pubblico? Prime impressioni e feedback dalla ripartenza.
Abbiamo riaperto il MAN venerdì 29 maggio, dopo alcune settimane di lavoro di messa in sicurezza del museo secondo i protocolli sanitari vigenti e dopo aver completato l’allestimento della mostra Il regno segreto. Sardegna-Piemonte: una visione postcoloniale, visitabile sino al 15 novembre 2020. Per questa nuova fase abbiamo fissato un tetto massimo di dieci visitatori alla volta e nei primi giorni ci siamo assestati su circa 30 visitatori al giorno, provenienti da tutta la regione. Questo ci ha piacevolmente sorpreso, dimostra che il pubblico ha ripreso confidenza con il museo e con la possibilità di raggiungerlo mettendosi anche in viaggio. Da questa settimana in poi la Sardegna si riaprirà al turismo e certamente aumenteranno i flussi. In ogni caso per noi è stato fondamentale estendere la mostra sino al 15 novembre, sapendo di poter dar cosi modo a tutto il pubblico territoriale di visitarla con calma e, se sarà possibile, intercettare le scuole in autunno.
– Come si può ripensare l’idea di accessibilità? Come cambierà il rapporto tra museo e fruitore? Come sono organizzate le “nuove” visite nel suo museo? Come saranno rimodulati gli spazi e il percorso espositivo?
L’adeguamento ai protocolli così come una riflessione sulla natura degli spazi del MAN ha reso necessario costruire dei percorsi interni e differenziare l’ingresso e l’uscita, cercando fluidità di movimenti senza intoppi e raggruppamenti. È fondamentale il sistema di prenotazioni, per dare agio al pubblico di organizzarsi e avere uno strumento in più per valutare in anticipo i numeri in ingresso. La differenza radicale in questa fase sta nel non poter organizzare eventi al museo e nel non avere laboratori didattici e attività estive. È una modalità operativa che non potremo cambiare prima dell’autunno.
– Meno numeri, più valore. Meno quantità, più qualità. Radicalizzazione sul territorio e rapporto con la comunità di cui fa parte. Come sarà il nuovo museo d’arte (sia in senso lato che in senso stretto della sua istituzione)?
Abbiamo aperto in giorni in cui vige ancora la chiusura della circolazione tra diverse regioni e questo ha davvero accentuato il senso di comunità, facendo emergere il senso di attaccamento al museo e il desiderio di tornarvi. È un’occasione di confronto con il ruolo civico del museo e il suo essere una finestra di opportunità e ricchezza per la comunità. Al MAN diversi tipi di pubblico si sono sempre incontrati e conosciuti tra loro, provenienti innanzitutto dalle più diverse parti della Regione, e questo ruolo di socialità e mediazione in un territorio assai vasto e in parte depopolato è una delle eredità più forti che il MAN porta avanti. Vederlo riemergere con forza in questi giorni è stato molto importante.
– L’utilizzo della comunicazione digitale e della condivisione di progetti online è stato cruciale, ma è parso altresì evidente che la fruizione fisica delle opere, degli ambienti, delle architetture non è in alcun modo sostituibile. Come possono essere integrati al meglio questi due livelli in modo che le specificità del digitale siano sfruttate come una ulteriore proposta museale?
Durante i mesi del lockdown si sono moltiplicate le iniziative digitali di musei e istituzioni, con un’offerta abbondante la cui natura è ancora tutta da interpretare. Si è trattato di un fenomeno effimero dettato dalla necessità del momento o di un vero rivolgimento nelle modalità di costruzione e offerta dei contenuti? Il MAN stesso ha proposto diversi formati, dai laboratori online per bambini, a cura delle nostre mediatrici, al progetto Diario della Quarantena, un contest per ragazzi e adulti che ha stimolato l’invio di creazioni artistiche dallo spazio domestico a quello dei social del MAN, premiando i più brillanti e capaci di cogliere lo spirito del momento. Con il progetto Connessioni Inventive abbiamo poi avviato assieme alla Fondazione ICA Milano una serie di lecture digitali con personalità italiane dal mondo della ricerca filosofica e culturale. È ora importante riflettere su quanti dei progetti digitali dei musei potranno segnare un cambiamento nelle prassi di lavoro istituzionale del prossimo futuro, lasciando così un impatto duraturo di sviluppo oltre l’emergenza. La sensazione netta è che sia ora più vitale che mai collaborare a livello istituzionale, privilegiando la condivisione rispetto alla competizione, per unire le forze e far crescere l’ambizione delle idee e delle attività in campo. E con gli strumenti digitali possiamo portare a tutti dei contenuti senza difficoltà logistiche. Ma certamente la presenza fisica al museo non è sostituibile da altro, ed è un valore sociale fortissimo tanto più in contesti urbani di dimensioni contenute dove appunto il museo è una piazza aggiunta, un luogo di incontro e di dialogo.
– Il governo sembra essersi un po’ dimenticato delle istituzioni e dei professionisti del mondo dell’arte nonché degli artisti. L’attenzione è sempre parsa più rivolta al mondo dello spettacolo. Lei ritiene che si sia fatto abbastanza per aiutare anche il complesso e variegato panorama museale e i relativi lavoratori? Dal suo punto di vista, di cosa ci sarebbe bisogno?
Il Mibact si è attivato e risorse e aiuti arriveranno. Certamente ogni museo è diverso e ha differenti strutture di finanziamento. Per chi come il MAN è un museo provinciale, sono gli enti del territorio a farsi carico del suo sostentamento e dunque sarà importante dialogare per capire come muoversi nel 2021 quando potrà arrivare l’onda lunga delle difficoltà di questi mesi. In generale, credo sia fondamentale rammentare come i musei e la loro filiera in Italia nel loro complesso diano lavoro a un numero importantissimo di operatori di tante diverse professionalità e siano dunque un settore che produce ricchezza e innovazione.
Il regno segreto. Sardegna-Piemonte: una visione postcoloniale
a cura di Luca Scarlini
Da venerdì 29 maggio a domenica 15 novembre 2020
MAN Museo d’Arte Provincia di Nuoro
via Sebastiano Satta 27, Nuoro
www.museoman.it | info@museoman.it
T. +39 0784 252110