Dall’arte dell’antico Egitto, dove il pelo pubico femminile veniva indicato con triangoli colorati al periodo classico e il Medioevo, in cui semplicemente si evitava di rappresentare questa parte del corpo: nonostante i nostri corpi siano villosi per natura, per anni questa caratteristica è stata censurata. La breve storia dei peli nell’arte nell’episodio di Ginnastica culturale su Arte in italiano.
Nel XVI secolo, Michelangelo scolpì il pelo pubico nella statua del David, ma si trattava di un soggetto di sesso maschile. Per trovare una rappresentazione del pelo pubico femminile, infatti, bisogna spostarsi nel Nord Europa in pieno Rinascimento. Nell’epoca in cui il pelo sotto l’ascella, o quello che fuoriesce dal bikini, è diventato un gesto politico ormai di moda, è naturale chiedersi perché i peli abbiano sempre suscitato tanto scalpore da essere nascosti o censurati. A segnare un’importante svolta nella storia dei peli nell’arte c’è sicuramente L’origine du monde, dipinto da Gustave Courbet nel 1866. L’opera non si limita a coronare un pube femminile con folti riccioli neri, ma mostra con immediatezza quasi fotografica il primo piano di una vulva. Eppure, bisognerà aspettare 130 anni perché questo dipinto si sveli finalmente al pubblico. Un ulteriore cambio di rotta è merito di Frida Kahlo, che fa del suo evidente irsutismo un tratto caratteristico. Per anni, la pittrice messicana si lascia fotografare con i peli in evidenza o rappresenta se stessa con peluria sul viso, baffi e sopracciglia folte e unite.