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Sagome, profili e ombre. Riapre Tornabuoni a Parigi con il prezioso tandem Ceroli e Mambor

Serata di gala, 1981, legno di pino russo dipinto Serata di gala, 1981, legno di pino russo dipinto
Serata di gala, 1981, legno di pino russo dipinto
Serata di gala, 1981, legno di pino russo dipinto
Parigi. Riapre i battenti in Rue Charlot Galleria Tornabuoni. Domani, 4 giugno, la sede parigina della storica galleria fiorentina, torna ad accogliere i visitatori al Marais con un dialogo ricamato ad hoc tra due esponenti di spicco del gruppo di Piazza del Popolo: Mario Ceroli e Renato Mambor. Fino al 25 luglio.

Per l’occasione, gli spazi della galleria fanno da calzante cornice a una feconda e osmotica dialettica espositiva tra i due artisti, grazie a una serie di opere rappresentative del lavoro scultoreo di entrambi. Risultato: un dialogo inedito fra i lavori, nel quale emergono affinità e distanze attivato grazie all’uso di sagome, figure stilizzate o appena accennate, profili e ombre.

Mario Ceroli e Renato Mambor, New-York, 1966
Mario Ceroli e Renato Mambor, New-York, 1966

MARIO CEROLI

Mario Ceroli si è formato all’Accademia di Belle Arti di Roma e ha iniziato la sua carriera facendo sculture in ceramica, ma il suo interesse è rapidamente migrato verso la Pop Art. Durante un viaggio ad Assisi nel 1957 scoprì l’arte di Giotto, che ispirò la creazione delle sue prime figure in legno e proprio grazie all’uso di questo materiale, lavorato ma trattato il meno possibile, il suo fare, per certi versi, ha anticipato alcune modalità tipiche di quella che sarà l’Arte Povera. È stato rapidamente riconosciuto come destinatario del premio della Scultura Giovane dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma nel 1958 … Leggi di più

CEROLI E LA POP ART ITALIANA

Uno degli aspetti che caratterizza la Pop Art italiana riguarda il suo legame con la storia dell’arte e le icone millenarie del paese, restituite attraverso l’immediatezza dei codici della cultura pop. Nel caso di Ceroli, l’uso di materiali umili come il legno, la plastica o il vetro, impiegati negli anni anche dagli artisti poveristi, aggiunge un altro livello di innovazione e unicità al suo lavoro. Mentre gli artisti pop americani hanno reinterpretato beni di consumo e simboli contemporanei – pubblicità di alimenti, banconote, celebrità – Ceroli rappresenta ciò che costituisce i riferimenti popolari italiani: sagome rappresentanti sculture antiche, fugaci prospettive, in particolare ispirate alla rappresentazione dello spazio in Giotto o Piero della Francesca (per esempio Serata di Gala, 1981).

Nel corso della sua carriera, Ceroli si è confrontato con i più grandi artisti e simboli dell’antichità e del Rinascimento: la sua Scuola di Atene del 1981 è un evidente tributo ai famosi affreschi di Raffaello che compaiono in quattro sale successive presso i Musei Vaticani a Roma, il suo Goldfinger alla Primavera di Botticelli o il suo Uomo Vitruviano a Leonardo da Vinci.

Scuola di Atene, 1981, tecnica mista su legno
Scuola di Atene, 1981, tecnica mista su legno

FOCUS OPERA: SERATA DI GALA

Nel gennaio 1982, in tre mostre personali concomitanti, alla Galleria la Tartaruga a Roma, alla Galleria de’ Foscherari a Bologna e presso lo Studio Marconi a Milano, Ceroli presentò un ciclo di dipinti su assi di legno, realizzati l’anno precedente, e aventi come soggetto i due mitici personaggi scultorei provenienti dalla Grecia ellenica noti come Bronzi di Riace.

Ogni quadro evoca un evento nella vita di questi due personaggi. Come se si trattasse di pannelli raffiguranti una narrazione, a metà strada tra la vecchia predella con le storie dei santi e il fumetto, questo ciclo di opere è la base per i successivi grandi dipinti tormentati, pieni di figure e citazioni, presentati in installazioni con un’architettura molto più complessa, esposti l’estate successiva in occasione della Biennale di Venezia del 1983.

Rispetto ai rimandi a immagini auliche del passato ai quali Ceroli ci aveva abituato, dalla metà degli anni sessanta, non c’è dubbio che i riferimenti siano molto più espliciti, con un’intenzione e una modalità quasi al limite del citazionismo. Bisogna interpretare questo ciclo nel suo insieme, non tanto quanto una concessione fatta ai tentativi di anacronismo citazionista, attuale al momento, ma piuttosto nella prospettiva di una corrispondenza più intima con la natura alla base dell’immaginario di Ceroli, riconoscendo nei Bronzi di Riace personaggi indubbiamente emblematici, oggetti di una mitopoesia popolare primordiale.

CEROLI SCENOGRAFO

A partire dagli anni settanta, diversi scultori cominciano a contribuire sempre di più alla modernizzazione delle scenografie teatrali. In tale ambito, Mario Ceroli offre uno dei contributi più importanti al rinnovamento dell’ambientazione della scena lirica italiana, con l’intenzione di reinterpretare i successi tradizionali e favorendo una visione intima capace di evidenziare il pathos dei personaggi rispetto alla maestosità della scena.

Info utili

CEROLI E MAMBOR – PROFILI E OMBRE NELLA ROMA POP

Data di apertura: 4 giugno – 25 luglio
9 rue Charlot, 75003 Parigi
da martedì a domenica, dalle 11h00 alle 19h00

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